E’ morto un grande artista internazionale.
E’ morto un grande sardo.
Dai pochi incontri che ebbi, fino alla telefonata di una
quindicina di giorni fa, ne sono sempre uscito confuso, spiazzato, privo delle
poche certezze che pensavo di possedere.
Mi ha raccontato, proprio nell’ultima, lunghissima
telefonata, della sua dimostrazione, di fronte ad un consesso romano di
cardinali nella basilica di San Pietro in Vincoli, che il Mosè di Michelangelo, per quanto sollecitato,
non avrebbe potuto parlare, semplicemente perché la struttura saccaroide del
marmo di Carrara, non può mettere in vibrazione la pietra a causa della sua
discontinuità molecolare.
Esso rimane muto e la richiesta di Michelangelo “Perché non
parli?” era destinata a non aver risposta. Prima di questa telefonata avevo
commentato con Lui alcuni passi di un libro di F. Guarducci “Teoria, il divino
oltre il dogma” in cui l’autore dedica diverse pagine al suono che ancora
pervade l’universo, energia sprigionata dal Big Bang. La pietra è energia
solidificata. Per tutte le religioni, a partire da quelle greche, mitratica,
islamica, vedalica, la pietra è sempre stata sacra. Il Maestro rivendicava la
capacità di richiamare quei suoni siderali e arcani, qualcosa in più e diverso
dal teorizzarne la presenza. E come si inalberava se solo cercavo di esporgli
il mio pensiero sulla trasmissione del suono dovuto alla vibrazione delle
sottili lame di pietra da lui sollecitate con ieratica convinzione.
Ero riuscito, in questa recente telefonata, a convincerlo a
venire il prossimo 22 giugno al Parco archeologico di Santa Cristina a
Paulilatino a parlarci del suo progetto di trasformare la Carlo Felice in un
museo della pietra all’aperto, aggiungendo alle tante preesistenze, nuraghi,
tombe di giganti, pozzi e dolmen, sculture di artisti di tutto il mondo, che
lui conosceva e pronti a regalare saggi della loro arte.
Non so, a questo punto, se completare l’organizzazione del
seminario, mancandone l’anima. Ma potrebbe essere anche occasione per ricordare
il Suo contributo all’arte scultoria e non solo.
Ciò che devo a Pinuccio è di avermi fatto capire che l’arte
nuragica si può capire solo abbandonando la concezione lineare del tempo ed
avvicinandosi alla concezione circolare del tempo, dell’eterno ritorno ab
inizio, e pertanto una statua di Fidia –i greci avevano una concezione
lineare del tempo- cristalizza l’attimo fuggente, intuisci ciò che c’era prima
e ciò che verrà dopo la fissazione dell’attimo. Per l’arte nuragica ciò che
conta non è l’attimo, bensì l’iterazione del gesto, dell’azione o dell’evento.
Questioni sottilissime di psicogenesi dell’Arte, che il maestro trattava con la
naturalezza che ogni grande artista possiede senza scomodare dimostrazioni
scientifiche, ma forte di intuizione e introspezione propria di chi vive
proiettato in dimensioni concesse a pochi mortali.
Scompare con Pinuccio Sciola uno dei grandi protagonisti
dell’arte che ha culla in Sardegna, come Antine Nivola, Maria Lai e Mario
Delitala.
Franco laner
Venezia, 14 maggio 2016
ab initio
RispondiEliminaper la precisione
augusto