martedì 17 agosto 2010

La Sardegna e l'Atlantide

di Massimo Pittau


Con grande strombazzamento della stampa è stata di recente prospettata la tesi, secondo cui la Sardegna antica si identificava con l'Atlantide di cui ha parlato il filosofo greco Platone. Io sono dell'avviso che questa tesi sia del tutto campata in aria, come ho scritto in Lingua e civiltà di Sardegna, 2004, ed. La Torre, Cagliari.

È abbastanza noto che Platone, anche per le sue doti di poeta, esemplificava e concretizzava le sue tesi filosofiche fondamentali con altrettanti miti o favole, che creava appositamente ex novo. Il mito platonico più noto è quello dalla caverna, la quale rappresenta la realtà sensibile o delle ombre, mentre la vera realtà, quella intelligibile o delle idee (Iperuranio) è quella fuori della caverna. E un altro famoso mito platonico è quello di Eros figlio dell'Ingegno e della Povertà. Ebbene il mito dell'Atlantide è stato creato da Platone per sostenere la sua famosa tesi dello "Stato Ideale".

C'è da premettere che Platone era un conservatore, il quale non sopportava il regime di democrazia che vigeva al suo tempo ad Atene. Ebbene - dice il filosofo nel dialogo «Timeo» - 9 mila anni prima ad Atene vigeva invece un regime politico simile a quello da lui idealizzato, nel quale governavano i filosofi, difendevano lo Stato i guerrieri e lavoravano in tranquillità gli operai. Proprio per merito di questo Stato Ideale vigente allora ad Atene, gli Ateniesi furono in grado di respingere un poderoso attacco effettuato dagli abitanti di Atlantide, che era una grande isola situata al di là delle Colonne d'Ercole, nell'oceano Atlantico.

In un altro dialogo, il «Crizia», Platone riprese il mito e lo perfezionò nel modo seguente. In origine anche in Atlantide vigeva uno Stato Ideale, con i filosofi-governanti, guerrieri-difensori, operai-lavoratori. E tutto procedeva alla perfezione, anche perché l'isola possedeva in abbondanza tutte le ricchezze e la sua città capitale era stata organizzata minutamente nel migliore dei modi (poco mancava che i cani vi fossero legati con le salsicce!); capitale che in seguito è servita ad altri filosofi per creare le linee di una loro perfetta "Città Ideale". Senonché gli abitanti di Atlantide pian piano tralignarono e di peggioramento in peggioramento divennero quel popolo che attaccò con tracotanza, ma anche con totale insuccesso, la gloriosa e perfetta Atene di 9 mila anni prima (salvo che purtroppo anche Atene finì col tralignare, dando luogo alla disordinata democrazia del tempo presente).

In questo mito platonico di Atlantide sono particolarmente da sottolineare questi punti: 1) Platone da buon conservatore e quindi da quel buon lodatore del bel tempo antico che era, si rifugiava nel lontanissimo passato sia per mostrare di rifiutare il presente regime democratico di Atene, sia per non avere l'onere della prova per le cose da lui affermate; 2) Il mitico attacco ad Atene proveniente dall'Atlantide, ossia dall'occidente, è chiaramente il corrispettivo di quello storico proveniente invece dall'oriente con le guerre persiane promosse da Dario e da Serse.

Ciò premesso, dico che, dato che l'Atlantide non è altro che un mito creato dalla fantasia di Platone, è semplicemente puerile connettere a questo mito, a questo parto della fantasia del filosofo-poeta, quella concreta realtà fisica, geografica, antropica e culturale che era la Sardegna antica. È come se un padre decidesse di maritare una sua figlia con un eroe dei romanzi a fumetti; come se gli Stati Uniti o la Russia lanciassero un'astronave per raggiungere l'Iperuranio; come se uno studioso di speleologia, nella serie delle grotte elencate e studiate, mettesse anche la platonica "caverna delle ombre"; come se un geografo, in una carta dell'emisfero antartico da lui nuovamente tracciata, mettesse anche la "montagna del Purgatorio", che secondo la fantasia di Dante esisteva agli antipodi di Gerusalemme...

D'altra parte, se si esamina la descrizione minuta che Platone fa sia dell'Atlantide come isola sia della civiltà che essa ospitava, ci si accorge facilmente che non c'è nessuna corrispondenza di nessun genere con la Sardegna come isola e con la civiltà nuragica che essa ospitava.

Inoltre è un fatto che Platone metteva l'Atlantide al di là delle Colonne d'Ercole, che al suo tempo erano indubitabilmente nell'attuale stretto di Gibilterra. Ed è pure un altro fatto che Platone metteva l'Atlantide nell'oceano Atlantico, che anche allora era indubitabilmente al di là delle Colonne d'Ercole. Ed un terzo fatto decisivo è che l'Atlantide è linguisticamente connessa con l'Atlantico, per cui è ancora puerile ipotizzare l'Atlandide in un mare differente. Ma allora la Sardegna non c'entra proprio nulla in questo discorso, perché essa non è un'isola dell'Atlantico o, viceversa, il mare in cui si trova la Sardegna non è stato mai chiamato Atlantico.

Per questa strettissima connessione linguistica fra l'Atlantico e l'Atlantide, è del tutto irrilevante sostenere che le Colonne d'Ercole potevano essere non nell'attuale stretto di Gibilterra, bensì altrove. Comunque c'è da rabbrividire di fronte all'affermazione che le Colonne d'Ercole fossero fra la Sicilia e l'Africa settentrionale, le quali in epoca geologiche lontanissime sembra che fossero molto più vicine di adesso. A distanza di centinaia e forse di migliaia di secoli, è assurdo ritenere che gli uomini - che forse neppure esistevano ancora nella faccia della terra - pensassero che le Colonne d'Ercole fossero tra la Sicilia e l'Africa e che la loro credenza potesse arrivare di millennio in millennio fino all'epoca di Platone.

Ma c'è un'ultima considerazione, la quale di certo non è la meno importante: Platone nel suo racconto dice che l'Atlantide era scomparsa inghiottita dall'Atlantico - sempre per evitare l'onere della prova ed anche eventuali controlli da parte di altri -, mentre non risulta affatto che la Sardegna abbia subìto la medesima sorte...

10 commenti:

  1. Atlantide esiste.

    Ed è in cielo, no tranquilli non parlo di ufo, semplicemente il mito di atlantide è il solito mito astronomico atto a descrivere la precessione degli equinozi.
    Nello specifico atlantide è un’era astronomica(forse Platone intendeva l’era del leone visto che parla di 9000 anni prima di Atene). Come più volte detto l’eclittica è inclinata rispetto l’equatore celeste, in oltre l’eclittica è divisa (nell’intersecarsi con l’equatore) in due spicchi di 180°, uno sopra l’orizzonte e concerne la parte dello zodiaco visibile (detta nel mito terra emersa), l’altro sotto l’orizzonte era invisibile, detta mare.
    In questa allegoria processionale, in una nuova era astronomica, il nuovo segno all’equinozio di primavera emergeva come una sorta di isola dall’orizzonte (per poi salire sempre più per 2120, fino a lasciare spazio al segno successivo), mentre quello all’equinozio di autunno sprofondava sotto l’orizzonte (mare) lasciando spazio al nuovo segno-pilastro all’equinozio d’autunno stesso.
    Insomma chi cerca atlantide sulla terra confonde la geografia con L’URANOGRAFIA…

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  2. sarebbe duque una sorta di Gerusalemme Celeste?

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  3. @anonimo 23,58

    Si proprio così.

    La capitale di atlantide è descrita come una perfetta allegoria dell'eclittica, una città circolare con diversi canali anche questi circolari con una torre al centro. Poi abbiamo il tema della guerra come allegoria della "guerra stellare" fra forze statiche e forze del movimento che determinano il trans-gredire delle stelle, e ancora il tema del diluvio/sprofondare, che è un'allegoria al contempo BELLISSIMA e molto concreta di quello che succede alla costellazione/pilastro dell'equinozio d'autunno che a poco a poco sprofonda sotto l'orizzonte lasciando il posto ad un'altra come pilastro.

    il mito di atlantide si concentra in particolare su ciò che avviene al pilastro/equinozio d'autunno. L'allegoria della nuova terra/isola che sorge invece si riferisce a quanto avviene al pilastro/equinozio di primavera.

    Come la gerusalemme celeste, anche atlantide è in cielo, è un luogo che appartiene all'uranografia.

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  4. anche queste son teorie!!!!!!
    la scelta al lettore!!!!!!

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  5. @ Vargi
    certo che son tutte teorie! Ma ci son teorie verosimili e altre inverosimili e le teorie che pensano di trovare Atlantide in un qualche luogo della Terra mi pare che le si possa definire come teorie fantascientifiche.
    Che poi un libro su Atlantide possa essere affascinante come un libro di Julius Verne è sicuramente vero!!

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  6. Efisio Loi

    Che sulla stampa si strombazzi su Atlantide non è una novità. Soprattutto d’estate, quando le notizie tendono a illanguidirsi nella calura. Di Atlantide, comunque, si parlava ben prima di Guttebberg e della sua invenzione. Niente di strano: i miti, si sa, in genere sono molto antichi.
    Vorrei fare, con tutto il rispetto, alcune considerazioni su un articolo del Professor Pittau, comparso su questo blog il 17 u.s. La prima: prendendo in considerazione il mito della ‘caverna’, il più famoso di Platone come giustamente dice il Professore, e quello di Atlantide, provo un senso di perplessità. Mi sembra di avere di fronte due cose diverse.
    Il mito della caverna è parto esclusivo della mente del filosofo greco, non mi pare che esistono riscontri precedenti. Rilievi vari sullo “Stato ideale”, nonché miti. ne esistono da quando esiste lo Stato. Mai stato, chiedo scusa per il bisticcio, ‘ideale’: ha avuto bisogno, da subito, di attenzioni e cure che lo riportassero alle ‘fondamenta’ non per niente ritenute sacre, a reintegrare, spesso, un mitico passato.
    Anche i grandi del pensiero, gli artefici del razionalismo occidentale, i filosofi per antonomàsia, fra cui “Spalle Larghe” in posizione preminente, sono stati, sempre, frutti di un passato che non muore. Nani sulle spalle di giganti, ha detto qualcuno. Platone, ad esempio, sente la necessità di far riferimento, nella costruzione della sua città ideale, a una fonte che scaturiva da antichità remote, valida per tutti i Greci del suo periodo e non solo per loro: gli Egiziani. Furono questi ultimi che gli rivelarono, per interposta persona, la storia di Atlantide.
    Di racconti o miti, se cos’ è meglio chiamarli, di civiltà distrutte (dalla furia, della natura diciamo oggi, degli dei, dicevano allora) ne è piena la terra. Sono tutti equiparabili al mito del “Buon Selvaggio”, creatura ideologica di uno dei maggiori esponenti del Secolo dei Lumi? O sono brandelli di memorie rimasti impigliati nella matassa delle collettività, lungo l’arco di tempi lunghissimi e, ogni poco, utilizzati nelle elaborazioni intellettuali dei “Maestri di pensiero”?
    Seconda considerazione: perché “il mitico attacco ad Atene” se doveva essere “il corrispettivo di quello storico proveniente dall’ oriente”, Platone l’avrebbe dirottato dall’occidente e così lontano nel tempo? Perché era un poeta? Un sognatore? Non so se a sentirsi dare del poeta si sarebbe offeso. Sicuramente non avrebbe gradito l’ epiteto di sognatore.
    segue

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  7. Efisio Loi (II parte)

    Terza considerazione: le Colonne d’ Ercole. A mio parere (che, è bene chiarirlo, è il parere di un signor nessuno), il problema che un altro, molto meno “nessuno” di me, ha posto sulle Colonne, non è facilmente archiviabile in poche battute.
    Già nella classicità, sulle Colonne e i suoi annessi e connessi, i punti di vista non erano unanimi, si rimaneva molto nel vago. Per fare un esempio che con Ercole ha notevoli contatti: uno solo fra gli scrittori classici poneva il Giardino delle Esperidi in Libia, verso Atlante (guarda, guarda). Tutti gli altri, contemporanei si intende o successivi, gli diedero torto, preferendo tornare all’antico e sistemando il Giardino a occidente sì ma aldilà dell’ Oceano.
    È proprio sul cosiddetto oceano che bisognerebbe appuntare l’attenzione con gli occhi del Mito degli antichi Greci. Il Mediterraneo di Erodoto, solo per citarne uno, non era il mare di sei, settemila anni prima o anche meno, quello descritto dal mito appunto, a cui anche Platone faceva riferimento. Bisognerebbe dare uno sguardo alla batimetria dell’ Egeo e del mare di Sardegna, per rendersi conto di come può aver operato, sul profilo e sull’estensione delle terre emerse, l’innalzamento delle acque dovuto al progressivo aumento delle temperature alla fine dell’ultima glaciazione.
    Sarebbe più facile rendersi conto che per gente abituata al piccolo cabotaggio, costa a costa, da un’isoletta all’altra, non ci sarebbe stato bisogno di arrivare fino all’attuale Atlantico per parlare di Oceano, sarebbe stato sufficiente affacciarsi sul Mediterraneo occidentale. Dove si sarebbero potute collocare le famose colonne?
    È indubbio che si parlasse di un mare che circondava tutte le terre conosciute, il favoloso Fiume Oceano, ma chi l’aveva mai visto di persona? Le notizie e le descrizioni viaggiavano anche allora ma per raggiungere l’Egeo e l’Anatolia, dovevano farne di strada, passando attraverso molte bocche e molte orecchie. Così, ho idea, che siano nati gli scenari che poi avrebbero fatto da sfondo ai miti più disparati. Guardare al mondo come lo vediamo oggi, per fermarci alla geografia,, ho paura che non ci aiuti gran che nell’interpretare il passato.

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  8. Ciao Efisio...

    Mi pare che anche tu cada però nell'errore di confondere la geografia (attuale o passata) con l'uranografia.

    Le colonne d'eracle sono una bellissima allegoria per indicare gli equinozi (stessa cosa per i famosi pilastri del tempio di salomone..ripresi anche dalla massoneria), ed ercole/eracle non è altro che un'allegoria della divinità solare (le famose 12 fatiche perchè sono proprio 12?....)

    Stessa cosa con i toponimi dell'antichità. come oceano, bisogna stare attenti, 9 volte su 10 si riferiscono a realtà iperuraniche.. spesso i nomi dei fiumi come il nilo indicano sovente la via lattea, più tosto che il fiume reale (agli antichi interessava più il cielo)...

    Così la famosa ricerca delle sorgenti del nilo...è una falsa ricerca geografica...o meglio è un mito che si rifà all'era precessionale dei gemelli, quando la via lattea/fiume nilo era un coluro equinoziale visibile,passata quest'era (con l'arrivo del toro) ecco che la sorgente del nilo (il coluro equinoziale) era "sparito", ossia da ricalcolare e comunque non più visibile (per la cronaca, passava su auriga e piede sinistro di orione...tallone d'acchille ;-) )

    così per molti fiumi come l'eridano ad esempio (che poi è divenato una vera costellazione)...

    Il principio era così in cielo e così in terra, per cui i toponimi stellari diventavano terrestri e viceversa...ma non essendo ovviamente perfettamente sovrapponibili, ecco che nasce la confusione... come nel caso dell'epopea di Gilgames da cui ne viene fuori una geografia impossibile, a meno che non si guardi in alto e allora tutto torna, era una uranografia.

    Ad un certo punto le colonne d'eracle vennero collocate sulla terra, per indicarne la "fine"...perchè originariamente indicavano la "fine/confine " della piatta eclittica...

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  9. riceviamo dal prof. Pittau

    Egregio Amico Efisio Loi,

    1) Lei ha perfettamente ragione nell’affermare che il mito della Caverna di Platone non ha nulla da fare col suo mito dell’Atlantide. Io ho chiamato in causa anche il mito della Caverna solamente per ragioni di chiarezza: dato che mi ispiro sempre al criterio di farmi leggere e capire anche da lettori non specialisti, mi impegno sempre a trovare la forma linguistica più chiara e più semplice ed inoltre a portare una opportuna esemplificazione. Però l’uno e l’altro non erano altro che “miti” o “favole” della fantasia di Platone, quello della Caverna e quello dell’Atlantide.

    2) Il primo Autore che ha parlato del mito dell’Atlantide è stato proprio Platone, alla cui epoca le «Colonne d’Ercole» erano sicuramente nell’attuale «Stretto di Gibilterra». Per questa semplice ma sostanziale ragione non è assolutamente corretto, dal punto di vista storiografico, fare riferimento ad epoche precedenti, soprattutto ad antichissime epoche geologiche, telluriche oppure glaciali. In queste infatti forse l’uomo non esisteva ancora o, se esisteva, non aveva ancora inventato la scrittura e pertanto non poteva trasmettere le sue nozioni a un filosofo che sarebbe vissuto moltissimi secoli e forse millenni dopo.

    3) Per una analoga difficoltà non è da prendersi come verità storica quella di Platone che dice che la notizia dell’Atlantide risaliva a sacerdoti egizi di 9.000 anni prima: 9 mila anni prima non era ancora nata la grande Civiltà Egizia e neppure la scrittura egizia capace di trasmettere fino al tempo di Platone quella notizia.

    4) Dal punto di vista linguistico l’isola di Atlantide è legata all’Oceano Atlantico e questo all’epoca di Platone era al di là delle Colonne d’Ercole; ragion per cui sull’argomento la Sardegna non c’entra proprio nulla, sia perché la Sardegna non era nell’Atlantico, sia perché il mare in cui essa si trova non è stato mai chiamato Atlantico.

    5) Ma ho già detto che c'è un'ultima considerazione, la quale di certo non è la meno importante: Platone nel suo racconto dice che l'Atlantide era scomparsa inghiottita dall'Atlantico, mentre non risulta affatto che la Sardegna abbia subìto la medesima sorte… Il richiamo poi che il noto giornalista ha fatto ad un enorme tzunami che avrebbe sommerso e distrutto la «civiltà nuragica» dimostra palesamente la sua superficialità: presso Fonni, vicino alla chiesetta di Santa Maria del Monte esiste un nuraghe, probabilmente il più elevato dell’Isola, ed anche questo dunque sarebbe stato sommerso da una ondata a 1.200 metri sul livello del mare?! Questo giornalista io l’ho sfidato a un dibattito pubblico oppure televisivo, ma egli non ha accettato la sfida.

    6) Già Aristotele, il più geniale dei discepoli di Platone e che ovviamente conosceva molto bene il Maestro, ai superficiali che già da allora si interessavano della effettiva ubicazione dell'Atlantide, aveva suggerito di collocarla là da dove proveniva, cioè nella fantasia di Platone.

    7) Perché mi ha criticato per il fatto che ho definito “poeta” il filosofo Platone? Possono essere “poeti” anche coloro che non scrivono neppure un verso né una rima. Mi mandi il Suo indirizzo, signor Loi, ed io Le spedirò in omaggio un mio libro che ha avuto anche un premio nazionale, intitolato Poesia e letteratura - Breviario di poetica (Brescia 1993).

    8) Di recente sono intervenuto sul tema del «Giardino delle Esperidi e la Sardegna». Per non allungare troppo questa mia risposta, mi permetto di indirizzarLa all’articolo che troverà nel mio sito www.pittau.it

    Comunque, grazie della Sua attenzione e pure delle sue obiezioni

    Massimo Pittau

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  10. Chiarissimo Professore,

    subito al punto 7 della Sua gentilissima risposta. Il mio indirizzo è il seguente:

    Efisio Loi

    Via Umberto I° 50

    08033 Isili.

    Sarebbe oltremodo sciocco, da parte mia, non approfittare di quanto Ella mi prospetta: è un bellissimo regalo. Non vado oltre. Mi sembrerebbe di mordere la mano che mi accarezza se dovessi obiettare ancora alle Sue dote considerazioni.

    Grazie per avermi considerato Suo amico.

    Efisio Loi

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