lunedì 17 gennaio 2011

Sul martello dell’accabadora.

di Franco Laner

Vorrei aggiungere una mia versione ed interpretazione del martello per l’accabadura, stimolato dall’intrigante saggio di Massimo Pittau, pubblicato sulla rivista “Sardegna mediterranea” (n. 29, speciale per capodanno 2011) che la sua infaticabile Direttrice Dolores Turchi ha regalato ai suoi affezionati lettori abbonati al semestrale.
Mi scuso intanto di scrivere accabadora con una sola b. Non mi sento di smentire il titolo del mio libro del 1999, frutto di una ricerca. Nel suo dizionario , il canonico Scano la scrive con una b e mi pare che lo stesso Pittau l’abbia così scritta nel suo “Ulisse e Nausica in Sardegna” (1994), anche se ora ci invita a scriverlo con due b!
Comunque sia, in questo freschissimo saggio l’emerito linguista sviscera l’impiego sacro e profano del martello, con notazioni semantiche, ma anche linguistiche, con lo scopo ultimo di portare ulteriori prove alla tesi della provenienza dalla Lidia degli etruschi e la parentela sardo-etrusca.
Il saggio ha un apparato iconografico molto appropriato. Simpatica la notazione dell’impiego del martello, che decreta la fine di molte operazioni.
Ma spesso anche l’inizio, come il richiamo del gong, aggiungo io!
Facilmente condivisibile l’ipotesi del professore che il ricorso al martello avesse il pregio dell’immediato effetto e soprattutto non cruento. Anche il soffocamento dell’ammalato terminale, altra pratica di eutanasia, potrebbe avere questa giustificazione.
Osservo però che il martello dell’accabadora -mi riferisco anch’io a quello del museo di Luras, amorosamente curato da Giacomo Pala- è assai particolare.
Il legno è l’olivastro ed è costituito da un unico pezzo, non ci sono cioè i due classici pezzi, manico e testa. La spiegazione potrebbe dipendere dal fatto che prima che l’accabadora entrasse nella stanza dell’ammalato, ogni oggetto sacro veniva tolto e così ogni immagine ed ogni riferimento religioso.
La forma del martello tradizionale, col manico e la testa infilata, ha forma di croce e perciò l’atto sarebbe stato compiuto con qualcosa che non andava bene…Sarà per questo?
La scelta dell’olivastro potrebbe dipendere dal fatto che il peso specifico di questa specie è molto elevato e quindi più funzionale, perché pesante oppure che solo nell’olivastro si può trovare un’anomalia di crescita da poter ricavare quella particolare forma. Oppure ancora ad un particolare significato di questa specie legnosa.
Qualche ulteriore riflessione potrebbe chiarire meglio la singolare forma del martello di Luras, mentre sul martello etrusco e sardo basta e avanzano le notazioni di Massimo Pittau

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