di Paolo Littarru
“Tutte le verità passano attraverso tre stadi:
primo: vengono ridicolizzate,
secondo: vengono violentemente contestate,
terzo: vengono accettate dandole come evidenti”
"Dilettanti! Così vengono chiamati con disprezzo coloro che si occupano di una scienza o di un'arte "per il loro diletto", cioè per la sola gioia che ne ricevono. Un tale disprezzo deriva dalla meschina convinzione che nessuno possa prendere qualcosa sul serio se non sotto lo sprone della necessità, del bisogno o della avidità. La verità è al contrario che per il dilettante la ricerca diventa uno scopo, mentre per il professionista rappresenta solo un mezzo, ma solo chi si occupa di qualcosa con amore e dedizione può condurla a termine in piena serietà. Da tali individui, e non da servi mercenari, sono sempre nate le grandi cose."
Arthur Schopenauer
Un paradigma è “una costellazione complessiva di convinzioni, valori, procedimenti condivisi dagli appartenenti a una determinata comunità”
(Thomas S. Kuhn The Structure of Scientific Revolutions, Chicago University Press, Chicago)
I nuovi paradigmi non nascono dai risultati raggiunti dalla teoria precedente ma, piuttosto, dall'abbandono degli schemi precostituiti del paradigma dominante, secondo le fasi sintetizzate nel seguente schema: scienza normale; nascita delle anomalie; crisi del paradigma; rivoluzione scientifica.
Cosa sono i nuraghi?
edifici abitativi (G. Spano 1867), rifugi (G. Centurione 1888),
tombe (A. La Marmora),
templi (V. Angius ),
templi (M. Pittau, 1977)
Paradigma di Taramelli Lilliu
A partire dagli studi di Taramelli, ripresi da Lilliu, il nuraghe fu “anche e soprattutto uno strumento potente e temibile di guerra, in cui i sardi esprimono le più sottili arti della loro intelligenza e del loro animo bellicoso. Le sezioni preistoriche dei musei sardi sono veri e propri arsenali di armi di ogni specie. Ogni genere di contesa per i protosardi fu guerra ” (Lilliu, 1988).
Di più, in particolare per i nuraghi
“architettonicamente più elaborati e di aspetto complesso per aggregazione di torri, la funzione di vita e di difesa si nega soltanto da fantasiosi outsiders” (Lilliu, 1988)”.
Affermava infatti Taramelli nel 1926 senza mezzi termini:
”Le recenti indagini non fanno altro che confermare la idea espressa anni addietro dal canonico Giovanni Spano, appoggiata dalle ricerche del compianto Nissardi e accettata dal Pais e dal Mackenzie e da molti studiosi, che cioè i nuraghi, considerati in se stessi e nella loro postura, parlano chiaramente dello scopo di difesa, di conquista e di possesso della terra sarda, sia nel suo complesso che nel particolare frastaglio di valli, di altopiani, di pianure di cui è costituito il vasto territorio".
Secondo G. Lilliu i nuraghi polilobati come il Losa costituirebbero “opere di arte militare molto evoluta, grandiosi e complessi edifici fortificati – veri e propri castelli nelle guerre tribali tra cantone e cantone”.
Tali valutazioni sono a tutt’oggi attuali nell’accademia sarda e, secondo V. Santoni (2001) chiuderebbero “le sterili disquisizioni ottocentesche e del primo ventennio del Novecento sulla natura e funzione dei monumenti nuragici” ed aprirebbero “ la strada alla ricerca scientifica dei depositi stratigrafici”.
A me pare che Santoni non si sia reso conto che la teoria del nuraghe fortezza teorizzata dal Lilliu fu confutata da Massimo Pittau e che il dibattito sulla funzione dei nuraghi debba essere riaperto.
Ho espresso più volte la mia ipotesi che classifica i nuraghe cinti da mura esterne come "palazzi" che racchiudono le funzioni di luoghi nei quali il potere temporale e quello spirituale si incontrano. Secondo la mia teoria erano edifici nei quali, nella parte pubblica, si svolgevano riti civili e religiosi e la comunità di villaggio si incontrava in particolari circostanze.
RispondiEliminaPer quanto in altri argomenti non condivido pienamente le ipotesi di Ugas, devo concordare al 100% con ciò che ha scritto recentemente a proposito della funzione dei nuraghe:
(riporto integralmente)
I ritrovamenti degli scavi nuragici che documentano armi (spade, proiettili da fionda, cuspidi di frecce, lance) ma anche manufatti per la conservazione e l’uso degli alimenti, e per lo stoccaggio delle riserve per i periodi di crisi o di guerra. Non vanno trascurati gli aspetti formali e le tecniche dell’architettura difensiva dei nuraghi (ubicazione strategica, torri con feritoie, terrazzi su mensole, rifasci, proiettili, riserve d’acqua, silos); le analogie delle particolarità costruttive dei nuraghi (corridoi, porte) con le fortificazioni egee e anatoliche; le fonti letterarie che fanno riferimento sia agli Iolei (Iliesi) governati da re, vale a dire i capi tribali, sia al già citato assalto dei Sardi a Creta, sia alla flotta di Phorkys re della Sardegna che combatte contro Atlante. Di sicuro non si addice alla civiltà nuragica un popolo dedito alla contemplazione spirituale nei templi e che non conosce le armi.
Tutti questi elementi indiscutibili, non teorici ma reali, concorrono ad affermare senza incertezze che i nuraghi erano residenze fortificate di capi e che quelli più articolati, dotati di cinta esterna, erano dei veri e propri palazzi con una guarnigione di soldati, non diversamente dai principi egei e del Vicino Oriente. Per certo i nuraghi non erano templi perché se così fosse negli strati archeologici del Bronzo medio e recente di questi edifici (XVI-metà XII) avremmo dovuto trovare le raffigurazioni delle divinità, anche aniconiche, e gli altari e le offerte rituali, ma non è così. Nei nuraghi, come a Su Mulinu di Villanovafranca, Nurdole di Orani etc., questi elementi di sacralità si trovano soltanto a partire dal IX , dopo la caduta dei capi tribali, il loro abbattimento almeno parziale e la costruzione delle case sopra o a ridosso delle muraglie, non prima. Sono dati di fatto, non ipotesi, e anche se qualche studioso tende a rialzare la cronologia di tali materiali del I Ferro sino al XII-XI (creando inconciliabili anacronismi con i coevi contesti dell’Etruria!), non cambierebbe la sostanza delle cose riguardo alla funzione di residenza “palaziale” svolta in precedenza, per svariati secoli, dai nuraghi.
Per chi sostiene che i Sardi (con i Tursha-Tirreni) provengono dalla Lidia o dalla Grecia, dove sono i nuraghi in queste regioni, dove altre tracce dei Lidi? Al contrario, le ceramiche sarde di Kommòs, che certo non erano oggetti di scambio, ma d’uso comune, indicano che i Sardi frequentavano gli approdi di Creta nel sec. XIII a.C., mentre il fatto che i lingotti in rame a pelle di bue con i marchi egei si trovano numerosissimi in Sardegna e scarsamente in Sicilia, nell’Italia Peninsulare e nelle altre regioni occidentali, vuol dire che erano i Sardi e non gli Achei e Cretesi che controllavano il mercato del rame in Occidente e che comunque essi e non altri tra i popoli occidentali erano in grado di accumulare, come le più grandi potenze mediterranee del tempo, quantità di rame sufficienti per armare un poderoso esercito. E’ evidente che i Sardi erano ben addestrati alle lunghe rotte in alto mare, dunque erano ottimi marinai e per difendere il rame e gli altri beni trasportati sulle loro navi, dovevano essere attrezzati anche militarmente.
@ Montalbano
RispondiEliminaPuò elencarmi le spade rinvenute nei nuraghi
e questi famosi "proiettili da fionda"?
Non è possibile concordare con lei sull'interpretazione in chiave bellica dello "stoccaggio delle riserve": tutti popoli del mondo (nuovi e vecchi) quando possono mettono da parte qualcosa in previsione di periodi di magra che non per forza devono essere di guerra, anzi il più delle volte la scorta serve giusto per passare un inverno e giungere ancora in piedi al prossimo raccolto.
Non convince neppure la teoria che i nuraghi siano collocati in posizioni strategiche, spesso si trovano nuraghi ubicati in vallate difficilmente difendibili tralasciando i posti alti. Lei parla ancora di "feritoie" quando sa perfettamente che alcune di queste "feritoie" è inutilizzabile in tal senso (vedi quelle del Santu Antine di Torralba, lunghe più di quattro metri e alte meno di un metro: ci vorrebbe una carabina di precisione per utilizzare in tal senso quel pertugio).
Scrive che "Di sicuro non si addice alla civiltà nuragica un popolo dedito alla contemplazione spirituale nei templi e che non conosce le armi". Ha qualche argomento in più da quanto già esposto che possa rendere sicuro anche me nell'escludere l'utilizzo cultuale del nuraghe?
senza alcun spirito polemico, ma a me pare esagerato da parte sua sostenere che "Tutti questi elementi indiscutibili, non teorici ma reali, concorrono ad affermare senza incertezze che i nuraghi erano residenze fortificate di capi".
Mi spieghi infine l'ossimoro secondo cui " avremmo dovuto trovare le raffigurazioni delle divinità, anche aniconiche" pretende davvero di trovare raffigurazioni di divinità in una cultura aniconica?
Lino
caro Pierluigi,
RispondiEliminaper capire la funzione dei nuraghi non credo che sia pertinente andare a postulare che i nuragici fossero gli shardana che hanno messo a ferro e a fuoco il Mediterraneo Orientale.
Per capire la funzione dei nuraghi credo che sia necessario capire come son fatti, con lo studio degli spazi piuttosto che delle forme.
Penso che prima di tutto bisogni partire dal dato apparentemente più banale, ma punto di partenza fondamentale.
RispondiEliminaIl Nuraghe è, esiste, c'è, è la modalità con cui l'abitante della sardegna d'allora antropicizzava il territorio... grazie alla presenza del nuraghe un individua sentiva "Umano", casa, quell'ambiente, un pò come le nostre croci o madonnine nei valichi di montagna più improbabili, che rincuorano perchè hanno proprio la funzione di far presente al viaggiatore che lì l'uomo è passato...c'è già stato...c'è..
questa è la prima funzione del nuraghe, da un punto di vista psicologico è anche la più importante.
Detto questo, ha senso ritenere che ci sia stata la necessità di costruire 7000, e facciamo 10000 pure, giacche chi sà quanti nuraghi saranno finiti nei muretti a secco grazie alle leggi dei savoia... "castelli" nel territorio sardo???
o ha più senso ritenere che il nuraghe avesse qualche altra funzione....come le cattedrali medioevali in cui si faceva di tutto al suo interno, dalle funzioni religiose, alle riunioni delle varie "arti e mestieri"...perfino l'amore....
In oltre non mi risulta che dagli scavi siano mai emersi segni di "guerra" dai siti nuragici,
sicuramente ad un certo punto costruire un nuraghe divenne opera di status e maestria...tant'è che c'è un pò di ossessione e compulsione in questo estenuante accanimento costruttivo....(7000...10000...sono tantini...)
però un nuraghe sinceramente, guardandolo bene, per tutto può esere stato concepito... ma non per resistere ad un assedio...benchè in emergenza potesse essere un ultimo disperato rifugio...
Forse qualcuno era "anche" fortezza.....ma anche..
Penso che il nuraghe vada considerato come l'elemento portante....il pilastro.. su cui ruotava la vita dell'abitante della sardegna d'allora, l'elemento con cui manifestava se stesso nel territorio... non una semplice fortezza, perchè non ne ha le caratteristiche
ad esempio perchè ogni nuraghe ha tre nichie al suo interno???, che finalità militari potevano avere???
Fabrizio
Ho espresso, nel mio commento, alcune particolarità:
RispondiElimina1) la funzione cultuale non è esclusa, ma accompagnata da altre.
2) la funzione militare non è esclusa, ma accompagnata da altre (esattamente come il punto 1, ma lo ribadisco perché a volte mi pare che venga letto un post senza riflettere attentamente su ciò che c'è scritto)
3) Ho scritto che i palazzi nei quali si incontravano potere spirituale e potere temporale, oltre le varie funzioni civili della comunità, erano i nuraghe con cinta muraria...quindi non tutti i 7000 presenti in Sardegna. Saranno stati al massimo una cinquantina.
4) le feritoie visibili nei nuraghe furono realizzate per varie funzioni ma non certo per scagliare frecce o altro. I proiettili da fionda sono stati ritrovati in gran numero in molti nuraghe, ad esempio nel Losa...che alcuni ritengono sia un tempio ma non considerano che nelle stratigrafie almeno fino al X a.C. non sono mai stati scavati all'interno oggetti di culto.
@ Peppino
Certo che è pertinente postularlo...e accompagnarlo con altre motivazioni. Sarebbe sciocco non farlo. Dobbiamo inserire dati...non eliminarli.
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RispondiEliminaCaro Pierluigi,
RispondiEliminanon credo che la questione relativa alla navigazione possa aiutarci a decifrare la funzione dei nuraghi!
Ammesso e non concesso che i nuragici frequentassero le sponde del Mediterraneo Orientale, non credo che la cosa ti sarebbe utile per capire la funzione del nurgahe Santu Antine di Torralba!
Per capire la funzione dei nuraghi bisogna studiare le caratteristiche architettoniche (tra cui rientrano anche le analisi archeoastronomiche) e ipotizzare la funzionalità della struttura tenendo conto della cultura materiale del tempo in cui furono costruiti!
Ecco una bella domanda: Quando si è iniziato a costruire i nuraghi?
RispondiEliminaDiana O.
@ Diana,
RispondiEliminasi pensa agli inizi del II millennio a.C.
@Arch. Nur.
RispondiEliminaInteressante. Quali indizi a favore di questa datazione?
Diana O.
La sequenza stratigrafica della cultura materiale nuragica, confrontata con quella del resto dell'Area Mediterranea e delle analisi al C14 indica questa datazione.
RispondiElimina@ Arch. Nur.
RispondiEliminaSostanzialmente d'accordo.
Mi interesserebbe qualche dettaglio bibliografico di massima sulle sequenze stratigrafiche sarde e quelle mediterranee a conforto della sua apprezzatissima concisione.
Grazie
Diana O.
@ Diana,
RispondiEliminasi legga ARCHEOLOGIA DEL PAESAGGIO NURAGICO DI Mauro Peppino Zedda
Capito, molte grazie.
RispondiEliminaVedrò lì la bibliografia.
Diana O.