di Mauro Peppino Zedda
Alcuni giorni fa un archeologo mi ha chiesto perché nel libro Astronomia nella Sardegna Preistorica non abbia citato lo studio sull’orientamento delle domus de janas eseguito dai due astrofili Turritani, Gian Nicola Cabizza e Michele Forteleoni.
Credo che la risposta che ho dato all’archeologo possa interessare tutti coloro che sono interessati all’archeoastronomia.
La ragione di fondo consiste nel fatto che in Astronomia nella Sardegna Preistorica ho scelto di non citare le pubblicazioni che non rispondano a criteri di scientificità tra le quali rientra anche il lavoro di Cabizza e Forteleoni (“La misura del tempo”, risultati preliminari, in Cronache di Archeologia, vol 8, 2011).
Cabizza e Forteleoni hanno analizzato l’orientamento di 156 domus de janas distribuite in 19 necropoli della Sardegna Nord-occidentale, buona parte delle quali rientra tra le 300 (circa) che avevo esaminato e pubblicato assieme a Juan Antonio Belmonte (“From Domus de Janas to Hawanat: on the orientations of rock carved tombs in the Western Mediterranean” in proceedings of the SEAC 2005 Lights and Shadows in Cultural Astronomy, Isili).
Tra il 2005 e il 2012, ho continuato misurare l’orientamento delle domus de janas, e in Astronomia nella Sardegna Preistorica vi è l’analisi archeoastronomica dell’orientamento di 649 domus de janas.
Delle 156 domus de janas esaminate da Cabizza e Forteleoni, una quarantina non rientrano tra le 649 sulle quali ho basato le mie analisi.
Se Cabizza e Forteleoni avessero misurato l’orientamento delle domus de janas attenendosi ai criteri che seguono gli archeoastronomi di tutto il mondo, avrei potuto confrontare le mie misurazioni con le loro e sommare al campione di 649 quella quarantina di domus da loro misurate ed inedite.
Purtroppo la procedura di misurazione seguita da Cabizza e Forteleoni è superficiale almeno quanto l’apparato bibliografico che presentano a corredo del loro articolo.
Dell’orientamento delle 156 domus, presentano infatti solo l’azimut, che non sarebbe il vero azimut geografico, ma un azimut corretto con l’altezza dell’orizzonte visibile (cfr pag. 31 dell’articolo citato).
Vi è da chiedersi perchè i due astrofili Turritani non abbiano seguito le procedure comunemente seguite dagli studiosi di archeoastronomia di tutto il mondo?
Perché Cabizza e Forteleoni, non presentano i dati relativi all’azimut geografico, all’altezza dell’orizzonte e alla declinazione di ogni singolo orientamento?
Forteleoni e Cabizza si sono “dimenticati” di presentare i dati fondamentali dell’orientamento ovvero l’azimut geografico e l’altezza dell’orizzonte. Sarebbe come se un archeoastronomo serio non citasse i dati relativi all'azimut geografico e all'altezza d’orizzonte e impostasse la sua disquisizione citando solo i dati in termini di declinazione.
Per meglio intenderci Cabizza e Forteleoni hanno operato come un architetto che dopo aver misurato un nuraghe indicasse solo il volume, dimenticandosi di indicare la larghezza e l’altezza del monumento. Anzi Cabizza e Forteleoni hanno fatto di peggio perchè invece della declinazione hanno adottato un “azimut corretto”, come se un architetto ci indicasse il volume con un sistema diverso da quello internazionale.
Il loro azimut corretto potrebbe rappresentare una sorta di maldestro surrogato della declinazione, ma la mancata presentazione dell’azimut geografico e dell’altezza dell’orizzonte che caratterizzano ogni singolo orientamento fa in modo che i dati della loro analisi non siano cumulabili e confrontabili con quelli derivanti da procedure ortodosse.
Il loro studio oltre ad essere bizzarro dal punto di vista procedurale, non aggiunge niente all’interpretazione dell’orientamento delle domus de janas proposta da me e da Juan Antonio Belmonte nel 2005 e riproposta nel libro Astronomia nella Sardegna Preistorica.
Certamente mi sarebbe piaciuto confrontare i risultati delle mie misurazioni con le loro, ma il loro modo di procedere, una sorta di archeoastronomia alla Turritana, contrasta con le procedure comunumente seguite in tutto il mondo. Nel loro opuscolo hanno citato Clive Ruggles come esempio da seguire nelle ricerche archeoastronomiche e su questo sono pienamente d’accordo, ma probabilmente è solo una dichiarazione d'intenti dato che il loro modo di procedere non tiene minimamente conto di quanto suggerito dal Presidente dell’ISAAC (International Society for Archaeoastronomy and Astronomy in the Culture).
Dopo queste spiegazioni, l’archeologo curioso sulla mancata citazione dello studio sulle domus de janas eseguito dei due astrofili Turritani, mi disse che avrei dovuto citarli e criticarli nel libro. Avrà forse ragione l’archeologo, ma stà di fatto che ho preferito non citare criticamente uno studio archeoastronomico alla “cabizza-forteleoni” che dal punto di vista interpretativo niente aggiunge a quanto già noto e dal punto di vista metodologico è inadeguato.
Ovviamente spero che Cabizza e Forteleoni presentino i loro futuri eventuali studi in accordo con i dettami e le procedure dell’archeoastronomia internazionale, invece che nella loro indigeribile salsa turritana.
per errore sono andati persi i commenti, scusate
RispondiEliminacosa significa che l'azimut viene corretto in base all'altezza dell'orizzonte???
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