venerdì 3 novembre 2017

Chevron o parapetto?

di Franco Laner

Chiedo solo di seguire questo ragionamento.
Do tutto per scontato: che siamo difronte ad un modello di nuraghe monotorre, che grazie ai mensoloni si sia potuta allargare la sommità del nuraghe e ampliare l’area calpestabile o semplicemente per difendere il nuraghe dall’alto e gettare olio caldo sopra gli assalitori e che ci fosse la necessità di impedire con un parapetto di cadere di sotto.
Lo si sarebbe potuto realizzare di muratura, ma forse non era bene caricare eccessivamente lo sbalzo e si preferì optare per un parapetto di legno più leggero come indicato nel modello-rendering (fig.1).

fig 1 Rendering del parapetto dei nuraghi nella mostra itinerante “Nuragica”

Ovviamente la raffigurazione del parapetto non può scendere nei particolari, ma è sufficiente stilizzarlo e semplificare il tutto con una serie di elementi a zig-zag.
Lo zig-zag, che sottolinea gli elementi obliqui del parapetto non dà l’idea di protezione, perché non è un diaframma, la V è aperta e non impedisce il passaggio e la caduta e quindi abbisogna di un elemento superiore orizzontale di chiusura, diciamo il corrimano, che oltretutto leghi l’insieme (fig. 2).
fig 2 Schizzi esplicativi degli elementi di un parapetto

Il parapetto deve necessariamente possedere un altro requisito, quello di resistere al rovesciamento e perciò ho bisogno di elementi verticali che, per resistere al rovesciamento (alle spinte), devono essere conficcati o fissati alla base. Per fissarli alla base c’è bisogno di ferramenta o colla. Potrei però predisporre una sede fra le pietre, infilare il montante e bloccarlo con cunei. O altro sistema, ma devo fare in modo che ci sia un montante che resista alla spinta. Un montante ben fissato al piede è indispensabile.
Allora lo schema della recinzione ha tre elementi principali: il corrente superiore orizzontale, l’asta obliqua (col legno sono solitamente due a croce di S.Andrea, basta una se l’asta e ben unita agli angoli contrapposti per resistere a compressione e trazione) e l’elemento verticale. Il rendering del parapetto è molto esplicativo di quanto sopra. Ancora più essenziale potrebbe essere la riduzione a due elementi: corrimano e montanti.
Per passare però dal disegno alla sua realizzazione ho bisogno di un carpentiere o falegname, ok c’è, di strumenti per lavorare il legno, ma soprattutto di avere connettori (chiodi o almeno cavicchi e quindi trapani…).
Allora umilmente chiedo: tutto ciò era possibile nel 1000 a. C.? Quali prove se non supposizioni?
È sufficiente la schematizzazione a V ripetuti per sottendere un parapetto?
Se la risposta è affermativa allora lo schema a chevron rappresenta un parapetto.
Altrimenti il rendering del parapetto è solo un esercizio di grafica, frutto della fantasia, parte patologica dell’immaginazione.

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