di Franco Laner
La risposta all’evidente constatazione che le statue di MP
non possano stare in piedi me l’ero fatta ed ora disfatta. Duro rigettare ciò
che mi pareva plausibile e sostenibile fino a maturare un’altra congettura, ma
i recenti reperti del 2014 mi inducono a riformulare l’ipotesi.
Se qualcosa non sta in piedi, questo era il ragionamento che
mi ha portato all’ipotesi di telamoni, gli faccio agire una sollecitazione di
compressione, in pratica un carico superiore, concentrato e stabilizzante, per
esempio quello dato dall’architrave. Ma gli scavi fin’ora non hanno restituito
resti di tempio (qualche fusto di colonna o capitello, mi pare, ma li chiamano
modelli di nuraghe!) o altre strutture. L’equilibrio potrebbe essere fornito da
una qualche “stampella”, ma non ci sono segni di protesi, muri, agganci,
legature, sostegni
Ci sono molte forme di innamoramento. La più usuale è quella
nei confronti di altre persone, un luogo, una teoria. Pericoloso
l’innamoramento collettivo verso un’ideologia o religione. Pericoloso perché
porta all’intolleranza, all’integralismo, al fanatismo. Ci si innamora appunto
anche di una ipotesi, perché ritenuta intelligente, esplicativa, bella o
singolare. Oppure semplicemente perché soddisfa la nostra ambizione e perciò
rigettarla non è né facile, né semplice.
Per quanto il primo amore non si scordi mai, la mia ipotesi
di telamoni deve lasciare il passo ad una nuova congettura.
L’ipotesi (non una teoria) che ho avanzato recentemente su
questo blog sui guerrieri di MP fa seguito appunto all’ipotesi di telamoni che
sostenni per risolvere la questione che ancora non ha risposta: le statue, così
riassemblate ed esposte, non possono stare in piedi. Se non possono stare in
piedi non sono allora mai state messe in piedi. Ma perché dovrei fare statue
destinate a non stare in piedi? E’ inipotizzabile, assurdo e pertanto tutti
pensano che siano state messe in piedi. Ovviamente anche i due scultori,
Rockwell e Mondazzi. Perciò, pur non capendo come si reggessero, si prodigano
nella ricerca di sostegni o ipotizzando pareti, muri, sostegni rimossi, buchi,
agganci ecc.: non ci sono risposte o segni e alla fine si meravigliano e lodano
la grande capacità e perizia di chi è riuscito nell’impresa. Peccato che questa
affermazione sia ritenuta come prova determinante per l’esaltazione e la
priorità mediterranea delle statue di MP!
Anch’io, pensando a telamoni, schiacciati superiormente
dall’architrave, in fin dei conti cercavo una soluzione perché non ho mai,
nemmeno lontanamente, pensato che non siano state collocate in piedi.
Se alla fine sono giunto ad altra conclusione è perché la
trovo consequenziale a quanto conosco sui reperti, luogo, risultati, deduzioni
archeologiche, ecc. ecc.
L’ipotesi, in altre parole, è dettata dalla mia immaginazione,
non dalla fantasia (parte patologica dell’immaginazione), che
cerca di mettere insieme indizi. Spesso, specie nei blog, si legge e si scrive
in fretta e distrattamente e non si pesano le parole. Ad esempio non ho mai
parlato di falso, bensì di rimessa in bella, ritocchi, aggiustamenti. Falso
significa che è stato rifatto ex novo. Certamente se il ritocco è profondo,
autoreferenziale, rasenta il falso, pur essendo il materiale autentico. Ancora,
gli indizi che posseggo sono limitati e
quindi anche la deduzione è più difficile. Un conto è ragionare su foto,
resoconti, descrizioni, altro è vedere e toccare. A Monte Prama ci sono stato
prima degli ultimi scavi e ho visto solo le lastre di chiusura di alcuni
pozzetti. Ho visto il luogo, non gli scavi. Ho visto i guerrieri esposti a
Cagliari e tre volte sono stato a Li Punti.
Rileggendo le critiche che mi vengono avanzate, capisco solo
che la reciproca comprensione è una chimera. Ad esempio Francesco Maxia mi
obietta che non sia possibile che tutto “questo ben di dio” sia stato buttato
in discarica. Ma questo è un giudizio soggettivo ed enfatico. Per il contadino
era solo un “mal di dio” e forse lui stesso l’ha buttato in discarica per
spietrare il terreno. Può essere stato un “mal di dio” anche per gli
scalpellini…
Lo stesso Maxia mi chiede lumi sulla scelta del luogo. Pur
non capendone la finalità o come si relazioni all’ipotesi che ho avanzato posso
dire di una categoria che il luogo debba possedere: essere più in basso della
cava. Anche la discarica è preferibile che sia più in basso del luogo di
lavorazione. Spero di non dover spiegare perché! I reperti delle statue sono
più in basso della cava e la discarica più in basso delle tombe. Estratto il
masso da cui ricavare la scultura, si può agire o sbozzando il masso in cava
per rendere più agevole il trasporto (perciò nasce la stereotomia) o
trasportando il masso -o il masso sgrezzato- laddove troverà posto in opera. Il
posto di collocazione della statua finita è la dove c’è già la presenza delle
tombe, che sacralizzano il luogo. E’ un luogo che presumibilmente si voleva
fosse meglio identificato, con un tempio, con una più forte consacrazione, o
migliore riconoscimento. C’è già un’area sacra, non profana. Perché non lì?
Mondazzi pensa che la statua possa essere stata scolpita in
piedi, proprio perché, a causa della sua fragilità scultorea (attenzione, non
solo statica) non è facile spostarla sul fianco o rigirarla. Comunque non è
facile nemmeno l’operazione scultorea pur con la statua in piedi. Si pensi solo
ai colpi necessari con la subbia per la sottrazione di materiale, fragile, per
le parti libere e sottili, come uno scudo, un arco o il braccio guantato
libero! Immagino che le ultime due statue venute alla luce nel 2014 -per
intenderci quelle col bubbone cangeroceno che Minoia definisce “scudo avvolto”-
non mi si venga a dire che siano state finite, o che gli scultori hanno
anticipato il “Non –finito” di Michelangelo o Rodin. Sono appena sbozzate e
pronte ad essere rifinite. Ma sono già rotte alle caviglie. Cosa te ne fai? Le
butti e provi con un’altra, cercando di far tesoro dell’esperienza negativa.
Se anche i successivi tentativi non approdano al risultato,
rinunci.
Certo, ho anch’io un sacco di domande senza risposta. Una
che mi intriga è come sia possibile possedere strumenti di ferro (subbie,
scalpelli, sgorbie, gradine) a detta dei due scultori, così raffinati da
permettere particolarissime lavorazioni con risultati così problematici, in
primis quelli statici, con carichi dissimmetrici rispetto ad una base risibile
che se sollecitata appunto con carichi eccentrici si rovescia spezzandosi nei
punti deboli. La risposta a questo problema è una sola: la Sardegna ha
preceduto di secoli la scultura mediterranea, pur non essendoci la minima
traccia nei ritrovamenti archeologici di strumenti scultorei così avanzati, né
di statue simili, né prima, né dopo. Mi chiedo se sia più attendibile questa
risposta o quella da me ipotizzata? Ma il mio tentativo nei casi migliori non
viene nemmeno giudicato, normalmente è ascritto alle stronzate di Laner. Ovvio
che mi piacerebbe che qualcuno entrasse davvero nel merito e mi facesse domande
o mi fornisse risposte o segnalasse errori nella logica del mio pensiero.
Mi si facciano dunque obiezioni più pertinenti, che sono
tali se si ha in mente una alternativa.
Invece ci si bea sulla produzione scultorea di una
“ragguardevole civiltà”, quale? Quella fenicia, quella nuragica o quale altra?
È davvero così strano o folle pensare che i nuragici, nei
loro viaggi, si siano portati qualcuno per farsi scolpire i guerrieri? O che
altri -esterni- abbiano tentato di identificare la loro presenza con i
guerrieri? Ci sono nell’Isola precedenti o posteriori casi di simile statuaria,
o meglio di una cultura o scuola in questo senso?
Anche Adriano -il più grande fra gli imperatori- per la sua
villa volle solo architetti, maestranze e soprattuttoscalpellini orientali.
Anche gli stupendi marmi della Villa vengono dall’oriente. Ne è stato sminuito
per questa scelta?
Infine potrei intervenire in Maymoni blog, visto che sono
chiamato in causa. Non mi considero degno, sinceramente, di entrare nel
“salotto” buono. Non ne ho il linguaggio, lo stile, l’educazione. Nel blog di
Mauro mi sento a mio agio. Se sostengo che nelle statue di MP non vedo arte, né
fenomenologicamente (v. Husserl o Merleau-Ponty) né emotivamente, vorrei
poterlo dire senza essere sbeffeggiato.
Oltrettutto se il maggior artista scultore sardo e non solo,
invita a guardare altrove, in Sardegna, per trovare l’arte e lasciar perdere
MP, non mi sento in cattiva compagnia. Dove ho visto l’arte mi sono prodigato
ad esaltarla e a valorizzarla, come per S. Cristina, qualche nuraghe, come Is
Paras, meglio Su Idili, di Isili, o Santu Antine -viceversa giudico modesto
Barumini e demenziali i rifacimenti arbitrari del monumento- o qualche
eccellente Tdi G. o l’emozione degli antropomorfi. Ancora invito a considerare
che sto parlando di architettura e arte, non di archeologia, retta da altre
categorie. E presuntuosamente dico che un po’ di estetica, per mestiere e
curiosità, l’ho metabolizzata.
Gentile Franco, spero che questa diffidenza o fastidio rispetto ad intervenire su Maymoni ti lasci presto, ma per quel che mi riguarda non ho difficoltà a scambiare commenti con te nemmeno in casa di Mauro (p.s.: è quasi divertente saperlo impegnato a leggere tutto quello che ti ho scritto, giacché qui si passa per la sua preventiva approvazione, di lui che appunto sa come commenti facinorosi possono disturbare le discussioni: buona lettura, Mauro).
RispondiEliminaDevo citarti, Franco, perché sembra che non ci capiamo. Nel tuo ultimo intervento (Dai telamoni all’aborto) scrivi: «Spesso, specie nei blog, si legge e si scrive in fretta e distrattamente e non si pesano le parole. Ad esempio non ho mai parlato di falso, bensì di rimessa in bella, ritocchi, aggiustamenti. Falso significa che è stato rifatto ex novo. Certamente se il ritocco è profondo, autoreferenziale, rasenta il falso, pur essendo il materiale autentico». Evidentemente ti riferisci alla parte del tuo primo intervento (Né arte, né magistero nei reperti di Monte Prama) in cui scrivi: «Il primo ritrovamento è stato … integrato … con quell’ “aiutino” di messa in bella che confermasse l’interpretazione e rendesse esibibili i reperti. … il prof. Mondazzi … in pratica giustifica un possibile “ritocco”. Il “ritocco” è certo. Il problema è quanto questo ritocco sia stato “profondo” e interpretativo!».
Tu però avevi anche scritto questo (sempre in Né arte, né magistero nei reperti di Monte Prama): «I guerrieri rimangono dunque per sei secoli a guardia dei pozzi di sepoltura e altri 23 secoli sotto terra e da li escono teste ben levigate…Dapprima il calcare, tenero e sensibile, è esposto agli attacchi atmosferici e soprattutto agli aerosol trasportati dall’adiacente stagno di Cabras, poi agli attacchi del terreno che li copre e corrode e infine voilà, ecco due teste magnificamente conservate ed esibibili!». Ed era appunto quanto a questo tuo passaggio che ti dicevo: «quanto alle teste ben levigate (senza temere di scandalizzarmi): stai dicendo che sarebbero dei falsi? O che sarebbero dei reperti quantomeno contraffatti?».
Perciò non mi è chiaro se sei consapevole che chi per fretta o distrazione non avrebbe pesato le parole saresti tu, se (come sembra) sei passato poi a rimangiartele. Quando dicevi “e infine voilà, ecco due teste magnificamente conservate ed esibibili” evidentemente non ti stavi riferendo a eccessi nelle cure di restauro, ma allo stato di conservazione dei reperti come sono stati trovati, che mostri di giudicare all’incirca incredibile.
Scrivi poi che non comprendi il nesso tra la mia domanda sulla scelta del luogo per la “discarica” e la tua ipotesi. Ma sei tu stesso a parlare di area sacra! Ipotizzi che il tentativo di scultura sia stato realizzato sulle tombe dove le statue, per una più forte consacrazione del luogo, si sarebbe voluto rimanessero (razionale, si abbattono i rischi di lesione nel trasporto successivo); bene, e quando poi, ammettiamo, il tentativo abortisce (i blocchi, cedendo al peso e alle sollecitazioni del lavoro, si rompono e cadono frantumandosi), cosa si fa di quel luogo sacro? Guarda, io ammetto di non averlo chiaro (direi che frammenti di statua erano anche sulle tombe), ma l’hai chiaro tu quanto lontano dalle tombe fossero i frammenti degli “aborti”? Sappiamo che le dimensioni dello scavo sono quello che sono: pensi che roba da discarica (mal di Dio) in un luogo sacro sarebbe stata spostata di lato col piede? Non avrebbero facilmente provveduto a frantumarla ben meglio, se erano aborti, e casomai a spanderla più in giro se non a portarla altrove?
Scrivi ancora: «la Sardegna ha preceduto di secoli la scultura mediterranea, pur non essendoci la minima traccia nei ritrovamenti archeologici di strumenti scultorei così avanzati, né di statue simili, né prima, né dopo. » E poi sveli che stavi parlando per assurdo (l’avevamo intuito), perché subito chiarisci che ti pare più attendibile la tua proposta di aborti di statue, tentate magari da maestranze straniere. Secondo me ti sfugge, ancora (ma sei solo alla tua seconda ipotesi, e non c’è due senza tre, la terza sarà la migliore), che se anche le statue non avessero retto alla prova (qualsiasi fosse la prova e nonostante gli stratagemmi probabilmente tentati, come forse suggerirebbero almeno i fori con piombo) rimarrebbe lo stesso quanto ti sembra meno probabile: tentativi del genere (chiamandoli pure tentativi, in ossequio alla tua ipotesi) a quanto si sappia precedono comunque le altre civiltà mediterranee, eccetto quella egizia, e non li avranno realizzati comunque a mani nude. Se erano maestranze straniere, da dove venivano? Ecco, magari dall’Egitto; e venivano in Sardegna a riprodurre bronzetti, senza peraltro riuscirvi? Chissà, magari anche; magari lo avevano detto a quei cocciuti dei Sardi che quella figura che a tutti i costi volevano in pietra non poteva reggersi; avranno pure preteso una liberatoria (se poi crollano, fatti vostri, ci pagate lo stesso). Tu contesti la datazione (diciamo che la tua ipotesi si completa esplicitando che le sculture risalirebbero comunque a secoli dopo), ma sappiamo che la datazione si collega a quella degli inumati nelle tombe, non solo (a quanto ho creduto di capire) perché è più logico che sia così, ma anche per i dati di scavo (stratigrafie, commistione di detriti di lavorazione delle sculture e terreno entro i pozzetti funerari); sarà tutto in qualche misura opinabile, ma non saprei in realtà in che misura. E per questo i Fenici non dovrebbero essere in causa: non come esecutori (dov’è una paragonabile statuaria fenicia, e a quando risale una appena accostabile?) e tantomeno come committenti.
RispondiEliminaAncora due cose sulle statue. Ti scandalizzi perché si considerano avere uno scudo avvolto quelle che secondo te hanno un bubbone canceroso, quindi ironizzi sul “non-finito”; evidentemente l’analogia (per me molto forte) con il bronzetto di Vulci non ti convince. Perché, ti chiedo, escludi che quell’ammasso sia rovinato dagli agenti fisici lungo il tempo quanto lo sono in realtà altri frammenti di statue, piccoli e grandi? Dirai “gli scudi avvolti rovinati e quelle teste ancora levigate!” Altre parti, fortunatamente, sono ben conservate, come altre ancora, sfortunatamente (teste comprese), sono molto malconce: che ci possiamo fare?
La seconda cosa sulle statue (non pretendo di parlare per primo di questa sorta di uovo di Colombo, altri lo avranno proposto e mi sorprende che l’ipotesi non ricorra tra le altre quando se ne parla, per cui mi piacerebbe tu volessi spiegarmi perché dovrebbe essere snobbata): ma non avrebbero potuto stare in piedi semplicemente grazie a un terzo o anche un quarto piede non litico, magari in legno (un vero ceppo, per esempio, anziché un ceppo scolpito nella pietra)? Oppure grazie ad appoggi litici ma appunto staccati, indipendenti? Chi glie lo diceva che in quel modo non valeva, che uscivano dai canoni che avrebbero stabilito i posteri?
Comunque sai meglio di me, Franco, che a Stoccolma sul “reperto abortito” del Vasa, il galeone affondato al varo poco fuori dal porto, hanno investito quanto c’era da investire per recuperarlo dalla sommersione e per restaurarlo, quindi ci hanno costruito intorno un museo (che non si nega a nessuno, come dici). Un museo, diresti, per esibire l’inverecondo naufragio di un galeone incapace di tenere il mare e che non è stato né il primo e né l’ultimo galeone nella storia. Voglio dirti, cioè, che se anche quelle statue non fossero mai state viste in piedi (a parte la stranezza, ripeto, di lasciarle in cocci lì intorno … a meno che non fosse già un’area museale), il loro interesse e il loro valore, per come sono state realizzate, per quando verosimilmente sono state realizzate e per dove sono state realizzate (anche a prescindere da chi le abbia realizzate), sarebbe, anzi è, storicamente, molto rilevante.
RispondiEliminaImmagina se nello spazio i terrestri un giorno trovassero un pianeta con i segni di una civiltà scomparsa, e trovassero resti di un razzo spaziale che faticherebbero però a capire come avrebbe potuto funzionare: direbbero che si trattava di una civiltà evoluta, che perlomeno progettava imprese spaziali, o che dovevano essere quattro ciappini incapaci di far decollare un cacchio di razzo (o che si erano fatti abbindolare da quelli del pianeta più vicino che gli avevano rifilato gli ingegneri più scarsi?)?
Infine, salutandoti, sarei molto interessato a un tuo commento sullo scetticismo esternato dall’archeologo Usai, direttore scientifico dello scavo di Monte Prama, a proposito delle rilevazioni col georadar di Ranieri.
Caro Masia dovresti imparare a scrivere cose meno banali e inutilmente prolisse, perchè non ti limiti a fare domande semplici invece di metterti ad argomentare come un azzeccagarbugli su temi che non conosci?
RispondiEliminae poi deciditi a cosa dedicarti, passi dalla paleoepigrafia fantascientifica di Gigi Sanna alle corbellerie astronomiche di Sandro Angei e ora pure di statica?
Non ti basta essere l'avvocato azzeccagarbugli delle tesi di Gigi Sanna?
scusa Francesco, mi è venuto mal di testa.
RispondiEliminaPenso che tu abbia ragione. Spesso mi contraddico. Non lo farei se avessi le idee più chiare e soprattutto se approvassi e capissi ciò che dicono gli archeologi, che non distinguono un capitello da un modello di nuraghe, definizione oltrettutto per me stupida. Ma non ho capito bene la tua ipotesi sulle statue di MP. E' impossibile che tu non l'abbia e quindi aiutami!
Intanto -per te- sono state trovate come vengono esibite o sono state ritoccate e soprattutto quanto?
Sono nuragiche o fenice o tu da dove pensi che venissero chi le ha scolpite o erano maestranze locali?
Sei d'accordo che avessero lo scudo in testa?
Quale valore artistico, non archeologico, assegni ai reperti?
Pensi che le statue fossero coeve agli inumati e che prove hai?
Hai visto i fori per eventuali sostegni nelle ultime due statue rinvenute nel 2014?
Qual' è la tua ipotesi che rende possibile alle statue di stare in piedi? (Minoia dice, non io, che sono state in piedi 600 anni e poi distrutte, altri hanno altre idee...Sono per te state realizzate nel 900 a.C o sono qualche secolo più recenti?
Pensi che gli arti, lo scudo o un braccio libero sia stato scolpito "sottraendolo" dal masso o sono stati attaccati alle statue?
Ti sembra che siano armoniose e proporzionate?
I reperti, in discarica, dove hanno trovato i 5000 e più pezzi, li ha buttati il contadino, chi ha distrutto le statue, chi altro?
Ma le statue erano in un tempio o erano sopra, in piedi, alle lastre di sepoltura? Ogni lastra di sepoltura aveva una statua o una si e una no, visto che l'ingombro delle statue è maggiore dei pozzetti?
Come lo scultore di MP è riuscito a prendere il bronzetto di Vulci da modello? Conosci comunque un tipo di scudo arrotolato e che alla bisogna si possa srotolare ed avvolgersi per proteggersi? Ma il bronzetto/a di Vulci ha proprio uno scudo avvolto o non potrebbe essere qualcos'altro?
Quindi per te i pugilatori avevano lo scudo in testa (come i bronzetti, anche se qualcuno sostiene che in testa non ha uno scudo)?
Ti pare che la ricostruzione-esibizione delle statue nei due musei isolani sia filologica e coerente?
Se vuoi ti faccio altre domande, più precise ed intriganti, che mi tolgono il sonno. Caso mai però aspettiamo le tue risposte. Grazie e un cordiale saluto
Franco