venerdì 17 gennaio 2025

PONTI NURAGICI ?!?!

 di Franco Laner

Sabato scorso, 11 gennaio 2025, ho partecipato ad un incontro a Settimo san Pietro organizzato dalla locale associazione archeologica Jenna Arcana che aveva per oggetto il culto dell’acqua nel periodo nuragico con interventi diversamente declinati dai relatori.

Nella sua relazione, l’archeologo, fra i vari manufatti, pozzi, fonti, cisterne, canalizzazioni nuragiche ha incluso anche i ponti. In particolare una dia mostrava il ponte dolmenico/nuragico sul rio Trogos (Paulilatino).

 

Fig.1 Il ponte nuragico/dolmenico dalla relazione dell’archeologo

Sono sobbalzato sulla sedia per la sorpresa: come, ponti in Sardegna prima delle strade romane?

I ponti sono opere complementari alle strade e quindi c’era una viabilità stradale nuragica? Ho visto piste antiche con solchi segnati da slitte e carri a sant’ Antonio Ruinas dove si erge uno straordinario e slanciato menhir, ma mi è nuova la viabilità nuragica.

 

Fig 2 Solchi di carro nei pressi del menhir di sant’Antonio Ruinas. sono diffusi in tutta la Sardegna e a mio parere si sono formati negli ultimi 2500 anni, ovvero dal periodo punico in poi.

Anche i sentieri possono aver necessità di passerelle, ma per passare un rio o un torrente si mettono alcuni tronchi d’albero accostati. Per passare un fiume si sono usate barche (traghetti), ma sono attestati anche ponti di barche unite fra loro sia nell’antichità e sia anche recentemente, ad esempio fino a poco tempo fa c’erano ponti di barche per automobili sul Po.

Subito ho pensato a un dolmen e che un rio avesse subito una deviazione. Ma appena ho guardato meglio si vede che per arrivare sopra la pietra apicale, ci son altri massi messi a gradino e che effettivamente è un ponte che permette il passaggio di pedoni agili o di capre. Non sicuramente anziani o mucche.

Sul trasporto e messa in opera delle pietre ortostatiche dei dolmen nel Neolitico ho scritto e ipotizzato diverse tecnologie. Stessa cosa per lo scavo, trasporto e posa delle pietre per i ciclopici nuraghi. Non ho dubbio che un nuragico sarebbe riuscito a fare un ponte dolmenico.

Ma non l’ha mai fatto semplicemente perché non sapeva cosa fosse un ponte! E nemmeno sapeva cosa fosse una strada di cui il ponte è opera d’arte, come lo sono i muri di sostegno, le cunette per l’acqua o i tornanti in caso di strade di montagna…

Se poi si sono visti dolmen, opera di ingegno e eccelsa arte, la pietra apicale non è solo grande, ma anche bella ed espressiva e anche quando non ha le facce parallele e planari, non è una pietra messa sopra come è stata trovata, bensì lavorata, seppur sommariamente. Ma soprattutto le pietre ortostatiche sono snelle e strette, oppure, piramidali, non come nel nostro caso, che sono massi rozzi e trovati lì vicino. In altre parole non c’è architettura, solo mera tettonica.

Fare una passerella con tali pesanti pietre è una stupidata. Esattamente come tagliare un albero per fare uno stecchino per pulirsi i denti.

In una frase allora il mio parere: il ponte nuragico è stato fatto non più di cinquant’anni fa con una pala meccanica per guadare il rio anche in caso di piena!

 

Fig. 3 Manifesto dell’incontro di Settimo san Pietro


L’altro argomento citato nel florilegio dei manufatti che interferiscono con l’acqua, utilitaristica o sacra, riguardava le dighe! A onor del vero, c’era un punto di domanda su questo tema. Perché se è stupido parlar di ponti dolmenici, parlar di dighe nuragiche sarebbe demenziale.

Eppure concepirei più una diga nuragica che un ponte. Per trasportare tronchi d’albero a valle, da secoli, da noi in montagna, ci si serviva dei torrenti, ma, essendo di poca portata, i tronchi si sarebbero incagliati. Allora si costruivano dighe di terra e nel bacino si mettevano i tronchi da trasportare. Poi la diga veniva aperta e la massa d’acqua trascinava i tronchi a valle.

Venezia è stata costruita coi tronchi fluitati, ma prima di arrivare ai fiumi e in laguna, c’era bisogno di stue, (dal latino stuere, stappare improvvisamente) e si sono costruite dighe di terra. A parte questa particolare ragione, un po' più seria dell’archeologia all’Hanna & Barbera dei ponti nuragici, anche le dighe si sono realizzate per avere riserva d’acqua per l’irrigazione e la distribuzione idrica per gli usi domestici e produttivi in tempi recenti. Al massimo i nuragici hanno realizzato canalizzazioni di qualche decina di metri per il recupero del troppo pieno di sacre acque di fonti.

Non escludo che qualche ruscello sia stato sbarrato, in antico e di recente, da rudimentali dighette per bagnarsi e refrigerarsi il cervello nei caldi estivi.