lunedì 26 dicembre 2016

Giovanni Ugas e l’epistemologia


di Mauro Peppino Zedda

Nei giorni scorsi è arrivato in libreria l’attesissimo saggio di Giovanni Ugas. Shardana e Sardegna, gli alleati del Nordafrica e la fine dei Grandi Regni (XV-XII secolo a.C.).
Il saggio si dipana in 1024 pagine dense di scrittura, l’autore è stato parsimonioso in immagini, sia in quantità che in dimensioni.
Di seguito vi propongo un passo che condensa le motivazioni che hanno portato l’autore ad identificare i nuragici con gli Shardana citati nelle cronache egizie.

A pagina 661 del libro citato Ugas scrive: “… la Sardegna contava una popolazione ragguardevole, stimata in 400.000-700.000 abitanti, ed era in grado di armare un consistente esercito, ma, come si è detto, consistenti gruppi dei suoi abitanti dovevano essere costretti ad abbandonarla.
Sappiamo che al tempo dei nuraghi tra i Sardi vigeva ancora un regime ereditario matrilineare, come si evince dall’uso delle tombe collettive e soprattutto dal costume del sacrificio dei vecchi re, retaggio neolitico trapiantato in una società tribale. Anche la presenza di regine, come Medusa e Sarda, e di divinità femminili dominanti come la dea Luna (Diana/jana e orgia nella tradizione etnografica) è legata a costumi matrilineari. Come detto, poiché in regime di successione matrilineare diventava re (capo tribale e cantonale) chi sposava la principessa ereditaria, i figli maschi del capo erano necessariamente costretti ad andar via dalla comunità e occupare nuove terre al di fuori del cantone o della tribù, portandosi appresso una parte della popolazione giovanile. Un costume simile che obbligava i giovani ad emigrare era praticato tra le popolazioni italiche e in tal caso a imporre la cacciata dalla comunità, giustificata col sovraffollamento e la carestia, era una prescrizione religiosa, il “ver sacrum”, che rispondeva ovviamente ad una  esigenza politica, sociale. Ora, il proliferare nell’isola di migliaia di torri, castelli e villaggi è certamente in relazione con un modello di popolamento centralizzato che impone a una parte della comunità di  costruire nuovi insediamenti. Tale modello poteva reggere soltanto sino a quando nell’ambito dei confini tribali e cantonali vi erano terre da occupare e da spartire, perché altrimenti occorreva emigrare fuori dalla tribù se non fuori dall’isola. Una progressiva saturazione delle terre disponibili doveva portare a tensioni sociali interne sempre più gravi e dunque ad esigenze migratorie man mano crescenti.”.

Quel “Sappiamo” di Ugas mi pare sconvolgente, un “Sappiamo” palesemente inappropriato, un “Sappiamo” riferito a concetti che albergano solo nella sua fantasia piuttosto che nella comunità degli studiosi.
Ma ve li immaginate i figli dei capi tribù che devono sloggiare e dare spazio allo sposo della figlia del capo? Giovanni Ugas, oltre che fantasioso non è né logico né consequenziale. Se la Sardegna Nuragica fosse stata caratterizzata da un sistema sociale in cui invece delle donne si spostavano gli uomini si sarebbe assistito ad uno scenario costituito da un sistema articolato su uno scambio reciproco dove tutti si spostavano ma c’era spazio per tutti senza i defenestrati su cui fantastica Giovanni Ugas. Il discorrere di Ugas pare quello di un Azzeccagarbugli che fa tornare i conti a suo piacimento e godimento . Si inventa i defenestrati e poi spiega che si trovarono costretti ad invadere l’Egitto dei faraoni, alla ricerca di terre da coltivare! E perché proprio in Egitto, non sarebbe stato più comodo andare in Lazio e Toscana a quei tempi mezzo disabitate?
Nutro certezza  che se il passo vergato da Giovanni Ugas lo avesse scritto un qualsiasi appassionato di archeologia,  tanti archeologi lo avrebbero etichettato  come fantaarcheologia, chissà se avranno il coraggio farlo con l’allievo prediletto di Giovanni Lilliu
Concludo dicendo che se fossi professore di epistemologia  a Giovanni Ugas gli darei un bel zero spaccato!


P.S. Per chi volesse approfondire la strutturazione della società nuragica (compreso il sistema matrimoniale) e le motivazioni per cui ritengo che i nuragici non possono essere gli Shardana citati nelle cronache egizie consiglio la lettura di Archeologia del Paesaggio Nuragico (2009).

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