venerdì 2 novembre 2012
Falsificazioni sulla cosiddetta "scrittura nuragica"
di Massimo Pittau
In Sardegna c’è una attenzione vivissima e quasi morbosa per la civiltà nuragica. Questa attenzione deriva dal fatto che, almeno in una forma in buona parte inconsapevole, i Sardi sanno o “sentono” di avere a che fare col periodo più importante e più glorioso dell’intera storia della Sardegna. Per questo motivo di fondo tutti i Sardi sono istintivamente portati a simpatizzare con chi sostiene che anche i Nuragici avevano una loro “scrittura nuragica nazionale”.
Una ventina di anni fa nel nuraghe Tzricottu del Sinis è stata trovata una targhetta metallica che, in una delle sue facce, porta chiarissimi “disegni ornamentali”, simili ad arabeschi. Intervennero due amanti di cose sarde, insegnanti medi, i quali dichiararono al pubblico che quei disegni in realtà erano i segni di una “scrittura nuragica”, mai conosciuta e riconosciuta prima.
Intervenne subito un archeologo il quale dimostrò – in modo del tutto convincente - che quella targhetta risale non all’epoca nuragica, bensì a quella bizantina e faceva parte dell’armatura di un militare.
Ovviamente c’era stato dunque un grosso abbaglio da parte dei due insegnanti. Uno di questi – anche per tentare di stornarlo da sé – andò avanti con la sua tesi pubblicando anche un libro nel quale c’è pure il disegno di altre tre targhette simili alla prima, ma anche lievemente differenti. Senonché, a mio fermo giudizio, queste altre targhette non sono altro che veri e propri “falsi”. Esse infatti non fanno altro che seguire il disegno della prima, ma con lievi variazioni interne. E si tratta chiaramente di un “falso” fanciullesco, dato che presuppone che la seconda targhetta contenga una iscrizione sovrapposta a quella della prima, la terza targhetta contenga una iscrizione sovrapposta a quella della seconda e della prima, la quarta targhetta una iscrizione sovrapposta a quella della terza, della seconda e della prima. E tutto ciò presuppone un gioco di inserimenti di iscrizioni che non potrebbe trovare posto neppure nei giochi di in una rivista di enigmistica. Che queste ultime targhette siano altrettanti “falsi” è dimostrato pure dal fatto che esse non sono state mai mostrate ad alcuno.
Messisi sulla strada ormai aperta delle “falsificazioni”, alcuni individui hanno finito con l’avere anche fastidi giudiziari rispetto a ciottoli fluviali che sarebbero stati trovati sulla riva del Tirso e che presenterebbero segni di scrittura etrusca.
Da qualcuno di questi individui, per telefono e senza farsi riconoscere, io ho avuto una offerta di fotografie contenenti “iscrizioni etrusche” (ormai si sapeva che io mi interessavo a fondo di “lingua etrusca”). Io non abboccai, dato che sono ben al corrente del fatto che fioriscono in Toscana, in Umbria e nel Lazio settentrionale, “falsari di oggetti etruschi” che offrono agli acquirenti ignari, e questi oggetti tanto più sono apprezzati se riportano scritte anch’esse “false”. Io feci al mio interlocutore anonimo alcune domande sulle supposte “iscrizioni etrusche” e compresi subito che ero di fronte a un inganno e a un tentativo di imbroglio. Per il quale il mio interlocutore aveva chiesto la modica somma di 20 mila euro…
Ma la strada delle “falsificazioni archeologiche e linguistiche” pure in Sardegna era stata ormai aperta, favorita immensamente anche dal ricorso al disponibilissimo “internet”. E infatti da una decina di anni in qua furoreggiano, soprattutto in qualche blog ospitale ed interessato, numerose riquadri di alfabeti e figure di scritte nuragiche, fornite delle necessarie lunghe didascalie. Si tratta però di “falsi”, nient’altro che di “falsi”, ripresi dai numerosissimi siti dell’internet, che possono ritrovare e riscontrare tutti coloro che sappiano e abbiano la pazienza di interrogare a dovere i generosi siti internet.
Però ovviamente questi “falsi” sono sottoposti al cambio di connotati, nel senso che possono appartenere ad una delle numerose lingue del mondo antico, ma, mutatis mutandis, sono presentati come “alfabeto o scrittura dei Nuragici”. Quando è opportuno le figure originali di scritture orientali subiscono qualche spostamento o inversione o ritocco; tutte operazioni che nel computer si possono effettuare con estrema facilità e senza lasciare alcuna impronta digitale…
È possibile scoprire questi “falsi” ed anche evitare facili imbrogli a proprio danno? Sì, è possibile in questo semplice modo: invitare i propositori di queste “scritte nuragiche” a presentare la fotografia di un bronzetto o vaso nuragico che risulti esposto in uno dei numerosi musei archeologici della Sardegna e che dunque sia stato ufficialmente riconosciuto come “reperto autentico” dagli archeologi autorizzati. Poi farsi mostrare la esatta corrispondenza di segni incisi in quei bronzetti o vasi con le lettere di quello che i propositori dicono essere l’”alfabeto nuragico”, corrispondenza anche di sole 5 o 6 lettere appena.
Se questa dimostrazione di “corrispondenza di segni ad altrettante lettere” non fanno, i propositori in questione sono nient’altro che “falsari”, falsari della buona fede dei Sardi.
E approfitto dell’occasione per mettere in guardia i Sardi, amanti della nostra storia, dai “falsari di oggetti nuragici”, anche forniti di “segni di scrittura nuragica”, che ormai circolano numerosi anche in Sardegna. Sono stato chiaro sulle modiche somme che richiedono agli ingenui che siano disposti ad acquistarli?
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Parole sante. Se il Professore me lo concede però vorrei chiedere a lui: "Ha mai sentito parlare del giornalista Mario Ligia?" Credo di lì. Secondo Lei era una persona perbene, oppure potrebbe essere stato un qualche iniziatore dell'epigrafismo spurio, che tanto oggi impazza, e nel quale qualcuno è ingenuamente caduto?
RispondiEliminaGiovanni
Nel museo Sanna di Sassari e'esposto un oggetto con dei segni incisi.Per lei è un falso pure quello?
RispondiElimina@ anonimo delle 16.25, nel Museo Sanna esistono molti oggetti condei segni incisi!! Lei si sta forse riferendo alla fuseruola nuragica del nuraghe Palmavera, per la quale Aba Losi ha chiesto (invano) delucidazioni ai responsabili del Museo?
RispondiEliminacordiali saluti
PS : per i responsabili di quel Museo sarebbe interessante fare un sondaggio per capire se sono Uomini o Caporali.
Si mi riferivo alla fuseruola trovata nel nuraghe Palmavera.Se gli oggetti con segni incisi nel museo Sanna sono molti la mia domanda e'Prof.Pittau sono tutti dei falsi?
EliminaLo scorso anno nel corso di una visita al museo archeologico di Teti ho avuto la rara fortuna di poter vedere e toccare una mezza barchetta (nuragica?) in terracotta, in carico al magazzino del museo ma non esposta. Su di una fiancata sono incisi dei segni che a me, profano della materia, sono parsi come dei segni di scrittura, non so se grafemi o qualcos'altro. Sarei molto curioso di sentire il parere del prof. Pittau a questo proposito. Spero che lui conosca ed abbia esaminato questa barchetta frammentaria, di provenienza indeterminata ma quasi certamente dal territorio di Teti-Austis. Non dimentico che lì c'è Abini, s'Urbale e tante altre situazioni dal bronzo medio all'età del ferro. Inoltre un parere sulla mostra di circa 40 pannelli sulla scrittura nuragica che stanno girando la Sardegna e sono capitati anche ad Alghero dove li ho potuti fotografare con calma.Grazie.
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RispondiEliminaGentile, Coriacea, Atropa, nelle sue osservazioni al post di prof. Pittau sarebbe stato meglio non inserire la frase "ma ha idea di cosa sia una dimostrazione scientifica?", tale frase niente aggiunge alle pertinenza delle sue considerazioni! Chiederei d'altra parte al prof Pittau di non considerare quella frase (d'altronde anche lui ha in altre occasioni punzecchiato Aba Losi) e di restare nel tema, cioè una civile discussione critica sulle proposte di Gigi Sanna e Aba Losi.
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RispondiElimina@ Atropa, di tzricottu conosciamo tutti che esiste una tavoletta e le due interpretazioni suu di essa (quella di Sanna e quella di Serra)
RispondiEliminaDi tavolette tu e Sanna sostenete che ne sono delle altre, Bene,dite dove sono!
Io sono come san Tommaso se non vedo non credo!!
Con questo, beneinteso, non metto in dubbio la buonafede tua e di Sanna, il quale qualcosa deve aver visto, ma chi garantisce che ciò che ha visto non sia un falso?
la burla dei ragazzi su Modigliani docet!!
Come non capire che uno scienziato non può affidarsi ad una semplice testimonianza, ma pretende di accertarsi dell'esistenza dell'oggetto probatorio?
Per Pittau le immagini delle fantomatiche tavolette evoluzione di quella nota rappresentano dei falsi, mi pare che per contestare la sua tesi si debbano tirar fuori le prove dell'esistenza delle tavolette invece di accusarlo di non conoscere i dettami di una dimostrazione scientifica, dettami che Pittau ha dimostrato di ben conoscere nel lungo corso della sua onorata carriera accademica.
E non ho dubbi nel fatto che Pittau è stato il più valido studioso dell'ambito storico-archeologico-linguistico tra quelli che hanno operato in Sardegna nella seconda metà del Novecento.
Infine, cara Aba, ti dico che se tu ritieni che l'esistenza delle fantomantiche tavolette di Tzricottu, debba essere considerata certa perché lo dici tu e Sanna, sei tu che non capisci come deve essere strutturata una dimostrazione scientifica.
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RispondiEliminaAba, non posso e non voglio entrare nei dettagli di Tzricottu, il mio era solo un appunto a quella tua frase "superflua" e della quale chiedo appunto a Pittau di non tenerne conto in una sua eventuale replica agli interessanti commenti che avete fatto.
RispondiEliminaIl prof. Pittau è un uomo che non le manda a dire. Proprio perchè no le manda a dire, mi piace: la questione sui nuraghe-fortezza è emblematica. Dato a Cesare quel che é di Cesare, vediamo di non "dare" tutto all'esimio Professore. Egli ha una "fissa" e la difende da par suo (Storia dei Sardi Nuragici 2007): gli Shardana arrivarono in Sardegna, che da loro prese il nome, nel secolo XIII (1250), con una precisazione: fra il 1500 e il 1300 ci fu una "precolonizzazione", ecessaria per giustificare la rapida "lidificazione" dei, non so come chiamarli, Presardi? (perche pure loro ci hanno messo del proprio), tanto è vero che Massimo Pittau li chiama Sardi Nuragici. Eh, queste precolonizzazioni, a volte sono come le tope per rimediare a uno sbrego.
RispondiEliminaDa questa idea ardita, prima l'ho chiamata "fissa" e ho fatto male, discende l'ostracismo verso chi sostiene, talvolta scompostamente, una scrittura "sarda" anche molto antica. Arrivare al 2+2 = 4, sembra facile: non c'era nessun bisogno dei Lidi per "plasmare " Nuragici e non c'è niente che lo dimostri.
Non si può negare che ciascuno difenda le proprie idee con ogni mezzo possibile, e, quando la materia del contendere è molto lontana nel tempo, non ci sono parole definitive. L'unica cosa è stare ai dati quano più obiettivamente possibile e mantenere un po' di coerenza. La cosa peggiore è nascondersi dietro un dito o dietro un muro di silenzio. Questo Massimo Pittau non lo fa.