di Franco
Laner
Stamane un
amico, in visita al Museo archeologico di Olbia, mi ha mandato alcune foto.
Seppure non chiare, come quella che riproduco, sono eloquenti (fig.1).
Fig. 1 Poster nel Museo di Olbia che illustra la prova dei parapetti sulla sommità dei nuraghi
Non sapevo
nel Museo facesse stazione la mostra itinerante “Nuragica”. Leggo su internet
che è stata inaugurata a giugno e che in quell’occasione l’archeologo Rubens D’Oriano,
collaboratore di “Nuragica”, abbia dichiarato che “Grazie agli spazi del Museo i monumenti (di “Nuragica”) sono stati accolti
al suo interno. Si tratta di una mostra dal contenuto scientifico ben lontano
da altre iniziative di fantascienza colme di stupidaggini” (da Olbianova, 23
giugno 2017).
Fa dunque
riferimento ad altre mostre – non immagino quali, anche perché le mostre
archeologiche sarde sono promosse dalla Soprintendenza – e comunque sarebbe
utile, per non perdere tempo a guardare stupidaggini, essere informati.
La didascalia
del manifesto esposto all’interno del Museo, recita che “dal reale, attraverso
lo studio degli elementi costruttivi si passa al virtuale”. Ho insegnato – mi
rendo conto invano – proprio la disciplina che contempla gli elementi
costruttivi, Tecnologia dell’architettura.
Dal reale
dunque, dal cosidetto “modello di nuraghe” in cui sono incisi chevron (VVV
ripetute) si passa alla recinzione lignea della sommità del nuraghe.
Il “reale” per
chi studia (o semplicemente osserva) elementi costruttivi è semplicemente un
capitello! Un capitello sostenuto da una colonna. In tutto il mondo si chiama
così, ma in Sardegna diventa modello di nuraghe!
Fig. 2 Frontespizio di “Indagini su Monte Prama” ed. Nor, 2017
Ho dedicato
alcune pagine del mio ultimo libro “Indagini su Monte Prama” (fig. 2) per
dimostrare che la categoria “parapetto” è piuttosto recente, improponibile al
periodo nuragico e scambiare la decorazione propiziatoria di un capitello con
una recinzione lignea cozza sia con la logica, sia con il buon senso comune.
È talmente fantasiosa
che diventa difficile dimostrare la cantonata.
Mica è facile
dimostrare che l’evidenza è evidente! E quando i segni a chevron sono doppi
(fig. 3 e 4)?
Fig. 4 Chevron o parapetti sul copripancia del guerriero?
Forse è il
parapetto in prospettiva! Se così fosse, in Sardegna ci sarebbe anche il
primato della prospettiva e della geometria descrittiva, altro che Leon
Battista Alberti!
A Monte Prama
sono esposti degli evidenti capitelli quadrati (pag. 17 libro citato).
Ovviamente la didascalia spiega che sono modelli di nuraghe. Bene, quando dagli
scavi verrà fuori un nuraghe quadrato, mi farò frate.
La tecnologia
costruttiva a secco e ciclopica dei nuraghi permette solo la circolarità,
facilmente, questo sì è dimostrabile, ma rinuncio, perché la mia resa nei
confronti della concezione strutturale degli archeologi, è incondizionata. Non
saprei infatti da dove cominciare. Forse dalla forza di gravità, che per un
archeologo penso sia un optional.
Un paletto
fondamentale degli statuti dell’archeologia e che più volte viene ricordato per
rigettare teorie è quello di lasciar perdere la fantasia e le congetture che
non abbiano riscontro col “fattuale”. Per dirla col Taramelli o con Lilliu quel
che conta è solo ciò che brilla sulla punta del piccone. Resti di un parapetto,
ligneo o altro, sono mai stati trovati?
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