di Franco Laner
Frantespizio del libro di Massimo Rassu, edizioni NOR, Oristano, 2021
L’aggettivo che mi vien meglio per sintetizzare il lavoro di Massimo Rassu “Ingegneria nuragica tecniche costruttive e organizzazione del cantiere” è ameno. Vanno bene anche alcuni sinonimi come divertente, giocondo, spassoso. La lettura mi ha infatti divertito per una serie di bizzarre considerazioni, fuori del tempo e soprattutto fantasiose. Attenzione, fantasia non è sinonimo di immaginazione. Fantasia è la parte patologica dell’immaginazione che, al contrario, è logica e consequenziale, mentre fantasia è al massimo un auspicio, un banale desiderio, un sogno con una probabilità su un milione di avverarsi.
Ho seguito molte tesi di laurea nella mia attività accademica e quando mi veniva presentata la bozza della ricerca andavo alla bibliografia e poi leggevo l’introduzione, per me indici del profilo del laureando, dei contenuti e dei possibili esiti del lavoro.
Ebbene, scorrendo la copiosa bibliografia del libro di Rassu, evinco che manca del riferimento di testi fondamentali sulla storia delle tecnologie costruttive in generale (es. Auguste Choisy, André Leroi Gourhan, J. Kip Finch, Charles Singer,…) e in particolare per i nuraghe (Taramelli, Spano, Della Marmora,…), mentre è ricca di articoli di archeologia generica: del pubblicista G. Manca (Gabriele, Giacobbe, Giuseppina, Giovanni, Giulio…? Bisognerebbe mettere il nome per intero!) sono riportati 40 titoli solo in parte tecnologici e per lo più di varia umanità archeologica.
Non voglio dire che sia necessario leggere i testi della disciplina. Ognuno può trovare ispirazione e conforto da altre discipline, ma senza riferimento ai testi di tecnologia antica di Leroi Gourhan sarebbe come occuparsi di nuraghi senza conoscere Lilliu!
Per capire qualcosa sulle tecnologie costruttive del passato io stesso mi sono letto ciò che lo storico delle religioni, Mircea Eliade, ha scritto sulla sacralità dell’atto costruttivo, ma ho avuto fondamentali confronti con Raffaele Santillo, straordinario conoscitore di macchine, organizzando seminari all’Iuav con altri studiosi.
Le due pagine di introduzione sono un frammento delle amenità che saranno riprese ed ampliate nel testo.
Rimane irrisolto – scrive Rassu – il quesito su come si potevano alzare così in alto pietre di un nuraghe senza macchinari moderni.
Nonostante questo potente e decisivo quesito che pone la drammaticità di assenza del ricorso a macchinari moderni, l’autore sembra comunque rassicurare il lettore che la soluzione è stata trovata.
Prosegue: Pur sprovvisti di computer e di altri sistemi evoluti di calcolo, i costruttori di nuraghi non erano privi di capacità adeguate…Affermazioni totalmente pleonastiche, ma subito vien fuori la parola calcolo, che sarà ripresa sovente nel testo. I nuragici, secondo l’autore, facevano calcoli, semplici e rudimentali, come per il dimensionamento delle fondazioni.
Suggerirei, per ciò che riguarda le costruzioni del passato, dalle origini a prima di Galileo, di eliminare la parola calcolo. Nessuno a mai fatto calcoli. Calcolo è un concetto moderno. Il dimensionamento e la sicurezza costruttiva ha seguito nel passato altri paradigmi, empirici, analogici, intuitivi, ma mai il calcolo come inteso nel libro.
Grave errore dovuto all’incapacità di contestualizzazione concettuale, che genera corollari, appunto, ameni.
Per aver un’idea, sempre restando in tema di fondazioni, della portanza del terreno, l’autore suggerisce il ricorso ad una prova empirica: si può avere la quantificazione della resistenza misurando l’abbassamento dell’impronta del piede di un uomo nel terreno!
Nasce così – conclude l’autore – un manuale pratico per la fabbricazione dei monumenti sardi dell’Età del Bronzo … dall’approvvigionamento del materiale edile, all’organizzazione del cantiere, alla tecnica costruttiva, al capitolato d’appalto con tutte le lavorazioni speciali.
Il capitolato d’appalto, con l’elenco delle lavorazioni speciali, mi pare sia il vero scoop di questo libro.
E’ una novità assoluta nel panorama della discipline sulle tecnologie costruttive del passato e ne va preso atto!
Nonostante il mio preconcetto di valutazione, introduzione e bibliografia, ho letto l’intero libro, che lo ha comunque confermato, anzi peggiorato.
Prima di chiudere voglio dire di un forte disagio, sicuramente dovuto ad una mia stupida autoconsiderazione. Rassu riprende un bassorilievo assiro con l’immagine del trasporto di un grande carico. Descrive il meccanismo per vincere in particolare l’attrito di primo impatto citandolo dal mio “Sa Ena”, Condaghes, Cagliari, 2011, ma senza la ricerca che ha condotto Santillo a capire la funzione della leva e senza le figure, si perde la meraviglia della sinergia che può derivare dall’accoppiamento della leva e del cuneo e lo stupefacente disvelamento dell’arcano non avrebbe nessuna inferenza concettuale.
Nella figura del rilievo del bassorilievo assiro si vede la leva che avrebbe la funzione di sollevare il peso facendo avanzare la slitta a scatti. Chi ha eseguito il rilievo – sbagliato – ha disegnato ciò che sapeva, non ciò che vedeva. Solo quando ho visto e fotografato il particolare al British Museum ho capito che abbassando la leva non si alzava il peso, bensì lo si spingeva in avanti.
Bellissimo!
a) Nel cerchietto blu si vede come il rilievo del particolare sia sbagliato
b) La foto dell’originale mostra la straordinaria combinazione leva-cuneo per spingere la slitta con grande vantaggio, specie per superare l’attrito di primo impatto.
c) Schematismo del meccanismo cuneo-leva di spinta della slitta
Occuparsi di tecnologie del passato è un esercizio che presume un atteggiamento mentale particolare: “dimenticare” tutta la moderna tecnologia, i suoi mezzi e strumenti, anche il lessico, e calarsi nelle conoscenze dell’epoca che viene analizzata. In una parola questa difficile operazione si chiama contestualizzazione.
Molti celebri ricercatori si sono occupati di restituire teorie e proposte di storia delle tecnologie delle costruzioni che non si possono ignorare se si vuole aggiungere una mezza pagina a quanto è stato già detto e per cercare di restringere l’area ancora molto vasta della nostra ignoranza in questo settore.
Venezia, 23 nov. 2022
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