di Mauro Peppino Zedda
Nei primi quarant’anni del secolo scorso l’archeologia della
Sardegna fu caratterizzata dal dominio incontrastato di Antonio Taramelli,
mentre Giovanni Lilliu fu il dominus dei
successivi sessant’anni. Taramelli era coadiuvato da alcuni bravissimi disegnatori
e squadre di operai armati di piccone. Mentre Lilliu fece nascere la scuola
archeologica sarda, forgiata a sua immagine e somiglianza.
Come ho provato a spiegare in Archeologia del Paesaggio
Nuragico (2009), penso che Taramelli abbia espresso un’archeologia,
epistemologicamente, figlia dei suoi
tempi, mentre Giovanni Lilliu restò
attardato ai dettami dell’archeologia degli anni della sua formazione (anni ’30
e ’40). Purtroppo Lilliu non riuscì a cogliere i dettami della archeologia
processuale, post processuale, cognitivo processuale che si affermarono,
progressivamente, nelle migliori scuole di archeologia del mondo a partire
dagli anni ’60, e restò per tutta la vita ancorato alla sua archeologia
storico-culturale.
Taramelli può essere considerato come l’archeologo che ha
imposto la teoria del nuraghe fortezza con i nuraghi che servivano per difendersi dei nemici interni (nuragici
stessi) ed esterni (punici e romani).
Lilliu restò ancorato alla proposta di Taramelli sino alla
metà degli anni sessanta. E ancora non riesco a spiegarmi come mai nello scavo
del nuraghe di Barumini interpretò il rifascio come un espediente costruttivo
finalizzato a consolidare il nuraghe per resistere alle macchine d’assedio
(ariete ed altro) dei cartaginesi (vedi Civiltà dei sardi 1963). In realtà il rifascio dovrebbe risalire al
Bronzo Recente (1350-1150 aC), come abbia potuto compiere un errore così madornale non riesco a
comprenderlo, se non fosse il grande archeologo che decantano i suoi discepoli
mi verrebbe da pensare che fosse uno sprovveduto (nello scavo e nella lettura
delle stratigrafie), almeno relativamente ai tempi in cui scavò Su Nuraxi di
Barumini.
Ma torniamo a Taramelli e sentiamolo nella sua
argomentazione in cui cerca di spiegare la funzione delle cellette poste sopra
il corridoio d’ingresso di una particolare tipologia di nuraghe.
Scrisse Taramelli:
“I lavori di scavo
misero in evidenza un’altra piccola scaletta, la quale dall’alto del piano
superiore o terrazza che fosse , scendeva, in direzione opposta a quella della
scala principale, stretta e ripida, ad una piccola celletta, a pianta ellittica
a volta in aggetto, chiaramente visibile nella sezione a fig. 1 in alto. Questa
cella era praticata nello spessore della robusta muratura del nuraghe, sopra al
corridoio di accesso alla camera principale e del pavimento di essa, che
formava appunto il soffitto dell’andito, era praticato un foro il quale doveva
servire come spia o come piombatoia per osservare e colpire dall’alto chi fosse
entrato oltre alla soglia della porta della torre nuragica. Tale disposizione difensiva, che ha
notevole importanza come elemento atto a chiarire lo scopo della costruzione
nuragica, fu già osservata in altri nuraghi, come il nuraghe Mannu presso
Ozieri, ma doveva essere abbastanza frequente nei nuraghi, il che spiega la
frequenza delle cellette, generalmente di modeste dimensioni, che sono
praticate all’interno della compagine del muro, al di sopra dell’andito di ingresso
alla camera principali…
Ricordo di aver
osservato recentemente tali esempi nel nuraghe Bonora, presso Bulzi, ed a poca
distanza da questo, nel nuraghe di s. Giorgio che domina la rupe trachitica di
fronte alla chiesa medievale di quel nome, presso Perfugas. Ma nel nuraghe di
S. Barbara, grazie al lavoro di scavo, è più evidente ed istruttivo che non in
tutti gli altri casi questo
provvedimento difensivo, che precede la piombatoia dei monumenti medievali.
Come si vede dalla nitida sezione dovuta al sign. Berretti, dalla celletta
sopra l’andito la scala continua sino a raggiungere la scala continua sino a
raggiungere la scala principale; in modo
che il difensore aveva a disposizione un’altra via di scampo, quando fosse
stato sorpreso o sopraffatto dall’assalitore. (Il nuraghe Santa Barbara,
1916)."
Non posso fare a meno di esplicitare che ritengo assurdo il ragionamento che ha portato Taramelli a sostenere che quella celletta fosse una
piombatoia che rappresenterebbe una disposizione difensiva, che ha notevole
importanza come elemento atto a chiarire lo scopo della costruzione nuragica..
Le assurde fantasie di Taramelli vennero prese per buone dal
Lilliu, che fu più realista del Re e teorizzò pure i nuraghi trappola! Le
assurde spiegazioni di Taramelli e Lilliu regnarono incontrastate sino al 1977, cioè sino alla demolizione
delle teoria del nuraghe fortezza che Massimo Pittau presentò nel libro La
Sardegna Nuragica. In seguito alle
severe critiche del Pittau (1977) , Lilliu tolse dalle successive edizioni del
suo La Civiltà dei Sardi, tutte le risibili osservazioni a sostegno di un
utilizzo militare, da quel momento la sua teoria diventava un dogma piuttosto
che una maldestra ipotesi scientifica.
Per la celletta in questione Pittau ipotizzò che fosse il
luogo in cui la Pizia nuragica leggeva l’oracolo, insomma una specie di antro
della sibilla, una sibilla nuragica.
Che nel mondo nuragico si praticasse l’oracolo non credo che
qualcuno lo voglia negare, mentre sul dove e sul come l’oracolo si esplicava vi
è tanto da fare.
Quella di Pittau è una ipotesi verosimile mentre quella di
Taramelli e Lilliu è una madornale sciocchezza. Sostenere che, con il nuraghe ormai “conquistato”, potesse servire a qualcosa l’espediente che
qualcuno si nascondesse in quella celletta per abbattere il nemico ormai padrone
del nuraghe è solo una madornale sciocchezza.
Prima dei dottori in Lettere Antiche Taramelli e Lilliu, la
Sardegna nuragica ebbe la fortuna di essere studiata dal geografo Alberto Ferrero de La Marmora, già ufficiale
dell’esercito del Regno di Sardegna, che escluse per i nuraghi una funzione
militare, sarebbe epistemologicamente interessante comprendere le ragioni per le quali Taramelli e Lilliu non
prestarono attenzione alle esemplari osservazioni di de La Marmora e si inventarono una serie di irreali proposte
per avvalorare l’ipotesi del nuraghe fortezza.
Comunque sia le innocenti proposte di Lilliu e Taramelli sono
sempre meglio di chi, tra i loro discepoli, immagina che lo spazio delle
meravigliose cupole nuragiche fosse finalizzato ad appendere i salami!!!
Quale è invece la sua teoria? A me pare di aver letto trattasi di antichi templi. Una delle prove a sostegno sarebbe testimoniata dal numero di chiese che sono state costruite sopra le macerie di nuraghi, oppure in loro prossimità.
RispondiEliminaTrovo oltremodo dispersivo e divergente dal fine ultimo della verità, congetturare sui presunti errori di Taramelli e Lilliu, piuttosto che impegnarsi in una logica di ragionamento e di studio scientifico. Penso che sia Taramelli che Lilliu (l'ultimo ho avuto onore di conoscerlo e sono del parere che menti eccelse come la sua in Sardegna, considerate le nuove tendenze e idee di "cultura", tarderemo a vederne) abbiano vissuto in un'epoca dove l'errore di valutazione (e/o di interpretazione) fossero legittimi in quanto vi era carenza di strumenti tecnologico/scientifici per effettuare indagini dettagliate e appropriate. Trovo a dir poco "medievale" la recente tendenza di dare del "visionario" a Giovanni Lilliu e ad altri affermati e autorevoli scienziati che si sono battuti - spesso sostenendo privazioni e scontrandosi contro barriere di natura legislativa e culturale - per dare alla Sardegna la giusta rilevanza dal punto di vista dei beni culturali. Lo trovo medievale perché in un certo senso ricalca il proverbio sardo "a s'arbure rutta bi pigan tottus" (che sottintende la facilità con la quale si (s)parla di una persona quando questa non è presente o (come nel caso di Taramelli e Lilliu) è defunta, non solo... trovo medievale l'arrogarsi un'interpretazione che di "fondato e verificato" ha sicuramente meno dell'interpretazione di Lilliu; ed è meno scusabile considerato che siamo in un'era dove la tecnologia riduce e in certi casi non contempla il margine di errore. Lo "studioso" (o presunto tale) oggi che fa? Anziché seguire ciò che dice uno dei fondamenti dell'archeologia, cioè BASARSI SULLE PROVE DEI FATTI, dichiara ciò che a suo tempo è stato fatto seguendo coscienziosamente il fondamento delle prove dei fatti, una serie di sciocchezze. E il tutto per cosa? Per addentrarsi in percorsi "new age" di giochi di luce, oracoli ed energie cosmiche che - per la loro natura o per quella che lo "studioso" vuole dare - affascinano le masse (quasi sempre ignoranti o con un'infarinatura minima della materia). Questa - signor Zedda - a parer mio non è un'analisi scientifica, ma il tentativo di screditare scienziati facendo leva sulla sfera "emotivo-politica-fantastica" del popolo. Glielo dice un'indipendentista e amante della Sardegna ma allo stesso tempo amante della cultura e della giustizia. Forse pochi si rendono conto del fatto che oggi viviamo in un'epoca dove ogni cretino pubblica libri e teorizza fantasie tali da far sembrare Indiana Jones uno scienziato: si inventano scritture, si correggono (male) datazioni, si instilla nel popolo (soprattutto in quello male o scarsamente acculturato) la convinzione che "la pratica vale più della grammatica"... Non è così. Studiare! Studiare! Studiare! E chi vuole gettare fango sul nome di Lilliu PRIMA dovrebbe dare all'archeologia ANIMA, CORPO, VITA E IMPORTANZA come ha fatto lui. Cordialmente...
RispondiEliminaLei scrive cose che condivido e altre su cui divergo, condivido che bisogna studiare.
EliminaTrovo fastidioso discutere che un anonimo, comunque la ringrazio per il suo parere sul mio scritto.
Che Lilliu sia stato una figura importante del panorama culturale sardo è cosa nota.
Come archeologo dono critiche frettolose e sciocche che fece ai miei studi di archeoastronomia, mi fece l'onore di partecipare a convegni da me organizzati.
Lungi da me l'idea di offendere la sua memoria, io voglio solo contribuire a demolire la teoria del nuraghe fortezza.
Io sono un accanito lettore, leggo... studio... commento... formulo ipotesi e me le rimangio o le modifico dopo trenta secondi, sono incline all'errore e allo stesso tempo alla lode per chi mi corregge. E' la natura umana. Fingiamo per un attimo che sui nuraghi non sia mai stato effettuato alcuno studio... fingiamo che io vengo - che so - dalla Tasmania e vedo per la prima volta una di queste torri. Subito mi colpirebbero due cose: la robustezza strutturale e la maestosità. Mi approccerei al monumento con un certo timore reverenziale, osservando gli enormi blocchi basaltici che lo caratterizzano... ne valuterei l'altezza e - una volta salito sulla terrazza - ne constaterei la visuale a 360°... Un bel "trespolo" (così i moderni tiratori scelti chiamano una posizione elevata con visuale a 360°)non le pare? Poi noterei eventuali capanne nei dintorni, ne valuterei la struttura particolarmente semplice rispetto a quella del nuraghe, quasi imparagonabile... E sa a cosa penserei? Ai villaggi medievali a ridosso del castello: case umili di paglia e fango, facilmente infiammabili, che un esercito in armi spazzerebbe via in pochi minuti. E' per questo che alle loro spalle - come una sorta di "ala protettrice" stava la fortezza, è per questo che la fortezza era dotata di mura spesse, robuste, impenetrabili; è per questo che la fortezza era dotata di torri di avvistamento che magari davano l'allarme e consentissero agli abitanti delle capanne di rifugiarsi dentro la fortezza. Lei è un archeologo... quindi ha anche il crisma per perdonare una mia cattiva teoria... tuttavia sto solo comparando due epoche storiche, non sto parlando di alieni, nephilim e nuraghi elettrici... Dicevo dei castelli medievali e dei nuraghi: ovviamente il castello medievale non aveva l'esclusiva funzione di "edificio militare" era anche questo, ma non solo. Serviva infatti da dispensa, dormitorio, stalla, deposito di armi e munizioni, deposito di acqua, comprendeva un tavolo dove si riuniva il "consiglio" e si pianificava la difesa, fungeva da infermeria, da tribunale, da luogo di culto (in molti castelli vi era annessa una cappella)... Cosa ci impedisce di pensare al nuraghe come ad un edificio polifunzionale? Io non credo che degli uomini abbiano costruito delle strutture verticali per l'epoca fantascientifiche, per destinarle esclusivamente ad un solo uso... non crede? Questo è il mio modesto parere...
EliminaOk se crede, illustri pure la sua idea sui nuraghi
EliminaOk adottiamo l'approccio da lei proposto. Osserviamo un nuraghe "per la prima volta", cosa notiamo?
RispondiEliminaLa "forza e la maestosita", purtroppo categorie poco discriminanti giacché forza e maestosità sono insite sia nel militare, sia nel sacro. Per motivi diversi la forza e la possanza sono ricercate sia nell'ambito del militare sia in quello pertinente al sacro.
Nulla, ripartiamo.
Il fatto che il nuraghe é in altura (eppure Santu antine non lo é e neanche barumini per dire quest'ultimo posto in prossimità dei ruderi di un castello, questo si posto su un bel cucuzzolo della marmilla!!!, ma non facciamo i pignoli) anche qui si presta sia al sacro sia al militare. Il colle é l'altare primordiale e costruire su alture serve per vedere...ed essere visti. Anche qui nulla, così come la possibilità di osservare i dintorni a 360 gradi, si presta al militare (dominare il territorio) ma anche al sacro, per scrutare gli astri ad esempio (campanili e minareti dicono nulla?).
Ancora buco nell'acqua.
Dove però il nuraghe cozza col militare e non con il sacro? Nei risibili spazzi interni...più il nuraghe é complesso più gli spazzi sono scarni, come costruire una super portaerei per 5 aerei, ridicolo. Pochi soldati pochi eventuali ospiti ma soprattutto, come proteggere gli animali e i greggi in caso di assedio? In quei ridicoli spazzi? Qualquadra non cosa ;p .
Invece gli spazi angusti ben si prestano ad un sistema religioso di tipo sciamanico/oracolare, guarda caso.
La tholos. La tholos é il cielo, dal punto di vista simbolico credo si possa non dubitare di ciò. Chi concepì la tholos lo fece per il forte carattere simbolico che aveva, perché altrimenti complicarsi la vita in una cosa così incredibile per i tempi quando una piattabanda in legno, come nei castelli medioevali, era più che sufficiente?
La forma fell'edificio, come nel caso del Nolza e di barumini, chi mastica un po di storia delle religioni, non può non cogliere in essa la forma del cosmo, imago mundi, quattro torri periferiche ed una centrale.(in questo sito se ha pazienza di spulciare ci sono diversi articoli a riguardo)
Inoltre mi sono lasciato da lei trascinare nell'analisi del nuraghe complesso e ciò é metodologicamente errato. Bisogna capire cosa sia il monotorre (stragrande maggioranza) poi il polilobato...e il monotorre da solo ha molto a che fare col sacro...e poco con la fortezza o con la polifunzionalita. L'idea di menir ciclopico data da Zedda si presta molto bene, un menir all'interno del quale é ora possibile ricavare uno spazio per la celebrazione di ritualità molto attinenti a quel tipo di religiosità.
Inoltre vogliamo fare una volta per tutte i conti col fatto che il nuraghe é ASTRONOMICA MENTE ORIENTATO E IN CERTI CASI CONCEPITO? Zedda lo ha dimostrato e i suoi studi sono stati accolti dall'ambiente scientifico dell'archeoastronomia INTERNAZIONALE. Che nell'accettarlo ne ha riconsciuto metodologie e approcci, parliamo dell'accademia internazionale non di noccioline...eppure nelle critiche questo aspetto non compare mai e neanche nelle argomentazioni.
Questo é un dato di fatto ormai, la difficoltà sta nell'interpretarlo, ma é un dato di fatto.
Saluti, mi firmo anonimo anche io.
Gostbuster
Aggiungo un'ulteriore considerazione a quelle già proposte da Gostbuster anonimo: ipotizzare di guardare "per la prima volta" un nuraghe, non significa riuscire a rendere lo sguardo vergine e libero dai condizionamenti della nostra storia culturale e dal consueto paesaggio che nei secoli ha alimentato il nostro immaginario visivo; storia e paesaggio nutriti di un medioevo fatto di torri, castelli, guerrieri, feudi, principi e cavalieri. Un immaginario che solitamente proiettiamo sul nostro lontano passato nuragico, per via di alcune similitudini formali e sulla base di mere "sensazioni"...
RispondiEliminaLe categorie di "robustezza strutturale e maestosità", "gli enormi blocchi basaltici", "l'altezza", "la visuale a 360°", "le eventuali capanne nei dintorni" dalla "struttura particolarmente semplice rispetto a quella del nuraghe, quasi imparagonabile" potrebbero tranquillamente descrivere centinaia di altri edifici che costellano vaste regioni di altri continenti: piramidi egizie, ziggurath, piramidi meso e sud americane, monasteri tibetani, pagode orientali, templi induisti...e non proseguo oltre. Ma nessuno si sognerebbe mai di attribuire tali edifici all'archiettura militare sulla base del "già visto"!!