sabato 24 gennaio 2015

Un pomeriggio al museo archeologico di Cagliari

di Franco Laner

Martedì 21 gennaio 2015 ho visitato, assieme a Mauro Zedda ed altri, architetti ed ingegneri, il Museo archeologico di Cagliari. Ovvio l’oggetto: le cosiddette statue di Monte Prama.
Dico prima di un piccolo disguido. La visita l’avevo programmata e mi ero documentato per non aver sorprese di chiusura o orari strani (in occasioni precedenti non avevo potuto visitare il Museo: una volta per infiltrazioni d’acqua dalla copertura ed un'altra per ristrutturazione).
Ho cliccato ed immediatamente ho tutte le informazioni:
Informazioni
Indirizzo: Cittadella dei Musei, piazza Arsenale, 1 - 09124 Cagliari
tel. +39 070 684000
Ente titolare: Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Orari: 9.00 - 20.00; lunedì chiuso
Biglietto: € 4,00 (dai 25 ai 65 anni ); € 2,00 (dai 18 ai 25 anni); € 5,00 (biglietto cumulativo Museo Archeologico Nazionale + Pinacoteca). Esenzione biglietto fino ai 18 anni e oltre i 65 anni

Peccato però che, nonostante abbia superato i 65 da quel dì, mi impongono il pagamento di 5 euro, perché non dovevo guardare il sito della regione, bensì quello del Ministero…Anche gli altri pagano 5 euro e non 4. Della serie: sciatteria e specchio di come funzionino le cose.
Le cosiddette statue sono diversamente ubicate: due subito e altre con cosiddetti modelli di nuraghe in altro piano.
La vista non ha emozionato nessuno, anzi il contrario. Perciò credo che sia da partire da questo dato di fatto, inequivocabile ed immediato. Ha ragione Mauro, non dobbiamo guardare all’arte, alla proporzione, alla plasticità, in sintesi se sono belle o no, bensì superare tutte le categorie e pensare solo che sia un iniziale tentativo di significare, di semantizzazione, di raffigurazione. Ad esempio, qualche testa ha le orecchie poste non all’altezza degli occhi, bensì 6-8cm più in alto. Non si guardi alla proporzioni delle parti, alla mostruosità delle fattezze: sarebbero categorie improprie!
E’ necessario anche superare l’idea che i frammenti accostati abbiano seguito criteri di coerenza, una testa perfetta con sotto un busto rozzo e diversamente finito, piedini sotto gambe possenti, scudo in testa dove i frammenti sono il 15-20% ed il resto resina…Mai ho trovato migliore definizione: Frankenstein. Ma forse è proprio questa la forza delle cosiddette statue: la comprensione è possibile se si abbandona di fatto ogni categoria di giudizio che la nostra cultura assegna ad una statua.
Uno splendido capitello, con un aggetto enorme, finemente lavorato, ovviamente è definito modello di nuraghe. D’altra parte c’è chi definisce modello di nuraghe anche capitelli quadrati.
Peccato che nel blog di Mauro non si possano mettere foto, perché potrei mostrare la foto del plastico di un nuraghe in scala intorno 1:20 dove i conci stanno su perché incollati, con folli idee costruttive. Insomma una ricostruzione per chi pensa che le pietre stiano su per magia. O per turisti di bocca buona…Ma la cifra di un Museo si misura credo anche con l’aggiornamento scientifico. O si pensa che i visitatore debbano solo divertirsi a constatare corbellerie?
Ho scritto comunque queste due righe per dare ragione a chi contesta l’instabilità di statue su due piedi: le statue romane di marmo mostrate nel Museo hanno oltre alle due gambe, altri sostegni: drappi fino a terra, un cane, un albero, ecc., pero c’è anche la statua di Bes, dio fenicio, quella rinvenuta a Bithia (comune di Domus de Maria), alta un metro e con gambe di almeno trenta cm di diametro. Ebbene ammetto: essa sta su due piedi!