Recensione di Franco Laner a: Il pozzo sacro di Santa Cristina a Paulilatino nella Sardegna pre-nuragica e nuragica di Alessandro Madau.
L'ho
acquistato attraverso Amazon (26 euro e 2,60 spedizione). Il
libro è “Printed by Amazon Italia Logistica”, senza
l'indicazione dell'anno di edizione.
Sto lavorando su tema dei pozzi e fonti della Sardegna nuragica.
Ovviamente ho la presunzione di dire qualcosa di aggiuntivo a quanto già scritto, altrimenti perché scrivere? Prima però di presumere di aggiungere mezza pagina a quanto già scritto, penso sia indispensabile raccogliere, leggere e capire quanto chi mi ha preceduto ha ipotizzato.
Nella mia ricerca mi sono imbattuto nel libro in oggetto e l’ho ordinato, considerato l’argomento.
Subito la sorpresa: libricino di 94 pagine, formato A5 (massimo risparmio carta), banalmente impaginato, senza alcun tentativo di composizione grafica, anzi spesso difficile da leggere perché non è stato lasciato nemmeno lo spazio minimo fra scritto e rilegatura, cosicché l’allineamento della pagina sinistra si sovrappone a quello della destra.
Per deviazione professionale – quante tesi di laurea ho seguito! – vado subito alla bibliografia, specchio immediato, come raccomandava Umberto Eco, di valutazione di un lavoro di ricerca. Manca la casa editrice di tutti i libri consultati. Forse è considerato un optional, visto che anche il libro in questione non ha editore.
Amen, non mi scoraggio e scorro l’indice. I primi tre capitoli, 58 pagine su 94 (60%) sono dedicati al riassunto – banale, acritico e stereotipato – dei millenni ricchi di storia della Sardegna, dal Neolitico fino al periodo nuragico. Ma il libro non ha per oggetto il pozzo di S. Cristina, come annunciato in quarta di copertina dove si dice che il pozzo sarà analizzato nel dettaglio?
Mi pare che si stia menando il can per l’aia! E non si arriva al dunque!
Resisto e finalmente il capitolo IV è dedicato all’architettura religiosa, dove l’autore inserisce pozzi e fonti con descrizioni scontate da piccola guida turistica, malamente riassunte dai siti internet.
Apprendo comunque che Su Tempiesu, gioiello di fonte, pur superficialmente restaurata (v. mio articolo su TEMA, rivista di restauro edita da Franco Angeli, n. 3, 1995: Conci adespoti e verità negate. Alcune riflessioni sull’intervento ricostruttivo di una fonte nuragica) non si chiama così perché in sardo tempiesu è un piccolo tempio, un tempietto, bensì perché nel bosco circostante agli inizi del secolo (quale?), lavorasse un signore di Tempio (Su Tempiesu appunto) incaricato al taglio degli alberi per ricavarne carbone (pag. 63)!
E S. Cristina, che da il titolo al libro? Finalmente si arriva al V e ultimo capitolo. Poche righe per il pozzo, molte di più al contesto, a cominciare dalla cosiddetta capanna delle riunioni, alla chiesa e le cumbessias. Mancava appunto la storia del pozzo nel periodo cristiano per completarne la storia iniziata nel Neolitico!
Anche il cane, a ‘sto punto, è stufo di essere menato per l’aia.
Tralascio gli accenni alla tecnologia costruttiva, della serie muratura a secco con malta di fango per meglio fermare le zeppe. La malta, per essere tale, ha bisogno di legante (calce, cemento, pozzolana: il fango è fango, non malta). Se poi la zeppa ha bisogno di malta non è una zeppa, bensì un vuoto, una sottrazione: niente! La muratura a secco comunque non fa ricorso al “bagnato”, semplicemente perché è “a secco”!
Alcune foto sono illeggibili, come quella di fig, 25, 31, 38, 42 e 44. Altre di scarsa definizione.
Ma ciò che mi far girare le armonie è la condivisione della funzione di nuraghe per uso militare. Scrive:
Recentemente sembra sempre più diffusa quest’ultima teoria, soprattutto osservando la posizione dei nuraghi. Essi si trovano, di solito in posizione dominante, guardano dall’alto e da vicino un passo, un guado, una fonte, un approdo e quando circondano i bordi degli altopiani, si infittiscono dove minore è la difesa naturale. Sono inoltre posti in vista uno dall’altro o di svariati altri. I nuraghi, insomma, dimostrano con la loro dislocazione, lo scopo di difesa, di conquista e di possesso della terra sarda, sia nel suo complesso che nel suo particolare frastaglio di valli, di altopiani e di pianure. In una nota l’autore attribuisce all’archeologo Ercole Contu – pappagallo di Lilliu – la frase che lui fa sua. Pensavo, sbagliandomi, che la teoria del nuraghe fortezza, madre di ogni sciocchezza, fosse morta e sepolta!
Confondere il sacro col profano mi annichilisce, molto più di sentirmi buggerato e derubato per il prezzo del libro che, a conti fatti, viene 28,60 euro : 94 pagine = 30 centesimi a pagina, a confronto di prezzi di simili pubblicazioni che vanno da meno di 5 centesimi a 20 centesimi massimo per pagina.
A fronte di questa mia piccante e sgradevole recensione mi sento replicare da Amazon, più che dall’autore: nessuno ti ha imposto di comperare il libro, l’hai chiesto e te l’abbiamo dato. Replico che nemmeno io ho chiesto o imposto di leggere questa recensione. Pertanto siamo pari!
Pareggio? Se ricorressimo ai supplementari sicuramente soccomberei, perché nel libro sono introdotti nuovi aggettivi. Ad esempio ipogeico al posto di ipogeo, ctonico al posto di ctonio, con la chicca dei betili con protuberanze mammelliformi, definiti menhir mammellati (i betili di Tamuli)
Difronte all’innovazione lessicale alzo le braccia in segno di resa.
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