mercoledì 31 ottobre 2012
Perché i nuragici non possono essere gli SRDN citati nelle cronache egizie
Di Mauro Peppino Zedda
Sul finire del XIV sec. a.C. nel nuraghe Arrubiu di Orroli un alabastron peloponnesiaco del TE IIIA:2 veniva rotto nello strato di fondazione del nuraghe (Lo Schiavo e Sanges 1994). Il reperto rappresenta, allo stato attuale degli studi, il più antico manufatto di provenienza egea rinvenuto in un contesto nuragico (Cultraro 2006).
Una testina d’avorio raffigurante un guerriero miceneo datata tra il TE IIIA:2 e il IIIB realizzata in Grecia è stata ritrovata a Decimoputzu (Cultraro 2006).
In quel di Antigori (Sarroch) un’articolata stratigrafia documenta materiali micenei compresi tra il TE IIIB e il IIIC:1 corrispondenti al periodo tra il 1250 e il 1140 a.C.
In Sardegna relativamente a quanto edito sino al 2005 si sono ritrovati materiali micenei in una ventina di siti (Lo Schiavo 2003; Cultraro 2006).
A Kommos (Creta) in un contesto del TM IIIB, sono state rinvenute ceramiche di impasto prodotte in Sardegna nel BR (Cultraro 2006).
A Cannatello (Sicilia) è attestata la presenza ceramiche prodotte in Sardegna nel BR e BF (Albanese Procelli 2006).
Nel poliandro Su Fraigu di San Sperate è stato ritrovato un sigillo vicino-orientale del XIII sec. a.C. (Lo Schiavo 2003).
Il punto di irradiazione della ceramica grigio ardesia (che si inquadra cronologicamente nel BR nuragico; Campus e Leonelli 2000; Lugliè 2005) è stato individuato nella costa anatolica e nel Dodecaneso (Cultraro 2006; Benzi 1992).
Le analisi chimiche eseguite sui lingotti di rame ox-side ritrovati in Sardegna e nel resto del Mediterraneo attestano che provengono dalla miniera di Apliki a Cipro (Gale 2003).
Nel BF le spade, le fibule, le asce, denunciano influenze sia iberiche che levantine (Lo Schiavo 2003; Lo Schiavo 2004).
Se non conoscessimo l’esistenza degli shardana attraverso le fonti egizie, avremmo preso atto delle influenze culturali egeo-anatoliche e ben difficilmente avremmo posto quelle influenze in connessione con la denominazione del nome dell’Isola.
Ma la questione non è eludibile. É doveroso cercare di capire se i nuragici fossero o non fossero gli shardana citati nei testi egizi.
Lilliu ha sostenuto che lo fossero, la gran parte dei suoi discepoli sono amorfi alla questione (come su tante altre), salvo Ugas che sostiene con forza l’idea che i nuragici siano gli shardana. Lo inviterei a riflettere su uno scritto di Lucia Vagnetti: «Moreover, in regard to the identification of the Sherden with warriors of Sardinian origin, a further difficulty arises from the almost complete lack of evidence for armor and weapons in Sardinia in the local Middle and Late Bronze Ages. Although this is admittedly an argumentum ex silentio, it is surprising that, if the Sardinian of the 14th century were renowned warriors enlisted in the service of Egypt, no trace of weaponry has been preserved in their supposed area of origin. If the warrior status had a particular importance for the Nuragic people, it should be visible in tombs» (Vagnetti 2000).
Mi pare che queste ragionate considerazioni oltre alla questione shardana, chiariscano che le terrificanti armi nuragiche del BM e BR sono esistite solo nella fantasia di Lilliu e continuano ad esistere in quella ancora più fervida di Ugas.
Recentemente Lo Schiavo ha timidamente proposto che i Tursha siano arrivati nel Nord e gli shardana nel Sud dell’Isola (Lo Schiavo 2003). Ma non è entrata nel merito della questione. Sembra che le poche righe dedicate all’argomento siano finalizzate a specificare che prende le distanze da coloro che individuano i nuragici negli shardana citati nei testi egizi.
Tra gli studiosi della preistoria del Mediterraneo la gran parte condivide e opera sulla scia della proposta di Sandars. Tra questi mi pare che la proposta più verosimile sia quella di Giovanni Garbini che individua nei fabbricatori della ceramica micenea l’insieme dei popoli del mare. Per lui le popolazioni egeo-anatoliche che arrivarono in Sardegna e si mischiarono con i nuragici bisognerebbe definirle come sarde-micenee, secondo gli altri (Lo Schiavo et Al. 2004; Ruiz-Galvez et Al. 2005; Cultraro 2006) erano cipriote e levantine.
Secondo me i nuovi arrivati si stabilirono in insediamenti costieri e da lì prese inizio una rete di rapporti economici infarciti da scambi culturali e matrimoniali. Con la mia proposta l’entità numerica delle genti egeo-anatoliche arrivate in Sardegna potrebbe essere inferiore a quella presupposta da altre ipotesi. Gruppi allogeni che conservano la propria identità negli insediamenti costieri, mantenendo stretti rapporti con la madrepatria, hanno una capacità di influenzare tecnologicamente e culturalmente gli indigeni in misura ben maggiore di quella che avrebbero degli allogeni mescolati con gli indigeni.
L’immigrazione ipotizzata da Garbini o dalla Lo Schiavo avrebbe nuragizzato gli allogeni piuttosto che produrre i cambiamenti che caratterizzano il BF della Sardegna.
Quei sardi citati nelle fonti egizie si stabilirono in Calaris&Company e meticciati con ilienses e balari, giocarono un ruolo di primissimo piano nei traffici del Mediterraneo occidentale.
Dopo questo tortuosissimo escursus, mi piace aggiungere che riconoscerei volentieri i nuragici come corrispondenti agli shardana se si riuscisse a spiegare in modo verosimile le seguenti obiezioni:
- dove sono i resti che testimoniano la tecnologia del bronzo nel BM;
- dove sarebbero le armi in stile nuragico;
- come si spiega che a partire dal XIII sec. a.C. la Sardegna diventa un ponte tra l’Occidente e l’Oriente del Mediterraneo;
- in che modo può essere motivata l’assunzione di metallurghi orientali a partire dal XIII secolo a.C. ;
- come mai le spade votive delle fonti sacre sono modelli di spade micenee;
- se l’Isola veniva denominata Sardinia già dall’epoca nuragica, come mai gli storici greci fanno “confusione” sul suo nome.
I nomi vanno e vengono. Interessante al riguardo il modo col quale vengono definiti e si riconoscono i barbaricini, cioè i più vicini discendenti dei nuragici.
Così come i barbaricini hanno accettato quel nome in quanto abitatori della Barbagia, non deve stupire che la totalità degli abitanti dell’Isola divennero sardi in quanto abitanti di Sardinia.
Nei tempi della conquista romana gli indigeni mastruccati ilienses, balari e corsi discendenti dei costruttori dei nuraghi, culturalmente appartenenti alle genti europee e mediterranee che tra il V e il II millennio a.C. hanno cavato, lavorato, sollevato, trasportato, innalzato, colossali macigni per costruire “macchine astronomiche” con funzioni funerarie o sacrali, divenivano agli occhi degli storici romani i sardi pelliti e in altre occasioni (più appropriatamente) ilienses, balari e corsi.
Quanto scritto sopra rappresenta una stringata sintesi di quanto discusso nel libro Archeologia del Paesaggio Nuragico.
A queste considerazioni aggiungo la seguente questione: se i nuragici fossero stati gli shardana citati dalle cronache egizie , dove sarebbero gli elementi che attesterebbero due secoli di rapporti (tra il XV e il XIII sec. a.C.) tra le due regioni?
É evidente che è più verosimile sostenere che Shardana giunsero nel Isola che poi da loro prese il nome nel XIII sec. a.C.
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Ci potrebbe esssere una terza ipotesi, se mi concede: che un ramo dei "popoli orientali" si sia stabilito in Sardegna in tempi remoti, e un altro in fase più recente in Libia, da cui sappiano dipartono le invasioni verso l'Egitto. Il primo si sarebbe evoluto meno militarescamente, il secondo invece avrebbe affinato una sua potenzialità bellica, apparendo alla fin fine più che un popolo un corpo d'armata, disposto a qualsiasi forma di mercenariato. A un certo punto della storia i Shardana-filisteizzati potrebbero esser riapparsi, come Ulisse a Penelope, a rivendicare come proprio, ai terragni loro lontani cugini, i quali si sarebbero imbevuti delle loro storie come proprie.
RispondiEliminaGiovanni
Caro Giovanni, costruire ipotesi, su ipotesi, su ipotesi, non lo ritengo scientificamente proficuo.
RispondiEliminaRitengo che la prima questione da risolvere sia capire se gli SRDN citati nelle cronache egizie siano i nuragici oppure no.
Allo stato attuale delle ricerche la gran parte degli studiosi propende per un no (e ritiene che gli SRDN arrivarono nel XIII sec a.C.), mentre l'equivalenza è sostenuta da Giovanni Ugas, il quale ha da tanto tempo anticipato che sta pubblicando un libro sull'argomento.
Non credo che Ugas riuscirà a dimostrare che gli SRDN citati dagli egizi siano i nuragici, ma aspettiamo a le sue motivazioni.
I filistei in Sardegna sono un sogno di studiosi poco avvezzi a studiare con cura i reperti. Per quanto riguarda gli sherden la questione è molto complessa. Affermare che siano giunti in pace nel XIII, ossia in piena epoca di sconvolgimenti naturali e con tutto il Mediterraneo in rivolta...necessita di approfondimenti sui motivi che li spinsero ad agire senza armi in un'isola capillarizzata dall'antropizzazione architettonica poderosa sarda e in piena attività commerciale. Secondo te Mauro, quindi, i sardi presenti nell'isola hanno accettato la presenza di questi terribili mercenari senza batter ciglio?
RispondiEliminaEssere Sherden, vuol dire essere un Mercenario. Avere determinati requisisti, culturali e militari. Usare un determinato tipo di Panoplie e abbigliamento, non presenti prettamente in Sardegna.Per esempio, le corna e i caschi, visti nei particolari,sono veramente dissimili da quelli raffigurati nei bronzetti di Abini, o le spade,le orientali Naue , contro le Atlantico-iberiche sarde. Tuttavia non mancano elementi orientali, nei bronzetti sardi, ma questi, non sono riconducibili direttamente ai famosi mercenari egizi.
RispondiEliminaPenso di aver risposto a quanto chiedi in Archeologia del Paesaggio Nuragico
RispondiEliminaLa risposta precedente era per Pierluigi,
RispondiEliminaFrancesco quanto dici è molto interessante e utile a capire chi sia arrivato in Sardegna nell'ultimo quarto del II millennio aC.