di Mauro Peppino Zedda
Le vicende culturali che hanno caratterizzato il nuraghe
Santa Barbara di Villanova Truschedu rappresentano un caso emblematico dei cambiamenti epocali che hanno
caratterizzato la Sardegna nuragica nel periodo del Bronzo Finale di cui ho ampiamente
trattato in Archeologia del Paesaggio Nuragico.
Come noto i tempi del Bronzo Finale, rappresentano un punto
di profonda trasformazione del mondo nuragico. Nel BF vi è una rivoluzione
epocale nel costume funerario: le tombe di Gigante cadono in disuso. Mentre nei
nuraghi oggetto di scavo archeologico emerge che molti nuraghi vengono
abbandonati e molti altri scapitozzati nelle parti sommitali.
Se l’abbandono di un nuraghe (per es. Arrubiu di Orroli) è
facilmente spiegabile, le cause di uno svettamento con continuazione d’uso sono
di più difficile comprensione.
Secondo l’archeologo Mauro Perra, le cause della crisi
furono di natura sociale, sintetizzate in 4 punti: 1) dissoluzione dei sistemi
territoriali del BM-BR; 2)Scomparsa del culto degli antenati; 3) Affermazione
di santuari fondati sul culto delle acque; 4) Sensibile riassetto territoriale
(Perra 2006).
Secondo Mauro Perra questi fenomeni possono essere compresi nell’alveo
del sociale, e come causa scatenante immagina un depauperamento
delle risorse. Concordo con lui sul fatto che bisogna cercarle nel
sociale, ma non credo che la rivoluzione culturale epocale sia stata causata
dal depauperamento delle risorse, il BF mostra una floridezza di insediamenti
non inferiore alle età precedenti.
In Archeologia del
Paesaggio Nuragico avanzai la possibilità che le ragioni fossero di natura
religiosa , astronomica religiosa, dovute al progressivo abbassamento e
scomparsa dal cielo delle stelle del Centauro-Croce del Sud.
Come spiegato in diverse pubblicazioni e in dettaglio in
Archeologia del Paesaggio Nuragico (2009) e in Astronomia nella Sardegna
Preistorica (2013), gli ingressi dei nuraghi monotorre e delle torri centrali
dei nuraghi complessi mostrano un picco principale di frequenza nella direzione
in cui sorgevano le stelle della costellazione del Centauro attorno alla meta
del II millennio a.C., e dei picchi secondari sul sorgere della Luna al
lunistizio maggiore meridionale e del Sole al solstizio d’inverno. Inoltre
nella metà meridionale dell’isola vi è
un ulteriore picco coincidente col punto in cui tramontavano le stelle del Centauro.
Il Centauro-Croce del Sud rappresenta uno dei più maestosi
raggruppamenti celesti, conta 3 tra le 12 stelle più luminose del cielo, Il
Centauro Chirone era maestro di medicina di Asclepio, controparte greca di
Imhotep, non sarebbe strano che anche i nuragici identificassero nella
costellazione del Centauro la dimora di una qualche divinità curativa.
Mano a mano che passavano i decenni e i secoli le stelle del
Centauro andavano sempre più
abbassandosi e, mano a mano, inabissandosi sotto l’orizzonte.
L’inabissamento di stelle che fossero riferimento mitico e
divino, può essere considerato come una rottura di un ordine cosmico.
Penso che allo scadere del II millennio a.C. i nuragici
stessero scoprendo gli effetti della precessione degli equinozi, ma più che una
scoperta deve essere stato un dramma.
Stava crollando la perfetta immutabilità dell’ordine cosmico
in cui avevano creduto per migliaia di anni, crollò dunque l’aniconismo che il
quell’ordine cosmico trovava un testo sacro.
Non vi sembri esagerato quanto scrivo, forse che al tempo di
Galileo appena 500 anni fa la chiesa non visse quelle scoperte come una rottura
dell’ordine cosmico?
I nuraghi furono scapitozzati per far entrare la luce scrive
Giorgio Baglivi (2003) in “Il sacro in epoca nuragica, dalla Dea madre al
Sardus Pater”. Baglivi sostiene che nel BF si sia compiuta una rivoluzione
religiosa passando dalla Dea Madre che amava l’antro buio del nuraghe ad una
religione solare connessa col Sardus Pater, una inversione normativa di cui non
riesce a spiegare le cause.
Di queste cose ho
discusso in Archeologia del Paesaggio Nuragico (2009) . Veniamo dunque ad
analizzare un caso esemplare, il caso del
Santa Barbara di Villanova Truschedu.
Questo nuraghe è salito all’attenzione della cronaca grazie
a Tonino Mura e agli altri del GRS. Questi hanno notato che la luce passante
dal finestrino posto sopra l’architrave
d’ingresso di alcuni nuraghi forma una protome taurina, che li ha portati a
scrivere il libro Il Toro di Luce. Ma più che a fare misure si dedicano a
cogliere spettacoli di luce, sui quali non si preoccupano di analizzarne
l’intenzionalità.
Che la luce passante per il finestrino formi una figura
taurina me lo fece notare Franco Laner a metà degli anni novanta. Il fenomeno è
senz’altro suggestivo (un pennello di luce che si infrange in un luogo buio è
comunque suggestivo) ma osservando come son costruiti i nuraghi, ovvero con
conci sbozzati, avrebbe determinato tale situazione a prescindere dalla volontà
dei costruttori. Insomma non si può scientificamente parlare di intenzionalità,
ma bisogna concludere che si tratti di una situazione conseguente al sistema
costruttivo.
Sulla questione è recentemente intervenuto il sanniano
Sandro Angei, che tra le altre cose ha presentato una nuova misurazione
dell’orientamento dell’ingresso (cosa che i GRS seppur lo studiano da anni non
hanno mai f atto) e mi faceva notare che l’orientamento è diretto a 140° invece
che ai 131° indicati nella tabella dei miei libri. Sono dunque andato a
ricontrollare le agende utilizzate, tra il 2001 e 2003, dove annotavo le misure
e osservazioni effettuate su quasi novecento nuraghi, trovando che avevo scritto 141°,
probabilmente quando ho trascritto i dati in exell ho digitato 131 invece che
141.
Fatto salvo il dato tecnico delle misure e del modello in 3D
elaborato da Angei, le sue deduzioni
sono sulla scia di quelle dei GRS.
Secondo Angei la torre principale
del Santa Barbara è stata costruita per essere una perfetta macchina
astronomica, mentre secondo i GRS funzionale a collimare il solstizio
d’inverno.
Seguendo la logica di Angei qualsiasi costruzione con un
finestrino diventerebbe una macchina astronomica, a prescindere dalla volontà
del costruttore. Angei non comprende che per poterlo intendere come una
macchina astronomica oltre all’occhio di luce dovrebbe avere una serie di target marcatori
inequivocabili.
Sia Angei che i GRS sostengono che l’altare, ora scomparso,
venisse investito da un fascio di luce al solstizio d’inverno. Se l’altare non
fosse andato perduto si potrebbe
determinare la precisione del suo posizionamento rispetto all’angolazione del
Sole al solstizio invernale, sostenere una precisione non più verificabile è un
esercizio alla Sisifo come il modello 3D di Angei. Quello che verosimilmente,
popperianisticamente, possiamo sostenere è che l’altarino venisse illuminato
dal fascio di luce solare, al solstizio d’inverno, e lunare al lunistizio medio meridionale, ma
senza la pretesa di trovare precisioni indimostrabili e definizioni
inverosimili tipo macchina astronomica.
Peccato che i GRS e Angei non abbiano considerato che gli
altarini iniziano ad apparire nelle fasi tardo nuragiche BF ed età del ferro, e
sono completamente assenti in contesti
relativi al periodo in cui i nuraghi li costruivano.
Peccato che i GRS ed Angei, non riescano a spiegare come mai
i nuragici di fronte alla torre principale in questione ne costruiscano una
secondaria frontale che avrebbe chiuso la visuale alla macchina astronomica
sulla quale fantasticano. Angei rinuncia a spiegarsi l’obliterazione di quella
che presume fosse una macchina astronomica, senza comprendere l’illogicità
della sua proposta, i GRS si inventano l’idea che la torre aggiunta avesse
sostituito la funzione astronomica della torre principale, coniando il termine
stanza del Sole. Questa torre è munita di una decina di finestrelle, che guardano
un ampio settore di orizzonte dove l’idea di trovare orientamenti è ingenua, con
dieci finestrelle presenti in una torre
gli allineamenti significativi è facile trovarli il difficile è dimostrarne
l’intenzionalità.
Peccato che Angei e GRS, non abbiano osservato con la dovuta
attenzione il modo con cui la torre frontale è svettata, osservando, la figura,
è facile osservare che sembra svettata in modo tale da permettere alla luce
solare e lunare di penetrare dal finestrino situato sopra l’architrave della
torre principale!
Dunque lo scenario verosimile è il seguente: nel BF viene
svettata la torre frontale per permettere alla luce di penetrare nel finestrino
della torre principale, dunque l’altare viene collocato nella camera della
torre principale nel punto che viene investito dal fascio di luce al solstizio d’inverno.
La mia analisi si fonda sui seguenti dati di fatto:
1)L’utilizzo e adeguamento a pratiche cultuali dei nuraghi nel BF e nell’Età
del ferro è perfettamente in linea con un’ampia bibliografia; 2) L’altarino
dovrebbe risalire al BF o età del Ferro e non a tempi precedenti come da ampia
bibliografia; 3)Le fasi descritte non sono in contraddizione logica né dal
punto di vista archeologico né archeoastronomico.
Un qualsiasi archeologo dovrebbe accettare questa
ricostruzione delle vicende che si svolsero nel Santa Barbara, le differenze
potrebbero esserci sulle cause che hanno determinato queste vicende. Per gli
archeologi sarebbe l’ennesimo caso di una fortezza trasformata in luogo di
culto, per me di un luogo sacro che ha modificato i riti che vi si compivano.
Il nuraghe era stato orientato verso la costellazione del
Centauro-Croce,e dal finestrone del piano superiore era possibile vedere il
sorgere di questa costellazione, il nuraghe con il suo mezzanino e con la torre
frontale era perfettamente funzionale a pratiche divinatorie, oracolari e
dell’incubazione.
Con l’inabissamento delle stelle del Centauro-Croce, crollò
un mondo e ne nacque un altro. Un mondo in cui i nuraghi si smise di
costruirli, e sorse una spiritualità che da aniconica divenne iconica.
Ringrazio l’archeologo Augusto Mulas per la proficua
discussione su alcuni temi trattati.
.
Il FINESTRONE della camera superiore ????????
RispondiEliminaSono molto d'accordo. Per me il tema è di natura squisitamente epistemologica. Invece di indagare sulle cause, spesso ci si ferma all'osservazione degli effetti, confondendo. Nel '98, in Accabadora, osservai che la finestrella dei nuraghi permetteva, specie nei giorni in cui il sole è basso all'orizzonte, di osservare la figura di luce che si stagliava nella parete buia della camera del nuraghe e che "velocemente" si spostava, permettendo quasi una ierofania della divinità: il sole non solo si mostra, ma si muove, vive! (Riportai in tempi non sospetti l'interno dell'Orrolo di Bortigali). Mi convinsi che fosse mera suggestione, promettendomi però di ritornare sull'argomento. Ora altri l'hanno fatto, ma condivido con Mauro, il problema è stabilire se questo è un fenomeno progettato, voluto, o, se al contrario, ci si sia serviti del fenomeno, conseguenza di un fatto costruttivo. Ogni giorno la luce che ho fatto entrare descrive un percorso. Posso quindi definire un punto che ciclicamente invererà una data, una ricorrenza. Ci si occupa degli effetti, mentre non si indagano le cause. Se l'uomo si fosse fermato agli effetti, all'osservazione, che comunque è il primo e necessario atto della scienza, non avrebbe mai fatto alcun progresso scientifico. Dal mio angolo disciplinare mi interessò sostenere che la finestrella non era di scarico (per alleggerire l'architrave per intenderci) come gli archeologi sostenevano, né per dar luce all'interno e tantomeno per fare entrare l'aria, ma che bisognava indagare e metterla in relazione con la sacralità del manufatto. Il nuraghe dunque non solo permetteva la cosmizzazione dello spazio, ma anche del tempo, entrambe categorie fondamentali per l'evoluzione scientifica e conoscitiva. Stimo dunque che la ricerca sia ancora in fase molto, molto suggestiva e con la suggestione si incide solo per il tempo dell' oh!oh! e del che bravi che siamo!
RispondiEliminaCiao
Franco