sabato 14 maggio 2016

Pinuccio Sciola


E’ morto un grande artista internazionale.
E’ morto un grande sardo.
Dai pochi incontri che ebbi, fino alla telefonata di una quindicina di giorni fa, ne sono sempre uscito confuso, spiazzato, privo delle poche certezze che pensavo di possedere.
Mi ha raccontato, proprio nell’ultima, lunghissima telefonata, della sua dimostrazione, di fronte ad un consesso romano di cardinali nella basilica di San Pietro in Vincoli, che  il Mosè di Michelangelo, per quanto sollecitato, non avrebbe potuto parlare, semplicemente perché la struttura saccaroide del marmo di Carrara, non può mettere in vibrazione la pietra a causa della sua discontinuità molecolare.
Esso rimane muto e la richiesta di Michelangelo “Perché non parli?” era destinata a non aver risposta. Prima di questa telefonata avevo commentato con Lui alcuni passi di un libro di F. Guarducci “Teoria, il divino oltre il dogma” in cui l’autore dedica diverse pagine al suono che ancora pervade l’universo, energia sprigionata dal Big Bang. La pietra è energia solidificata. Per tutte le religioni, a partire da quelle greche, mitratica, islamica, vedalica, la pietra è sempre stata sacra. Il Maestro rivendicava la capacità di richiamare quei suoni siderali e arcani, qualcosa in più e diverso dal teorizzarne la presenza. E come si inalberava se solo cercavo di esporgli il mio pensiero sulla trasmissione del suono dovuto alla vibrazione delle sottili lame di pietra da lui sollecitate con ieratica convinzione.
Ero riuscito, in questa recente telefonata, a convincerlo a venire il prossimo 22 giugno al Parco archeologico di Santa Cristina a Paulilatino a parlarci del suo progetto di trasformare la Carlo Felice in un museo della pietra all’aperto, aggiungendo alle tante preesistenze, nuraghi, tombe di giganti, pozzi e dolmen, sculture di artisti di tutto il mondo, che lui conosceva e pronti a regalare saggi della loro arte.
Non so, a questo punto, se completare l’organizzazione del seminario, mancandone l’anima. Ma potrebbe essere anche occasione per ricordare il Suo contributo all’arte scultoria e non solo.
Ciò che devo a Pinuccio è di avermi fatto capire che l’arte nuragica si può capire solo abbandonando la concezione lineare del tempo ed avvicinandosi alla concezione circolare del tempo, dell’eterno ritorno ab inizio, e pertanto una statua di Fidia –i greci avevano una concezione lineare del tempo- cristalizza l’attimo fuggente, intuisci ciò che c’era prima e ciò che verrà dopo la fissazione dell’attimo. Per l’arte nuragica ciò che conta non è l’attimo, bensì l’iterazione del gesto, dell’azione o dell’evento. Questioni sottilissime di psicogenesi dell’Arte, che il maestro trattava con la naturalezza che ogni grande artista possiede senza scomodare dimostrazioni scientifiche, ma forte di intuizione e introspezione propria di chi vive proiettato in dimensioni concesse a pochi mortali.
Scompare con Pinuccio Sciola uno dei grandi protagonisti dell’arte che ha culla in Sardegna, come Antine Nivola, Maria Lai e Mario Delitala.

Franco laner

Venezia, 14 maggio 2016

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