di Fabrizio Sarigu
Il paradigma di riferimento della scienza accademica nell’interpretazione della funzione dei nuraghi vuole che queste incredibili strutture siano sostanzialmente delle fortezze (con poco spazio per altre idee) deputate alla difese delle comunità che risiedevano nelle sue prossimità.
Eppure, da un’analisi anche superficiale degli stessi, appare evidente che non sia possibile asserire, per le caratteristiche che lo contraddistinguono, una funzione di quel tipo. Certo il nuraghe è imponente e ha, di prima impressione, la forma della classica torre difensiva medioevale, eppure gli spazzi interni sono troppo angusti per poter pensare che possa aiutare a resistere ad un assedio o ospitare una guarnigione. Tutta la struttura ha una razionalità che sembra agli antipodi rispetto quanto richiesto da una fortezza, salvo possibili rimaneggiamenti successivi in situazioni disperate.
Se dunque partiamo da questo presupposto è possibile asserire che il nuraghe avesse altre funzioni e soprattutto di carattere simbolico-religioso? Probabilmente la risposta può essere positiva se consideriamo alcuni aspetti.
Anzitutto in questa analisi bisogna partire dal dato apparentemente più banale, ma comunque l’elemento di partenza di qualsiasi speculazione interessi il nuraghe. Il nuraghe è, c’è ed esiste, è la “forma” con cui l’abitante della Sardegna di allora antropicizzava il territorio, lo rendeva “umano”, conosciuto, sotto controllo e quindi sicuro. L’atto dell’antropicizzare, l’atto del “fondare” un territorio è però un atto religioso, un atto che ha proprio lo scopo di sacralizzare l’ambiente circostante. La funzione psicologica sottostante è facilmente coglibile e rientra sempre nel bisogno intimo di controllo e sicurezza dell’ambiente in cui si vive. Così come i nostri simboli religiosi posti nei valichi più improbabili delle montagne, i quali rincuorano poiché veicolano il messaggio del passaggio dell’uomo in quel luogo, luogo che per tanto non è più “selvaggio”, ma è strappato alla natura e antropicizzato appunto.
Questa è la prima funzione del nuraghe, da un punto di vista psicologico è anche la più importante.
Dietro questo fatto, ripeto, c’è un pensiero religioso che non può non riflettersi sul nuraghe stesso. Come sottolinea Mircea Eliade, il territorio non è “qualitativamente” uguale da un punto di vista religioso e simbolico, ma si presenta al contrario qualitativamente diverso per l’uomo che vi abita. Lo spazio sacro va solitamente “fondato” e messo in risonanza con le armonie celesti, cosa che sovente si raggiungeva attraverso allineamenti di carattere astronomico al fine di realizzare il principio del così in cielo e cosi in terra. Quando il cielo veniva sovrapposto in quel modo alla terra (tramite il monumento), ecco che quello spazio diveniva fondato, sacro e quindi qualitativamente diverso. Anche l’incredibile numero dei nuraghi in Sardegna rappresenta un indizio di non poco conto sulla sua funzione “fondante” il territorio, si tratta di una vera e propria ossessione (e compulsione) costruttiva, che benché interressi diversi secoli è comunque un dato incredibile, che solitamente si riscontra solo nei fenomeni a carattere religioso. Probabilmente la Sardegna è il luogo sulla terrà che è stato più “sacralizzato”, gia Mircea Eliade la teneva per questo in grande considerazione. Viceversa come dare ragione di 7000 ( in realtà dalle 8000 alle 10000 probabilmente) fortezze nell’isola? Da chi dovevano difendersi, quando mai nella storia si è avuta un simile accanimento costruttivo militare?. In quelle epoche, la densità della popolazione era talmente bassa che vincere una battaglia consentiva il controllo di un vastissimo territorio, ecco perché le legioni non erano numerosissime ma l’impero romano era vastissimo. Considerando la grandezza del territorio sardo questo numero è più che spropositato. L’idea che l’isola si sia dedicata ad un simile sforzo militare senza che dagli scavi sia mai emerso nulla di una simile, devastante, attività militare, penso sia sufficiente a far cadere ipotesi di quel tipo.
Il nuraghe fonda quindi il territorio circostante, lo difende spiritualmente (se proprio dobbiamo salvare in qualche modo la funzione difensiva) per tanto è in relazione col cielo (come ormai testimoniano gli studi di Zedda et Alii). A riguardo non penso siamo ancora in grado di dire se questa sovrapposizione celeste fosse necessaria come dire ante hoc, per l’atto di fondare e poi il nuraghe svolgesse funzioni diverse o varie, oppure se fosse anche post hoc e quindi legata alla specifica funzione religioso-simbolica che il monumento andava da quel momento in poi a svolgere, anche se forse è più probabile la seconda. Lo stesso Zedda evidenzia come molti nuraghi siano in relazione con la costellazione del centauro (e croce del sud ancora all’epoca un tutto), che sparì dall’orizzonte sardo intorno al 1000 prima dell’era volgare, casualmente in concomitanza (approssimativamente) con l’abbandono dei nuraghi. Gli studi ad oggi non hanno ancora fornito una ragione valida per spiegare il perché del loro a tutti gli effetti abbandono, poiché mancano dei segni stratigrafici che aiutino a capire.
Ma a questo punto, se il nuraghe ha una funzione simbolico-religiosa, fondante il territorio e in relazione col cielo e con particolari costellazioni, logicamente quando queste costellazioni “tramontarono” ( definitivamente, ma in realtà torneranno quando il cielo riassumerà la configurazione che aveva tra il 2000 e il 1000 p.e.V., ossia tra un po’ meno di 22000-21000 anni), come nel caso del centauro, venne meno la funzione del sistema dei simboli legati ai nuraghi, il quale sistema simbolico non era più in sintonia col cielo e quindi, magari per questo, venne abbandonato senza colpo ferire.
Quando la macchina del cielo cambia faticosamente marcia, le stelle che trans-grediscono non possono più ricondursi indietro.
caro Fabrizio,
RispondiEliminail tuo articolo ottimo solleva una serie di importanti questioni sul significato simbolico dei nuraghi.
é da tempo che io ed altri ci chiediamo se gli orientamenti astronomici che caratterizzano i nuraghi fossero stati concepiti per una funzione ante hoc o post hoc, ritengo probabile che le avessero entrambe.
Dunque orientamenti astronomici finalizzati sia a cosmicizzare la costruzione e sia funzionali a espletare ritualità connesse con particolari eventi astronomici.
si forse alla fin fine gli aspetti possono essere entrambi presenti e non essere in contraddizione, anzi forse logica conseguenza. Dopo la prima fondazione, ad ogni nuova epifania astronomica il nuraghe veniva anche ricosmicizzato e il luogo stesso "rifondato", in un vincolo simbolico che si riperpetuava nel tempo attraverso il rituale che lì avveniva.
RispondiEliminaFabrizio
G.le Fabrizio alcune piccole osservazioni:
RispondiElimina1)anche se non ha ricevuto veste formale credo che la teoria oggi paradigmatica sia quella dei nuraghi polifunzionali. Molto più insidioso dei nuraghi fortezza.
2) anche io credevo di poter risolvere la questione dell'esorbitante numero dei nuraghi con il concetto di Eliade. Ma ormai da un po credo che questa ipotesi non scalfisca minimamente la polifunzionalità e come quest'ultima non spieghi granchè.
esistono vari gradi di antropizzazione del territorio che va dal grado di cultura non sedentaria a quella sedentaria: dal nomade alla città.
nel bronzo antico la volontà di manifestare la signoria di un territorio, di fondarlo, si manifesta gia con le Allée couverte. Rendere una tomba visibile è una chiara marcatura territoriale. il territorio in cui gli avi riposano diventa sacro ed inviolabile e con questo si ha gia l'effetto fondazione. Questa ideologia della marcatura territoriale prosegue probabilmente con le tombe dei giganti derivanti dalle allé.
Successivamente o contemporanemtante alle tombe dei giganti con stele compaiono i nuraghi a corridoio che si dispongono a gruppi di 2 o 3 preferibilemte lungo i corsi d'acqua.Qui siamo in presenza di un grado di antropizzazione ulteriore che poi si farà ulteriormente più sofisticata con i nuraghi a tholoi.Quindi secondo me occorre chiedersi perchè i nuragici sentirono il bisogno di antropizzare ulteriormente il territorio? Non mi pare corretto rispondere a questa domanda con la medesima motivazione che fornisco alla costruzione di allé e tombe dei giganti.
Ma se anche sbagliassi ci sarebbe un altro problema. Dire antropizzazione e dire controllo (secondo la dottrina polifunzionale) lascia impregiudicato il problema di fondo: perchè antropizzare e controllare proprio con delle torri?
È questo il quid specifico dei nuragici, non che antropizzassero o controllassero le risorse naturali,: questo, senz'altro lo facevano perchè è insito nell'uomo. Il punto è se vogliamo attribuire al nuraghe una delle tante funzioni che gli uomini lungo i secoli assolvono con i loro edifici o se vogliamo individuare la specificità nuragica. Io credo che questa sia l'unica vera strada (ma pure la più difficile) per individuare la funzione dei nuraghi,
l'utilizzo dell'analogia e delle generiche cateorie abitazione...palazzi, centri polifunzionali, finanche templi ..(anche se poi questi termini dobbiamo utilizzare) siano dei palliativi che ogni tanto usiamo per, riposarci...
Esclusa la funzione difensiva del nuraghe alla quale anche tanti "non esperti " hanno mai creduto, ed affermata la funzione antropicizzante del territorio o quella religiosa , che giustificherebbe il grande sforzo costruttivo, esistono altri indicatori che possono dimostrare che il nuraghe fosse veramente un luogo di "culto"?
RispondiEliminaIsabel
Caro Dedalo, in attesa che risponda anche Fabrizio, non ti dispiacerà se mi inserisco nella discussione.
RispondiEliminaCertamente hai ragione quando dici che seppur il paradigma ufficiale è quello della teoria del nuraghe fortezza, tra molti archeologi circola, seppur non ancor enucleata in modo sistematico, l'idea che il nuraghe sia un edificio polifunzionale.
Che nei nuraghi potessero svolgersi diverse funzioni è possibile, basterebbe pensare alla chiese romaniche.
Ma a nessuno salta in testa di definire le chiese romaniche come edifici polifunzionali!
Se pur in esse si svolgevano pratiche aggiuntive alla funzione religiosa restano pur sempre chiese!
Lo stesso Taramelli nell'affermare che i nuraghi erano fortezze aggiungeva che vi erano spazi riservati al sacro.
Definire il nuraghe come edifico polifunzionale non mi pare appropriato, e credo se qualcuno vorrà cimentarsi nel teorizzare (non nel semplice affermare) che il nuraghe fosse un edificio polifunzionale, non credo che riuscirà a formulare una teoria che risponda al principio di falsificazione avanzata da Popper.
D'altro canto è leggittimo suddivvidere i nuraghi per categorie e pensare che le diverse tipologie abbiamo funzioni diverse.
Tra un monotorre e un Santu Antine certamente esistono differenze nella funzione.
Per me comunque da ricercarsi nella sfera del sacro.
La vera sfida credo stia tutta nel capire in quale tipologia di sacro inquadrare la Sardegna nuragica.
Comunque sia, nella tua idea di polifunzionalità a cosa pensi?
Cara Isabel,
RispondiEliminala Sardegna nuragica ha attraversato due fasi una aniconica e una iconica, nella fase iconica (a partire dal Bronzo Finale) gli indicatori sono talmente evidenti che nessuno mette in dubbio per quella fase la funzione sacrale, gli archeologi che pensano che nella fase precedente i nuraghi fossero delle fortezze, parlano infatti di un riutilizzo, per loro , chissà perchè (non ne spiegano le ragioni) i nuraghi si trasformano da fortezze in templi.
Nella prima fase essendo aniconica è più difficile individuare gli indicatori, vi è senz'altro l'orientamento astronomico, l'ergersi come dei giganteschi ciclopici menhir nel paesaggio. Inoltre la loro struttura interna "angusta e labirintica" come afferma Lilliu, ma per sarebbe meglio dire "angusta e mandalica" fa pensare che in essi si svolgessero riti legati all'iniziazione, alla fertilità , alla divinazione, all'oracolo, alla incubazione.
caro Mauro,
RispondiEliminala polifunzionalità tale e quale per me non è valida. Anche per me non è falsificabile io infatti più che come teoria la penso come prospettiva, e come un approccio empirico. ma solamente empirico, infatti non è in grado di dar vita ad una teoria compiuta e sistematica. Inoltre mi pare strumentale a creare una distanza tra i templi nuragici autentici, perchè considerati tali dall'archeologia ufficiale (pozzo sacro, megaron)...ed il nuraghe.
comunque aspettati un mio intervento più articolato in merito..che spero frutti qualche commento per approfondire ulteriormente...
per ora accenno al fatto che grandi maestri di storia delle religione come Brelich, spiegano alcuni riti attraverso l'economia. Dunque lo iato tra il civile e il religioso è più apparente che reale faccio un esempio:
in primitive popolazioni la mietitura o qualsiasi altra attività agricola è preceduta in genere dal rito dello sciamano o dello stregone. Questo rito, come lo stesso Brelich insegna, non fa altro che riprodurre ciò che successivamente i contadini andranno a fare sui campi. naturalmente lo sciamano compie gesti elaborati spesso basati su un mitologemo. ma la funzione dello sciamano in questo caso è de-sacralizzare il campo e il raccolto per permettere il raccolto. Viceversa, talvolta, le primizie, i primi frutti od ortaggi raccolti sono dedicati o agli antenati e dunque ri-sacralizzati.
Qui nasce lo spinosissimo problema archeologico: si tratta d'individuare il momento in cui lo stesso bene passa dalla dimensione sacra a quella profana e viceversa.
Per di più l'economia non può spiegare integralmente la sfera religiosa e l'deologia di un popolo.
e brelichh si riferiva popoli che studiava da antropologo, e a lui contemporanei...
noi parliamo di nuragici del 1600 a.C.....
P.s.
la finestrella in cui scrivo è minuscola...ho difficoltà a legere quel che scrivo..non si potrebbe aumentarne le dimensioni e inserire anche i comandi per corsivi e grassetto?
Caro Dedalo, ottima la citazione di Brelich, ma credo che oltre agli storici della religione (comunque da prendere nella massima considerazione) sia necessario conoscere i fenomenologi della religione.
RispondiEliminaSarebbe importante che nel corso di studi degli archeologi preistorici si studiasse la storia delle religioni e la fenomenologia del sacro.
Tu hai parlato di primizie, cosa c'era in cui contenitori che troviamo nei nuraghi o nelle tombe di giganti?
Non ti sembra un po peregrina l'idea che un piccolo monotorre isolato possa essere un magazzino?
Viceversa pensandolo come un luogo sacro è verosimile che vi venissero deposte delle offerte.
Ancor prima di cercare di capire "a che servivano i nuraghi", potremo iniziare con un compito un po' più semplice e vedere "a cosa NON servivano i nuraghi?
RispondiEliminaI nuraghi sono delle torri che NON servono per il lancio di missili interplanetari e ciò lo possiamo affermare con certezza perché conosciamo alla perfezione com’è fatta una torre per il lancio dei missili che ci consente, quindi, di escludere con sicurezza un utilizzo in tal modo della torre-nuraghe.
Trent’anni fa il professor Pittau espose un ragionamento più o meno di questo tipo, dimostrando ampiamente a cosa NON potevano servire in nuraghi: a far la guerra. Le sue argomentazioni furono fortemente convincenti proprio in virtù del fatto che conosceva perfettamente in che modo si poteva svolgere una guerra in una cultura paragonabile a quella nuragica.
In una situazione “normale”, sarebbero state sufficienti un decimo delle argomentazione del professore per sentenziare definitivamente che la teoria del nuraghe-fortezza era stata confutata (in realtà ridicolizzata). Invece, a decenni distanza si continua a parlare di assedi, pallottole per catapulta, per fionda, di feritoie ecc. La cosa “strana”è che a fare uso di concetti e termologia bellica sono rimasti solo gli accademici sardi (della serie irriducibili guerrieri giapponesi arroccati nelle foreste delle montagne di Mindanao a combattere una guerra finita da sessant’anni), tutti gli appassionati e gli studiosi extrainsulari, hanno da tempo preso le distanze dalla teoria guerrafondaia e da tutta la terminologia ad essa legata. Sempre in una situazione “normale”, l’assenza di un muro di protettivo nella gran parte dei nuraghi, avrebbe immediatamente fatto storcere il naso (anche a quelli che ce l’hanno corto) a qualsiasi ipotesi difensiva o bellica sulla destinazione d’uso dell’edificio ma, evidentemente, in Sardegna NON siamo in una situazione “normale”.
Io non credo che gli appassionati e gli studiosi extrainsulari siano più intelligenti degli accademici sardi: sono semplicemente più liberi. Chi ha fatto un minimo di carriera (o sperava di farla) nel mondo accademico, ha ripetuto come un disco incantato le teorie dei maestri; e francamente non mi sento di processare costoro per il mancato coraggio. Dico “mancato coraggio” proprio per rispetto della loro intelligenza, perché onestamente mi pare impossibile che costoro credano ancor’oggi alla teoria del nuraghe-fortezza. Sono a mio avviso nel classico cul del sac, e tentano di uscirne con la NON teoria del nuraghe-polifunzionale (i nuraghi sarebbero in tal caso delle case, delle caserme, dei templi, dei magazzini ecc. insomma la Sardegna antica sarebbe stata una regione che ospitava delle “macrocittà” i cui edifici si trovavano sparsi su vasti territori) “un’ipotesi” quest’ultima di gran lunga più insulsa della precedente. Ma NON convince neppure l’ipotesi dell’antropizzazione del territorio giacché non spiega le differenze e i particolari architettonici (scale, nicchie, mezzanini ecc.) né la relativa breve distanza che spesso separa due nuraghi: antropizzare lo spazio risponde all’esigenza di “domarlo” e prenderne possesso ed è difficile immaginare come ciò possa avvenire verso un territorio che dista due o trecento metri da un altro già antropizzato. La cosmicizzazione di cui parla Zedda (nei suoi lavori) e Laner contiene implicitamente l’idea dell’antropizzazione dello spazio e spiega in una certa misura anche gli orientamenti astronomici presenti in molti nuraghi, ma anch’essa NON spiega il nuraghe con tutte le sue varianti e particolari costruttivi. Ad esempio perché costruire una stanzetta sopra il corridoio d’ingresso che comunica con l’andito attraverso un’apertura sul pavimento, se il nuraghe “serve” semplicemente a comicizzare il territorio? Avrebbero potuto tranquillamente farlo pieno il nuraghe conservando comunque “l’effetto” comicizzante e antropizzante.
RispondiEliminaSempre oltre trent’anni fa il professor Pittau ipotizzò che da questa stanzetta la pizia emanava gli oracoli: ecco questa è una delle poche cose che ci dicono “a che servivano i nuraghi
@ Cyrano
RispondiEliminaPienamente d'accordo, però occhio ai refusi.;)
E' già abbastanza "comico" questo:" la NON teoria del nuraghe-polifunzionale ".
Diana O.
@ Cyrano..
RispondiEliminaFrancamente non ho letto il Pittau, me ne dolgo ma ancora non ce l'ho fatta, e per me è un danno come qualsiasi libro che non riesco a leggere...
ho realizzato quanto fosse peregrina l'idea dei nuraghi fortezza con le mie povere forze. quindi naturalmente sono come Lei dispostissimo a credere che ci siano tantissime altre persone anche tra gli archeologi (normodotate come me e lei..) in grado di capire che quegli edifici non furono fortezze.Ricordo per es. Phoinix...che spero ci segua.
Parentesi: i nuraghi non sono fortezze, ma le mura perimetrali che per es. al Losa.circondano l’area dell’insediamento, estesa per tre ettari e mezzo, credo di sì. Ho letto che si tratta di una poderosa muraglia provvista di alcune porte e torrette. Quando ho visitato il Losa purtroppo non l'ho individuata...voi avete capito qualcosa in più?
queste mura con queste caratteristiche potrebbero essere una fortificazione e segnalare un periodo di intenso warfare. Ma questo è un altro discorso che l'archeologia risolverà, forse. Peccato che non si descrivano ulteriormente queste "fortificazioni" perchè avremmo in tal caso criteri (per es. un diverso spessore..) per distinguere casi di edilizia cultuale e casi di edilizia militare nuragica,
Però Cyrano non sono troppo d'accordo con lei quando dice che NON siamo in una situazione normale altrimenti Pittau avrebbe gia affondato il nuraghe fortezza. Se Pittau "fallì" è proprio perchè attraversiamo da lunghissimo tempo una fase di ...scienza normale..
...qui alla fine sarebbe stato utile o il corsivo od il grassetto...per favore Mauro rimedia sennò giuro che t'assillo...:D
Cyrano ciao,
RispondiEliminauna precisazione, non ho detto che il nuraghe serve per cosmicizzare o antropicizzare il territorio.
Ho detto che il nuraghe ANTROPICIZZA E COSMICIZZA il territorio, c'è differenza.
Una croce piantata in montagna che domina la vallata cosmicizza il territorio e lo antropicizza a prescindere che sia croce latina greca tao ank etc...e a prescindere dal motivo (consapevole) per cui sia stata messa (morte di una persona, semplice religiosità, dire "noi siamo credenti", non lo so)
Il nuraghe antropicizza il territorio punto, poi non credo che il nuragico avesse consapevolezza di ciò e che questa fosse una "funzione" cosciente, così come un ragazzo che riga la macchina del vicino di casa non ha consapevolezza del fatto che sta richiamando l'attenzione dei genitori, ma sta richiamando l'attenzione dei genitori punto, le altre considerazioni (come la felicità del proprietario per la cosa, tipo non potevi mandare un smmmhssshh a papà???) sono a livello due, a livello uno c'è l'elemento di base.
Ecco io sono partito dalla considerazione che considero essere prima (come Zedda, come Magli, come Lener etc), perchè penso che un lungo camino inizi dal primo passo, il nuraghe ha quella funzione ontologicamente, perchè esiste, ma penso che il nuragico non ne avesse coscienza da un lato e dall'altro avesse in mente un ben preciso progetto da realizzare, che indirettamente aveva anche la funzione di cui sopra della quale godeva inconsciamente. Questo progetto (ancora da comprendere appieno) da ragione delle diversità di forme e a mio parere è da ricercare nel livello del sacro.
Certo se il livello del sacro non c'è, e il nuraghe è una fortezza, allora non antropicizza niente ma DIFENDE il territorio, tuttavia se c'è il livello del sacro allora c'è anche l'altro in una sorta di specchio reciproco.
questa mi sembrava la prima considerazione di base da cui muove tutto il resto.
l'idea di partire da una "teologia negativa" del nuraghe mi piace molto...
Fabrizio
@ Mauro
RispondiEliminaqualsiasi cosa tu voglia pensare del nuraghe sotto il profilo religioso, dovrai farlo in connessione con la sua economia.
Le speculazioni sul soggetto e oggetto del sacro sono interessanti ma non risolvono alcuna questione archeologica. io anzi le temo...
tra i piani di studi degli archeologi che poveracci son gia tartassati.aggiungi anche la polemologia e la storia militare..è un mio vecchio pallino ma mi torna sempre utile...
per le altre domande, aspetta ...ciao.
Caro Dedalonur, economia certo, ma come dice Cyrano bisogna innanzitutto capire cosa il nuraghe non può essere, una volta scartate delle ipotesi (per esempio quella di fortezza) attraverso dei ragionamenti sulla funzionalità della costruzione, possiamo procedere, attraverso delle ipotesi sulla struttura economica e sociale, a cercare di capire quale tra le ipotesi plausibili sia quella più verosimile.
RispondiEliminaInsomma io condivido Lilliu quando dice che il nuraghe è "angusto è labirintico" (intendendo per labirinto il mandala), ma non lo condivido affatto quando afferma che quell'angustia fosse funzionale alla difesa e ostacolo alla funzione sacrale, penso sia proprio il contrario! La Mandalica-angustia dei nuraghi è funzionale alla sacralità della costruzione e ostativa di una funzione militare!
Sulla muraglia che cinge il Losa, non è una muraglia difensiva ma solo protettiva dell'area.
RispondiEliminaRitengo che una muraglia difensiva debba avere la caratteristica di permettere ai difensori di operare sulla sua sommità (cioè avere un adeguato spessore).
Sul fatto che il Losa sia un nuraghe che va oltre il normale orientamento astronomico e appartenga a quelli astronomicamente concepiti vedi il libro ARCHEOLOGIA DEL PAESAGGIO NURAGICO, anche gli ingressi all'area protetta dal muro sono astronomicamente orientati.
gent.le Dedalonur
RispondiEliminalei se non ho capito male si domanda perchè i nuragici hanno scelto la forma di una torre (questa è la loro peculiarità).
Le rispondo sinceramente, non so se la domanda serva, penso sia più fecondo concentrarci sulle funzioni del nuraghe, funzioni che di fatto potevano anche essere svolte da monumenti con forma diversa.
ad esempio lei usa la parola "torri", è sicuro che i nuragici avessero questa concezione del nuraghe, che guardandoli la prima cosa che pensassero fosse una torre (per noi è così) e non altro? Pare che il termine nuraghe possa fare riferimento ad un circolo di pietre, altri ad una cavità..
siamo noi oggi che li leggiamo come torri. Inoltre è vero un monumento sacro può avere svariate forme, un allineamento astronomico può essere marcato anche con dei pali di legno. Io prenderei più che altro come dato di fatto che il nuraghe è come è, penso non sia fecondo domandarsi perchè fecero cosi e non cosà a rispondere ad una data esigenza. Inoltre ricordo che il pensiero religioso non risponde a criteri di razionalità, anzi tutt'altro, risponde a bisogni diversi che possono concretizzarsi anche in monumenti "irrazionali" sia rispetto alla complessità che ai costi considerandone la funzione. Tuttavia perfettamente rispondenti a quei bisogni.
Il nuraghe poi non nasce dal nulla, anche qui do ragione a Mauro, con ogni probabilità è un menir ciclopico (che a differenza del monolitico consentiva di ricavare uno spazio interno) e ne eredita precisamente il significato simbolico.
sul perchè fossero così tanti, anche qui secondo me bisogna prenderlo come un dato di fatto. come si antropicizza un territorio? con un monumento, due , tre, qattro, chi lo stabilisce? loro lo stabilirono con più di 7000 nuraghi e con le tombe dei giganti. penso che anche questo vada preso per quello che è il dato. Certo si innescarono meccanismi di competizione e le pietre abbondanti in sardegna ne facilitarono la ripetizione del modello, finchè la spinta costrutiva non si esaurì. Si creò una moda.
Anche noi abbiamo tante chiesette di campagna che antropicizzano il territorio, ma non basta da sola la cattedrale in città o la chiesa nel paese?... evidentemente per chi ci abita no.
Fabrizio
Ma perchè tutti parlano dei nuraghi a torre e nessuno nomina mai quelli a corridoio???
RispondiEliminaDiana 0.
G.le Fabrizio,
RispondiEliminaPotrei certo sbagliarmi perchè non sono uno specialista di storia delle religioni, sono solo un appassionato col sogno nel cassetto di poter prendere la seconda laurea.
Ma ad occhio e croce il suo modo di ragionare non credo risponda alla strategia migliore per ricostruire il significato religioso dei nuraghi.
Per adesso m'interessa risponderLe su questi due punti:
1) Il termine "torre" aveva semplice funzione di sinonimo. Comunque che loro costruissero edifici con la funzione di scala mi pare la cosa più oggettiva che si possa dire.
Erigere torri avendo in mente dei menhir? mi verrebbe subito da chiederle, perchè mai allora non erigere semplici menhir. Ma il punto è, che credo non si debba fare l'errore di partire da un simbolo che appaia calzante sul Nuraghe e da lì tentar di capire la religione nuragica e dunque cosa fosse il nuraghe.
credo che si debba fare un altro procedimento, partire dall'economia, dalle poche manifestazioni simboliche lasciateci dai nuragici, e dalle varie tradizioni etnografiche, scartare ciò che sembra incongruo e quindi, una volta fatto tutto questo, dare anche la lettura simbolica del nuraghe conseguente.
I collegamenti simbolici altrimenti ci trascineranno nel loro vortice; se applicassimo direttamente ai nuraghi la lettura simbolica senza averci prima costruito dei binari, finiremmo senz'altro per deragliare.
2) che la religione non abbia struttura razionale è (va da sè) un discorso piuttosto complesso che non ritengo di poter affrontare. però visto che è evidente il Suo riferimento alla mia citazione del brelich, faccio presente che è lo stesso Studioso a denunciare il fatto che l'economia e le altre strutture sociali non possano spiegare tutta la religione di un dato popolo. la religion e la spiritualità sono spesso influenzate da eventi storici in senso apparentemente irrazionale anche affatto irrazionale. Per es. in Mitologia sono noti gli eroi culturali (noi qui in Sardegna abbiamo Aristeo, Dedalo), ricordi di un lontano apprendistato, innovazione, miglioramento culturale. Oppure possono influenzare le credenze religiose anche vari fenomeni naturali come le stesse osservazioni sul moto degli astri, e la loro contiguità a certi fenomeni naturali (per es. Sirio e le piene del Nilo).
Ma è indubbio quanto l'economia possa intrecciarsi e determinare la religione.
Brelich ha spiegato istituti religiosi all'apparenza irrazionalissimi capendo la struttura economico-sociale dei popoli che analizzò. Quindi brelich fece semplicmente il lavoro dell'antropologo interpretando dal di dentro, la religione che studiava.
Noi non possiamo spedire alcun antropologo presso i nuragici. Per cui dobbiamo capirne gli arcani da vie oblique e laterali. ma la strada maestra non è il simbolismo tout court...
personalmente se è questo il Suo approccio (posso certo sbagliarmi anche su questo e capire male..)lascia un bel buco nello stomaco...come la teoria della polifunzionaità.
Cmq se vuoLe ci si da del tu..
Gentile Diana,
RispondiEliminadia tempo al tempo!
Comunque se vuole anche lei può postare degli articoli, li discuteremo con piacere!
Dedalonur, ciao
RispondiElimina1) ok per la torre, va bene qualsiasi sinonimo, il punto di partenza è (come dice Magli) che non abbiamo in italiano un termine per spiegare cosa sia il nuraghe,ed è giusto così. Capita questa difficoltà (non avere le parole giuste per esprimere un concetto significa avere difficoltà a pensarlo) va bene qualsiasi sinonimo, purchè sia compreso questo limite. Quindi siamo d’accordo che il nuraghe è una scala verso il cielo. Perché non erigere menhir? Mauro può risponderti meglio di me, io ti posso dire perché questa idea mi ha persuaso. L’epoca nuragica segna nella Sardegna il passaggio dal monolitico al ciclopico, i nuragici non si servirono più di monoliti per costruire menhir ma di blocchi ciclopici con cui fecero i nuraghi (mentre le tombe dei giganti mantengono sia una tecnica che l’altra), c’è stato un cambiamento culturale che ha interessato la tecnica costruttiva, che però evidenzia un filo conduttore. Forse la forma “nuraghe” fu presa osservando la natura (penso a perda de luna) però non so se concentrarci su questo aspetto sia importante, secondo me è più fecondo partire dal dato di fatto, costruito il prototipo divenne la “forma” culturalmente di moda, forse forniva dei vantaggi nell'espletare il rito. Circa i “binari” necessari alla simbologia hai assolutamente ragione non c’è molto da aggiungere.
2) Non trovo nulla in contrario neanche sul secondo punto, io non voglio fare dell’analisi simbolica un’interpretazione tout court, tuttavia è un aspetto che mi preme sottolineare e confrontare con altri in un percorso dialettico, sperando di essere corretto (tesi-antitesi-sintesi) e di sollevare temi che altri (più preparati) possano meglio collocare….o collegare..
Insomma mi preme stimolare la nascita di collegamenti, alcuni dei quali anche sballati, pazienza saranno sottoposti ad un approccio popperiano, intanto lanciamoci in collegamenti, cerco di evitare di mantenere i contenuti di conoscenza in compartimenti stagni ma di legarli fra loro, altrimenti la conoscenza non è feconda, questo ha dei rischi, vorrà dire che si affronteranno.
Spero di aver colto il senso delle tue osservazioni, se no fammelo assolutamente presente, purtroppo non vedendoci in faccia e non avendo un contatto diretto, la comunicazione si priva del non verbale e tutto diventa più complesso, diventa più difficile capirsi. Senza dimenticare che le risposte arrivano in differita..
p.s. ho letto che hai difficoltà a scrivere perché lo spazio è angusto…io scrivo in un file word (in comodità) poi copio e incollo nell’apposito spazio… non so prova così…
p.s.2 assolutamente del tu…
Fabrizio
Ok Fabrizio, la questione è ora più chiara (ma non mi pare che Laner e Zedda la pensino allo stesso modo, comunque saranno loro eventualmente a chiarire).
RispondiEliminaHo frainteso il tuo pensiero anche un po’ fuorviato dal titolo del post dove ti domandi, appunto, “a che servivano i nuraghi”. Ho creduto che con questo interrogativo ti stavi chiedendo quale fosse la destinazione d’uso dei nuraghi, cioè, quella funzione che consciamente i costruttori di queste torri intendevano far svolgere agli edifici. Tu invece osservi il nuraghe con l’occhio dello strizzacervelli e dell’antropologo per cercare di mettere in evidenza alcune esigenze primarie dell’essere umano. Ripeto, ho frainteso e chiedo scusa. Non concordo sull’affermazione che una fortezza non antropicizza ma DIFENDE il territorio, a mio avviso, antropizza e difende il territorio. Ma insistere troppo su questo punto non potrà dare grossi contributi al fine di capire la destinazione d’uso del nuraghe. Una persona a me rimasta cara sostiene che i nuraghi furono costruiti per controllare e prendere possesso del territorio (anche Lilliu per i monotorre sostiene quest’ipotesi) e, onestamente, non è possibile darle torto giacché qualsiasi costruzione venga innalzata su un terreno “vergine” assume la valenza di possesso e controllo di un territorio,e anche di antropicizzazione e cosmicizzazione (insomma, siamo sempre al primo passo).
@ dedaloNur
Losa è l’eccezione (che anch’essa esige una spiegazione), ma la regola è l’altra: le migliaia di torri sprovviste di muro di protezione.
Più che scienza normale (in corsivo) si tratta di scienza diabolica, giacché sbagliare è umano perseverare …
Durante tutta l’Età del Ferro gli oggetti votivi, gli altari e gli elementi che dimostrano l’utilizzo dei nuraghe come templi sono stati portati alla luce con relativa facilità. Questi manufatti sono stati ritrovati anche presso i pozzi sacri. Visto che nel dibattito sulla funzione dei nuraghe alcuni propongono la teoria che vede queste poderose strutture adibite ad uso templare già dall’origine, ossia il XVII a.C., e non spiega la funzione delle mura che circondano molti edifici (o propone per esse una semplice funzione di temenos, ossia un recinto che protegge il Sancta Sanctorum, la zona più sacra del tempio-nuraghe), chiedo ai sostenitori di questa tesi di fornire una bibliografia, un articolo, uno straccio di prova che dimostrerebbe la presenza di un singolo, seppur piccolo, frammento di oggetto votivo all’interno dei nuraghe antecedente il X a.C. Considerato che ritengo impossibile che per 600 anni siano stati cancellati tutti i segni di utilizzo come tempio, quali elementi della cultura materiale dobbiamo considerare per attribuire la funzione tempio ai nuraghe?
RispondiEliminaCaro Pierluigi,
RispondiEliminati rispondo con una domanda quali erano gli oggetti votivi della fase aniconica?
Ti faccio notare che nelle tombe dei giganti non vi è nessun reperto che nei nurgahi non si trovi.
Insomma se ttratasi di religiosita e spiritualità aniconica quali reperti vorresti trovare?
Per farti un esempio nel sancta sanctorum ebraico come sai non c'è niente di niente!
@ Cyrano...
RispondiEliminainutile discutere della cinta muraria del Losa in modo aprofondito giacchè non ne abbiamo una valida descrizione. ma va tenuta presente ed esistono anche altri casi...di fortezze o fortificazioni di siti nuragici.
Sono dell'idea che non si possa ricommettere l'errore di Lilliu all'inverso: da una società totalmente militarizzata, ad una totalmente imbelle e templare. è totalmente irrealistico, ed è anche fare un favore a cloro che non condividono il nraghe tempio, giacchè gli si lascia spazio di replica.
Le origini stesse del nuragico parlano chiaro: bonnannaro fu una cultura di pastori guerrieri e da essa la civiltà nuragica ricevette vari prestiti ideologici e teconologici. Durante la gran parte del bronzo medio probabilmente la civiltà nuragica ricalcava la società bonnannaro anche se gia con una maggiore monumentalità e dunque con una complessità sociale maggiore. durante tutta l'epoca nuragica affiorano le daghe. ma le daghe, sempre coesistono con le spade. la loro assenza si deve allo stato dell'arte che soprattutto per le fasi più antiche del bronzo medio è carentissima. durante il bronzo recente (dunque quando il nuraghe è all'apogeo) si afferma un vero e proprio culto della spada manifesto nei megaron e templi a pozzo, questo culto, in perfetta continuità culturale (come dicono tutti gli archeologi...) nuragica sfocia quindi nella rappresentazione della classe gentiliza e aristocratica raffigurata nei bronzetti.
@DedaloNur...
RispondiEliminaIl muro di Losa esiste ed è bello e grosso e mi pare assurdo che abbia visitato il nuraghe (e quindi attraversato il muro) senza notarlo.
Lei scrive che va tenuto presente che " esistono anche altri casi...di fortezze o fortificazioni di siti nuragici".
Ammesso e non concesso che possano futuri scavi mettere in luce questi muri, crede che poche decine di casi possano trasformare le restanti migliaia? il dato oggettivo è che buona parte dei nuraghi sono senza muro di protezione.
NON commetteremo "l'errore di Lilliu all'inverso" proprio perché le nostre considerazioni si basano su dati: nell'età del ferro i nuraghi sono luoghi di culto: se poi Lei ritiene questo dato oggettivo sia "totalmente irrealistico", non so che dirle.
Non commento la seconda parte del post perché mi sembra una fugace sintesi di riflessioni forse già scritte che confesso di non conoscere.
Cyrano scrive..
RispondiEliminaIl muro di Losa esiste ed è bello e grosso e mi pare assurdo che abbia visitato il nuraghe (e quindi attraversato il muro) senza notarlo.
Ha ragione, è assurdo ed imperdonabile, ma ho non potuto soffermarmi troppo, causa frotte di turisti che m'han costretto a fare una fila di 2 ore per poter salire ai piani superiori... e amici che disdegnano le pietre vecchie da me trascinati..... a forza, a vedere le pietre vecchie e subire la predetta fila di pasquetta.. afferra il mio dramma?
Cyrano io non intendo ribaltare alcuna eccezione.
Io cerco di ragionare in modo coerente. Se dico che i nuraghi non sono fortezze per varie incongruenze con le funzioni e necessità dell'architettura militare (elementare), tra cui l'assenza di mura perimetrali...PER COERENZA d'impostazione devo riconoscere, quando vi sono, la possibilità di un loro utilizzo bellico.
Quale altra ragione d'altronde Lei intravede nel recintare un intero villaggio? Per i lupi?se fosse un temenos viceversa...recinterebbe solo il monumento come accade in altri monumenti sardi.
cmq posso passare al tu anche con lei se vuole..
salve
Caro Dedalo,
RispondiEliminacondivido la definizione di recintare, mentre troverei completamente inadeguata quella di fortificare il villaggio.
é troppo basso e troppo stretto per poter essere considerato un muro fortificatorio.
Era senz'altro un'area chiusa dove per entrare bisognava passare per delle porte (con annesse torrete, ma non certo fortificatorie). Ingressi astronomicamente orientati, un ingresso (quello collocato a sud della casetta dei guardiani) guarda al sorgere del sole al solstizio d'inverno l'altro al tramonto del solstizio d'estate.
Il tutto con un nuraghe astronomicamente concepito in quanto incardinato lungo gli assi solstiziali.
caro Mauro, sinchè non riportano alla luce quella muraglia è inutile avvitarci spra di essa. Chiaramente per te sarebbe un problema per un più per supportare la tesi dei nuraghi templio (anche se in realtà non vedo il motivo di preoccupazione..)
RispondiEliminatu dici che la muraglia sia troppo stretta e bassa per esser difensiva. nel sito dedicato al Losa usano l'aggettivo poderoso...
"L’area dell’insediamento, estesa per ben tre ettari e mezzo, è interamente racchiusa da una poderosa muraglia provvista di alcune porte e torrette. "
http://www.nuraghelosa.net/index.aspx?m=53&did=49
ma sinchè non scavano...
qualunque sia l'importanza dei bastioni, si dovrà poi andare a vedere se non esistessero per caso, pedane e supporti in materiale deperibile. Lo spessore anche se importante, non è determinante. prendiamo Monte baranta.
infine il dato più oggettivo è che essa sia posta a delimitazione del villaggio (come dici tu) ma siccome non v'è altro scopo del delimitare che non sia quello di proteggere, è chiaro che qualcuno ha avvertito un pericolo. Se escludiamo le fiere per cui basterebbe una palizzata (a meno che non avessero penuria di legno cosa che non credo..),dobbiamo pensare che il pericolo provenisse dall'uomo...quindi sono fortificazioni.
caro Dedalo
RispondiEliminadi villaggi con cinte murarie ve ne sono anche altri casi, pochi, ma vi sono (lo afferma Alessandro Usai e mi fido), ma la stragrande maggioranza dei villaggi è senza cinta murarie.
specificando che secendo me la cinta del Losa è un qualcosa che va riferita al insediamento nel suo complesso e non alla funzione del nuraghe.
Comunque sia la cinta del Losa non ha i caratteri della fortificazione, due torrette con realtivo ingresso per una cinta di centinaia di di metri non hanno funzione fortificatoria.
Certo chi ha costruito il muro voleva delimitare e proteggere un area, ma non mi pare che vi siano i segni sufficienti a vederci una fortificazione, i massi che compogono o componevano il muro sono li ad indicare che il muro non superava l'altezza d'uomo che nella sua sommita non vi si poteva trafficare.
Ma ripeto quel muro è un qualcosa che riguarda l'analisi dei villaggi piuttosto che quella dei nuraghi.
@ Cirano
RispondiEliminadici: "Non concordo sull’affermazione che una fortezza non antropicizza ma DIFENDE il territorio, a mio avviso, antropizza e difende il territorio. Ma insistere troppo su questo punto non potrà dare grossi contributi al fine di capire la destinazione d’uso del nuraghe"
Permango nella mia posizione, ossia che una fortezza non antropizza/cosmicizza il territorio, se non nel senso più povero di essere oggetto umano, tuttavia intendevo una forma più alta di antropizzazione che ha col sentire religioso delle persone e della gente nuragica nello specifico, che è in stretta relazione con la cosmizzazione dello stesso..
Cosa che è ottenibile solo se l'oggetto è stato "fondato" e dunque capace per ciò di "fondare" il territorio.
Questo tipo di "fondazione" si attua quando l'edificio è messo in risonanza con il cielo per ricreare il cielo (kosmos) stesso in terra, cosa che è possibile con gli allineamenti astronomici ad esempio. Le fortezze non sono allineate astronomicamente ( tranne per alcuni castelli templari, allineati con alcune stelle, ma nei templari era appunto evidente la presenza di quegli aspetti che voglio sottolineare) i nuraghi si.
Poichè è stato dimostrato che questo è un dato di fatto, abbiamo a mio parere la prova che l'edificio è stato "fondato", ossia costruito (l'enfasi della posa della prima pietra data agli edifici importanti oggi è un ultimo moderno eco della cosa) e concepito mediante rituali che dovevano (pur in un contesto magico/religioso) ricreare l'armonia cosmica ( unità di misura fissate astronomicamete, simbologie cosmogoniche, ancora allineamenti), e per ciò a sua volta fonda il territorio.
Quindi è un oggetto che ha a che fare col sacro.
Sono disposto ad accettare una visione polifunzionale del nuraghe, appunto, solo se questa è messa in relazione col sacro, un pò come le nostre chiese votate a santi differenti, ma chiese, così il nuraghe poteva assolvere compiti diversi ma entro il perimetro del sacro.
Poichè quel tipo di progettazione può avere solo finalità di carattere magico/religioso, la funzione del nuraghe a mio parare è una funzione conscia e religiosa di creare un edificio rappresentazione del cosmo in terra, quando ciò si realizza l'effetto inconscio è quello che ho più volte indicato (antropizzazione) e il luogo diventa qualitativamente diverso, punto d'incontro con con gli oggetti celesti (cosmizzazione).
Mi sto persuadendo del fatto che il nuraghe possa essere oggetto di culto in se (in quanto rappresentazione cosmica) oltre che luogo di culto. A breve, messomi d'accordo con Mauro, posterò un articolo per discutere meglio con voi di quest'aspetto analizzando il possibile significato simbolico del nuraghe quadrilobato.