giovedì 31 dicembre 2015

Dai Nuraghi ai Betili-torre: il caso del Santa Barbara di Villanova Truschedu


di Mauro Peppino Zedda




Le vicende culturali che hanno caratterizzato il nuraghe Santa Barbara di Villanova Truschedu rappresentano un caso emblematico  dei cambiamenti epocali che hanno caratterizzato la Sardegna nuragica nel periodo del Bronzo Finale di cui ho ampiamente trattato in Archeologia del Paesaggio Nuragico.
Come noto i tempi del Bronzo Finale, rappresentano un punto di profonda trasformazione del mondo nuragico. Nel BF vi è una rivoluzione epocale nel costume funerario: le tombe di Gigante cadono in disuso. Mentre nei nuraghi oggetto di scavo archeologico emerge che molti nuraghi vengono abbandonati e molti altri scapitozzati nelle parti sommitali.
Se l’abbandono di un nuraghe (per es. Arrubiu di Orroli) è facilmente spiegabile, le cause di uno svettamento con continuazione d’uso sono di più difficile comprensione.
Secondo l’archeologo Mauro Perra, le cause della crisi furono di natura sociale, sintetizzate in 4 punti: 1) dissoluzione dei sistemi territoriali del BM-BR; 2)Scomparsa del culto degli antenati; 3) Affermazione di santuari fondati sul culto delle acque; 4) Sensibile riassetto territoriale (Perra 2006).
Secondo Mauro Perra questi fenomeni possono essere compresi nell’alveo del sociale, e come causa scatenante immagina un  depauperamento  delle risorse. Concordo con lui sul fatto che bisogna cercarle nel sociale, ma non credo che la rivoluzione culturale epocale sia stata causata dal depauperamento delle risorse, il BF mostra una floridezza di insediamenti non inferiore alle età precedenti.
 In Archeologia del Paesaggio Nuragico avanzai la possibilità che le ragioni fossero di natura religiosa , astronomica religiosa, dovute al progressivo abbassamento e scomparsa dal cielo delle stelle del Centauro-Croce del Sud.
Come spiegato in diverse pubblicazioni e in dettaglio in Archeologia del Paesaggio Nuragico (2009) e in Astronomia nella Sardegna Preistorica (2013), gli ingressi dei nuraghi monotorre e delle torri centrali dei nuraghi complessi mostrano un picco principale di frequenza nella direzione in cui sorgevano le stelle della costellazione del Centauro attorno alla meta del II millennio a.C., e dei picchi secondari sul sorgere della Luna al lunistizio maggiore meridionale e del Sole al solstizio d’inverno. Inoltre nella metà meridionale dell’isola  vi è un ulteriore picco coincidente col punto in cui tramontavano le stelle del  Centauro.
Il Centauro-Croce del Sud rappresenta uno dei più maestosi raggruppamenti celesti, conta 3 tra le 12 stelle più luminose del cielo, Il Centauro Chirone era maestro di medicina di Asclepio, controparte greca di Imhotep, non sarebbe strano che anche i nuragici identificassero nella costellazione del Centauro la dimora di una qualche divinità curativa.
Mano a mano che passavano i decenni e i secoli le stelle del Centauro  andavano sempre più abbassandosi e, mano a mano, inabissandosi sotto l’orizzonte.
L’inabissamento di stelle che fossero riferimento mitico e divino, può essere considerato come una rottura di un ordine cosmico.
Penso che allo scadere del II millennio a.C. i nuragici stessero scoprendo gli effetti della precessione degli equinozi, ma più che una scoperta deve essere stato un dramma.
Stava crollando la perfetta immutabilità dell’ordine cosmico in cui avevano creduto per migliaia di anni, crollò dunque l’aniconismo che il quell’ordine cosmico trovava un testo sacro.
Non vi sembri esagerato quanto scrivo, forse che al tempo di Galileo appena 500 anni fa la chiesa non visse quelle scoperte come una rottura dell’ordine cosmico?
I nuraghi furono scapitozzati per far entrare la luce scrive Giorgio Baglivi (2003) in “Il sacro in epoca nuragica, dalla Dea madre al Sardus Pater”. Baglivi sostiene che nel BF si sia compiuta una rivoluzione religiosa passando dalla Dea Madre che amava l’antro buio del nuraghe ad una religione solare connessa col Sardus Pater, una inversione normativa di cui non riesce a spiegare le cause.
Di queste cose  ho discusso in Archeologia del Paesaggio Nuragico (2009) . Veniamo dunque ad analizzare un caso esemplare, il caso del  Santa Barbara di Villanova Truschedu.
Questo nuraghe è salito all’attenzione della cronaca grazie a Tonino Mura e agli altri del GRS. Questi hanno notato che la luce passante dal  finestrino posto sopra l’architrave d’ingresso di alcuni nuraghi forma una protome taurina, che li ha portati a scrivere il libro Il Toro di Luce. Ma più che a fare misure si dedicano a cogliere spettacoli di luce, sui quali non si preoccupano di analizzarne l’intenzionalità.
Che la luce passante per il finestrino formi una figura taurina me lo fece notare Franco Laner a metà degli anni novanta. Il fenomeno è senz’altro suggestivo (un pennello di luce che si infrange in un luogo buio è comunque suggestivo) ma osservando come son costruiti i nuraghi, ovvero con conci sbozzati, avrebbe determinato tale situazione a prescindere dalla volontà dei costruttori. Insomma non si può scientificamente parlare di intenzionalità, ma bisogna concludere che si tratti di una situazione conseguente al sistema costruttivo.
Sulla questione è recentemente intervenuto il sanniano Sandro Angei, che tra le altre cose ha presentato una nuova misurazione dell’orientamento dell’ingresso (cosa che i GRS seppur lo studiano da anni non hanno mai f atto) e mi faceva notare che l’orientamento è diretto a 140° invece che ai 131° indicati nella tabella dei miei libri. Sono dunque andato a ricontrollare le agende utilizzate, tra il 2001 e 2003, dove annotavo le misure e osservazioni effettuate su quasi novecento  nuraghi, trovando che avevo scritto 141°, probabilmente quando ho trascritto i dati in exell ho digitato 131 invece che 141.
Fatto salvo il dato tecnico delle misure e del modello in 3D elaborato da Angei, le sue deduzioni  sono sulla scia di quelle dei GRS.  Secondo Angei  la torre principale del Santa Barbara è stata costruita per essere una perfetta macchina astronomica, mentre secondo i GRS funzionale a collimare il solstizio d’inverno.
Seguendo la logica di Angei qualsiasi costruzione con un finestrino diventerebbe una macchina astronomica, a prescindere dalla volontà del costruttore. Angei non comprende che per poterlo intendere come una macchina astronomica oltre all’occhio di luce dovrebbe  avere una serie di target marcatori inequivocabili.
Sia Angei che i GRS sostengono che l’altare, ora scomparso, venisse investito da un fascio di luce al solstizio d’inverno. Se l’altare non fosse andato perduto  si potrebbe determinare la precisione del suo posizionamento rispetto all’angolazione del Sole al solstizio invernale, sostenere una precisione non più verificabile è un esercizio alla Sisifo come il modello 3D di Angei. Quello che verosimilmente, popperianisticamente, possiamo sostenere è che l’altarino venisse illuminato dal fascio di luce solare, al solstizio d’inverno,  e lunare al lunistizio medio meridionale, ma senza la pretesa di trovare precisioni indimostrabili e definizioni inverosimili tipo macchina astronomica.
Peccato che i GRS e Angei non abbiano considerato che gli altarini iniziano ad apparire nelle fasi tardo nuragiche BF ed età del ferro, e sono completamente assenti in contesti  relativi al periodo in cui i nuraghi li costruivano.
Peccato che i GRS ed Angei, non riescano a spiegare come mai i nuragici di fronte alla torre principale in questione ne costruiscano una secondaria frontale che avrebbe chiuso la visuale alla macchina astronomica sulla quale fantasticano. Angei rinuncia a spiegarsi l’obliterazione di quella che presume fosse una macchina astronomica, senza comprendere l’illogicità della sua proposta, i GRS si inventano l’idea che la torre aggiunta avesse sostituito la funzione astronomica della torre principale, coniando il termine stanza del Sole. Questa torre è munita di una decina di finestrelle, che guardano un ampio settore di orizzonte dove l’idea di trovare orientamenti è ingenua, con dieci finestrelle presenti  in una torre gli allineamenti significativi è facile trovarli il difficile è dimostrarne l’intenzionalità.
Peccato che Angei e GRS, non abbiano osservato con la dovuta attenzione il modo con cui la torre frontale è svettata, osservando, la figura, è facile osservare che sembra svettata in modo tale da permettere alla luce solare e lunare di penetrare dal finestrino situato sopra l’architrave della torre principale!
Dunque lo scenario verosimile è il seguente: nel BF viene svettata la torre frontale per permettere alla luce di penetrare nel finestrino della torre principale, dunque l’altare viene collocato nella camera della torre principale nel punto che viene investito dal fascio di luce al solstizio d’inverno.
La mia analisi si fonda sui seguenti dati di fatto: 1)L’utilizzo e adeguamento a pratiche cultuali dei nuraghi nel BF e nell’Età del ferro è perfettamente in linea con un’ampia bibliografia; 2) L’altarino dovrebbe risalire al BF o età del Ferro e non a tempi precedenti come da ampia bibliografia; 3)Le fasi descritte non sono in contraddizione logica né dal punto di vista archeologico né archeoastronomico.
Un qualsiasi archeologo dovrebbe accettare questa ricostruzione delle vicende che si svolsero nel Santa Barbara, le differenze potrebbero esserci sulle cause che hanno determinato queste vicende. Per gli archeologi sarebbe l’ennesimo caso di una fortezza trasformata in luogo di culto, per me di un luogo sacro che ha modificato i riti che vi si compivano.
Il nuraghe era stato orientato verso la costellazione del Centauro-Croce,e dal finestrone del piano superiore era possibile vedere il sorgere di questa costellazione, il nuraghe con il suo mezzanino e con la torre frontale era perfettamente funzionale a pratiche divinatorie, oracolari e dell’incubazione.
Con l’inabissamento delle stelle del Centauro-Croce, crollò un mondo e ne nacque un altro. Un mondo in cui i nuraghi si smise di costruirli, e sorse una spiritualità che da aniconica divenne iconica.

Ringrazio l’archeologo Augusto Mulas per la proficua discussione su alcuni temi trattati.



 .



mercoledì 23 dicembre 2015

Gigi Sanna e le sue Ancelle


di Mauro Peppino Zedda

È da un ventennio che Gigi Sanna, porta avanti la tesi che i costruttori dei nuraghi scrivessero.
Le sue tesi non hanno mai avuto conforto di paleo epigrafisti accademici in nessuna parte del Mondo.
Posso capire che gli archeologi sardi non siano in grado di entrare nel merito delle sue tesi, ma se la proposta di Sanna fosse stata verosimile sarebbe stata recepita da studiosi di altre parti del Mondo.
Esistono le riviste scientifiche internazionali, basta semplicemente sottoporre degli articoli e vedere se qualcuno recepisce la bontà di uno studio, gli archeologi non sono tutti ignoranti e pieni di preconcetti come quelli della Sardegna.
Comunque sia gli studi di Sanna non hanno sinora avuto nessun conforto da paleo epigrafisti accademici.
Nel frattempo due accademiche, Aba losi, biofisica all’Universita di Parma e Maria Rita Piras neuropsicologa all’Università di Sassari riconoscono la bontà delle tesi di Sanna.
La questione è assai interessante per quanto riguarda l’ambito di storia della scienza, di solito una scoperta scientifica proviene da un ambito esterno alla disciplina (vedi T. Kuhn), in questo caso, il proponente la scoperta (Sanna) , seppur non accademico, ha studiato e lavorato tutta la vita col linguaggio, mentre le sue sostenitrici sono esterne alla disciplina. Aba losi completamente esterna, mentre Maria Rita Piras maneggia la scrittura nelle sue ricerche neuropsicologiche, ma comunque non è una paleo epigrafista.
In ARCHETIPI E MEMORIE, così scrive la Piras a pag. 199: “Nonostante rilevamenti archeologici col riscontro di segni astiformi graffiti in monumenti di civiltà prenuragica e nuragica facessero intuire la presenza di arcaici codici scritti, il mondo scientifico ha ignorato l’evidenza dei reperti, trascurando le fonti storiche siriane ed egizie che dimostrano la presenza della scrittura in periodo nuragico”.
Confesso che quando ho letto il libro tanti anni fa, mi scappo una risata nel leggere che la Piras sosteneva che le fonti siriane ed egizie dimostrano la presenza  della scrittura nuragica!
Non ho mai scritto sulla questione, Gigi Sanna, Aba Losi erano sotto attacco da una cricca di gaglioffi capeggiati da Gabriele Ainis (alias Sergio Abis, ora finalmente in carcere ) e non mi sarebbe piaciuto che nella graticola ci finisse pure la Piras, dunque  mi sono pure esentato  dal criticare le teorie di  Sanna (con esclusione della questione Mistras , vedi in questo blog Gigi Sanna ed Aba Losi epigrafisti acrobati, un articolo nato dal fatto che Aba Losi non mi permise di spiegare nel loro blog l’abbaglio che Sanna aveva preso a Mistras ). Negli ultimi 5 anni Ainis ha esercitato un’azione terroristica verso chiunque fosse fuori dal coro degli accademici sardi, molti archeologi lo applaudivano pure , archeologi che nel cervello devono avere ricotta al posto dei neuroni! Non esistevano le condizioni per articolare una critica dura scientificamente ma col massimo rispetto della persona.
Ora mi sento libero di porre in evidenza l’ingenuità che la Piras ha mostrato nel prendere per buone le tesi di Sanna.
Maria Rita Piras, non cita la fonte da cui attinge l’informazione ERRATA relativa alle fonti  siriane e egizie che a suo dire attesterebbero la presenza della scrittura nuragica, sulla base di questa sciocchezza considerata come certezza, prende per buone (senza nessun spirito critico)  pure le tesi di Sanna e conclude il suo lavoro neuropsicologico confrontando le sue analisi con il codice scrittorio proposto da Sanna.
Non ho le competenze per  giudicare le sue analisi neuropsicologiche , certamente Piras non era obbligata ad usare come termine di confronto il codice scrittorio proposto da Sanna, in quanto avrebbe potuto usare qualsiasi altro codice scrittorio. Non credo che i soggetti da lei esaminati abbiano delle reminescenze nuragiche, sono cose archetipiche che appartengono a tutti gli esseri umani, ma anche sostenendo che la fissazione di certi archetipi sia relativamente recente bastava un qualsiasi codice scrittorio della parte di mondo in cui abitiamo.
Come sia arrivata a sviluppare l’idea che le fonti egizie e siriane attestino la scrittura nuragica non ci è dato saperlo, possibile che sia stata così ingenua dal fidarsi di qualche libercolo alla Leonardo Melis o alla Fabio Garuti? Non mi pare che nei testi di Sanna ci sia scritta una cosi madornale sciocchezza!
Ovviamente Sanna sbandiera come un grande successo l'accettazione delle sue tesi da parte della neuropsicologa! E nei suoi discorsi Piras e Losi diventano le sue eroine Ancelle esemplari e tutti gli altri dei cazzoni che non riconoscono le sue teorie! A suo dire sarei pure peggio di Ainis!
Comuque sia , l’ingenuità della Piras non inficia i risultati dei sui studi neuropsicologici. L’alfabeto da lei utilizzato non sarà quello nuragico, ma è pur sempre un alfabeto! Un alfabeto che potremo definire Sanna-Losi, dunque alla Piras nella seconda edizione del suo libro basterà correggere qualche parola e sostituire la definizione albabeto nuragico con alfabeto Sanna-Losi.
Spero che Sanna non si risenta per la condivisione della  sua invenzione con Aba Losi, penso che Losi sia stata una ottima interlocutrice e sostenitrice che lo difende a spada tratta pure quando scambia una iscrizione del 1942 per una iscrizione nuragica! A certe conclusioni Sanna non ci sarebbe arrivato senza il fondamentale sostegno di Aba Losi.

A conclusione di queste note mi pare utile specificare che nei tempi in cui costruivano i nuraghi (2000-1200 a.C. ) non appare nessun segno che possa far pensare ad una scrittura nuragica, poi quando  cominciarono ad arrivare popolazioni levantine, inizia ad apparire qualche segno di scrittura,  ed è tema di studio stabilire se le scritte del tardo nuragico siano opera dei discendenti dei costruttori dei nuraghi o dei nuovi venuti dal mediterraneo Orientale (su questo cfr 19° cap. di Archeologia del Paesaggio Nuragico).

domenica 6 dicembre 2015

Minoia a Rai3

di Franco Laner

Il soprintendente Marco Minoia ha spiegato a RAI 3  in 41’ e 12’’ i guerrieri di Mont’e Prama, i nuraghi, i modelli di nuraghe, tombe e tanto altro.

Sono sempre sintonizzato, quando studio o lavoro, su Radio Rai 3. Mi fa molta compagnia e drizzo le orecchie quando c’è qualcosa che mi interessa. Come è stato il caso del 28 novembre scorso, quando nel programma “Museo nazionale”, appunto su Rai 3 che si può risentire in podcast, Marco Minoia ha spiegato  “I guerrieri di Mont’e Prama”.
Riassumo i punti che hanno azzerato le mie poche certezze, anche perché enunciate come verità istituzionale (i numeri corrispondono ai minuti della registrazione):

2’ Sono statue nuragiche degli ultimi decenni del nono secolo a. Cr.
6’ Mont’e Prama è una collinetta sopra una delle più belle spiagge mediterranee, di sabbia quarzifera
7’ La scoperta dei guerrieri permette la completezza della conoscenza nuragica. Statue come bronzetti
11’ I pugilatori reggono sopra la testa un grande scudo ellittico. L’avambraccio e il pugno sono coperti di cuoio e metallo.
13’ Quarta tipologia di statue: i modelli di nuraghe. I nuraghi –spiega il Soprintendente- sono una sorta di apprestamento difensivo, castelli preistorici, fortezze munite di grandi torri, con camminamenti sopra le mura per controllare il nemico!!!
14’ Nota del giornalista. La testa dei giganti di MP dialoga con la testa di Costantino dei Musei capitolini


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15’ I Giganti sono stati distrutti e frammentati con ogni probabilità fra il III e IV secolo dai Cartaginesi
18’ La scoperta delle sepolture a pozzetto di MP indica un cambiamento epocale dei modi di seppellire dei nuragici che dalla tomba collettiva, passano a tombe individuali
19’ L’idea di scultura monumentale prende impulso da altre civiltà, come vicino Oriente, Siria e Palestina, ma, nonostante tratti orientali, le sculture sono pienamente nuragiche
21’ Esalta la ricomposizione dei 5280 frammenti e lo straordinario risultato
22’ Ripresi gli scavi nel 2014. Rinvenuti altri due pugilatori, però stavolta con lo scudo arrotolato aderente al corpo. Non presenta segni di distruzione violenta. Lo scudo è uguale a quello del bronzetto di Vulci, grotta di Cavalupo, che rappresenta un sacerdote guerriero che tiene uno scudo contorto contro il corpo. Forse corredo di matrimonio di una sposa sarda. Anche questo bronzetto e dell’ultimo decennio del nono secolo. Se consideriamo che la statuaria greca muove i primi passi solo nel settimo secolo, si desume come la civiltà nuragica sia avanti coi tempi.
30’ La scoperta di MP testimonia la rivoluzione della tipologia della sepoltura nuragica. Nella fase matura dalla sepoltura collettiva delle TdG a quella individuale in pozzetti
36’ Le tombe a pozzetto sono prive di corredo. Solo in una tomba si è trovata una collanina di piccole perline di bronzo –prodotto caratteristico nuragico- vaghi di bronzo triangolari come nelle collane fenice con vaghi però di vetro. La collana ha uno scarabeo di steatite (mi pareva che gli archeologi dicessero osso o avori. Poi Aba Losi ha chiarito).

Alla fine della puntata ci si sente proprio sollevati. In quaranta minuti ho capito di non aver capito proprio nulla. I nuraghi sono ancora fortezze (madre di tutte le sciocchezze) e il bubbone incompiuto degli ultimi due ritrovamenti sono scudi avvolti (altra innovazione dopo lo scudo in testa) e metterò in programma, per il prossimo anno, una vacanza sulla spiaggia quarzifera di Monte Prama.
Franco Laner
Venezia, 05 dic. 2015