di Mauro Peppino Zedda
Nei giorni scorsi è arrivato in libreria l’attesissimo
saggio di Giovanni Ugas. Shardana e Sardegna, gli alleati del Nordafrica
e la fine dei Grandi Regni (XV-XII secolo a.C.).
Il saggio si dipana in 1024 pagine dense di scrittura, l’autore
è stato parsimonioso in immagini, sia in quantità che in dimensioni.
Di seguito vi propongo un passo che condensa le motivazioni
che hanno portato l’autore ad identificare i nuragici con gli Shardana citati
nelle cronache egizie.
A pagina 661 del libro citato Ugas scrive: “… la
Sardegna contava una popolazione ragguardevole, stimata in 400.000-700.000
abitanti, ed era in grado di armare un consistente esercito, ma, come si è
detto, consistenti gruppi dei suoi abitanti dovevano essere costretti ad
abbandonarla.
Sappiamo che al tempo
dei nuraghi tra i Sardi vigeva ancora un regime ereditario matrilineare, come
si evince dall’uso delle tombe collettive e soprattutto dal costume del sacrificio
dei vecchi re, retaggio neolitico trapiantato in una società tribale. Anche la
presenza di regine, come Medusa e Sarda, e di divinità femminili dominanti come
la dea Luna (Diana/jana e orgia nella tradizione etnografica) è legata a
costumi matrilineari. Come detto, poiché in regime di successione matrilineare
diventava re (capo tribale e cantonale) chi sposava la principessa ereditaria,
i figli maschi del capo erano necessariamente costretti ad andar via dalla comunità
e occupare nuove terre al di fuori del cantone o della tribù, portandosi
appresso una parte della popolazione giovanile. Un costume simile che obbligava
i giovani ad emigrare era praticato tra le popolazioni italiche e in tal caso a
imporre la cacciata dalla comunità, giustificata col sovraffollamento e la
carestia, era una prescrizione religiosa, il “ver sacrum”, che rispondeva
ovviamente ad una esigenza politica,
sociale. Ora, il proliferare nell’isola di migliaia di torri, castelli e
villaggi è certamente in relazione con un modello di popolamento centralizzato
che impone a una parte della comunità di
costruire nuovi insediamenti. Tale modello poteva reggere soltanto sino
a quando nell’ambito dei confini tribali e cantonali vi erano terre da occupare
e da spartire, perché altrimenti occorreva emigrare fuori dalla tribù se non
fuori dall’isola. Una progressiva saturazione delle terre disponibili doveva
portare a tensioni sociali interne sempre più gravi e dunque ad esigenze
migratorie man mano crescenti.”.
Quel “Sappiamo” di Ugas mi pare sconvolgente, un “Sappiamo” palesemente
inappropriato, un “Sappiamo” riferito a concetti che albergano solo nella sua fantasia
piuttosto che nella comunità degli studiosi.
Ma ve li immaginate i figli dei capi tribù che devono sloggiare
e dare spazio allo sposo della figlia del capo? Giovanni Ugas, oltre che
fantasioso non è né logico né consequenziale. Se la Sardegna Nuragica fosse
stata caratterizzata da un sistema sociale in cui invece delle donne si spostavano
gli uomini si sarebbe assistito ad uno scenario costituito da un sistema
articolato su uno scambio reciproco dove tutti si spostavano ma c’era spazio
per tutti senza i defenestrati su cui fantastica Giovanni Ugas. Il discorrere
di Ugas pare quello di un Azzeccagarbugli che fa tornare i conti a suo
piacimento e godimento . Si inventa i defenestrati e poi spiega che si
trovarono costretti ad invadere l’Egitto dei faraoni, alla ricerca di
terre da coltivare! E perché proprio in Egitto, non sarebbe stato più comodo
andare in Lazio e Toscana a quei tempi mezzo disabitate?
Nutro certezza che se
il passo vergato da Giovanni Ugas lo avesse scritto un qualsiasi appassionato
di archeologia, tanti archeologi lo avrebbero
etichettato come fantaarcheologia, chissà
se avranno il coraggio farlo con l’allievo prediletto di Giovanni Lilliu
Concludo dicendo che se fossi professore di epistemologia a Giovanni Ugas gli darei un bel zero
spaccato!
P.S. Per chi
volesse approfondire la strutturazione della società nuragica (compreso il
sistema matrimoniale) e le motivazioni per cui ritengo che i nuragici non
possono essere gli Shardana citati nelle cronache egizie consiglio la lettura
di Archeologia del Paesaggio Nuragico (2009).
Nessun commento:
Posta un commento