di Mauro Peppino Zedda
Una quindicina di anni fa, in
località Tzricotu (Cabras) vennero alla luce dei reperti altomedievali che Gigi
Sanna scambiò per nuragici e si convinse che le decorazioni del reperto fossero
un’iscrizione nuragica.
Il rinvenimento attirò l’attenzione
dei maggiori quotidiani Sardi, sembrava che fosse stata scoperta una stele di Rosetta made in Sardinia. Da allora in poi sulla questione sono stati versati
fiumi di inchiostro e immessi in rete oceani di bite.
Nel mentre che Sanna decriptava i
segni che decorano il reperto attraverso la sua fantasmagorica logica circolare
(che trova tutto quello che pensa), l’archeologo Benito Serra (con una serie di
pubblicazioni a partire dal 2004) cercava di contestualizzare l’origine del
reperto attraverso comparazioni a vasto raggio, definendone infine la sua
collocazione nell’età altomedievale nel filone della metallotecnica bizantina.
Sanna invece di reagire usando il
buon senso e cioè riconoscere come confutata
la sua tesi e riconoscere la validità delle
proposte di Serra, si arroccò sulle sue posizioni, ed è ancora arroccato, dimostrando
d’essere un epigrafista da cabaret.
Il suo modo di argomentare basato
su una pestifera logica circolare (intervallata da insulti verso chi lo
contraddice), lo ha portato a risultati disastrosi, sempre più disastrosi, vede
scritte nuragiche in pozzi del secolo scorso e insieme al fedele discepolo
Sandro Angei sta procedendo a decriptare
in chiave nuragica le iniziali dei nomi che gli innamorati di mezza Italia
hanno inciso nelle scogliere del Sinis. Una paleoepigrafia da scogliera che
forse fa sorridere pure i GRANCHI che tra gli scogli li osservano esterrefatti.
Sinceramente poco mi importa che
Sanna non riesca a comprendere che la sua logica circolare lo ha imprigionato
entro un labirinto teoretico senza fondamenta, e poco mi importa che il
gruppuscolo di ignoranti, presuntuosi, maleducati che gli stanno attorno non
abbiano la benché minima idea sui dettami della paleoepigrafia scientifica.
Quello che mi stuzzica è il
perché una professoressa universitaria di biofisica appoggi la fantapaleografia
in salsa sanniana. Come mai Aba Losi non riesce a capire che le proposte di
Sanna sono inverosimili? Come mai non riesce a riconoscere che la proposta di
Sanna su Tzricotu è palesemente infondata e che ha, ormai, debordato nel comico? Come spiegare perchè nega la lapalissiana evidenza dello studio di Benito Serra?
Se non a me appassionato in filosofia della scienza, lo spieghi almeno per il rispetto che lei dice di avere dei sardi. Insomma perché una docente universitaria di biofisica sostiene le
corbellerie di Gigi Sanna?
Io trovo scientificamente assurdo
che una docente universitaria sostenga
la fantapaleoepigrafia da cabaret di Gigi Sanna, proprio non riesco a capire come si può negare la
lapalissiana evidenza dell’esemplare esposizione scientifica che Benito Serra ha
prodotto sui reperti di Tzricotu.
Le figure a corredo del testo sono
tratte da una pubblicazione di Paolo Benito Serra, Su una matrice da modano e su una placca di fibbia dall’oristanese
in QUADERNI 25/2014. Quella in alto fotografa Tzricotu, mentre quella in basso
da Castel Trosino, dove si può notare, con lapallisiana evidenza, che gli
stilemi decorativi di quel reperto altomedievale sono simili a quelli di
Trzicotu.
Mauro, è una guerra persa in partenza: Sanna legge anche le navicelle, i bronzetti, i graffi nei muri e tutto ciò che gli passa davanti, vedrai che tenterà di convincerti che anche quei reperti che hai mostrato sopra (e spiegato cosa fossero) sono scritti in nuragico.
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