martedì 14 settembre 2010

Lilliu che si arrampica sugli specchi

di Mauro Peppino Zedda

Quando nel 1977 Massimo Pittau presentò i risultati di uno studio che confutava la teoria del nuraghe fortezza, Lilliu non prestò la giusta attenzione agli argomenti del Pittau, limitandosi ad epurare le parti più controverse e continuò a considerare il nuraghe come una fortezza.
Per Lilliu la questione della possibile sacralità dei nuraghi era una specie di tabù, un argomento di cui non valeva la pena discutere, sentiamolo in uno dei rari scritti in cui disquisisce sulla possibile valenza sacrale dei nuraghi: «Orbene la concomitanza con le torri semplici di numerose tombe megalitiche (specialmente tombe di giganti), porta a negarne la destinazione funeraria che un tempo era in gran voga tra gli “analogisti” e gli “etimologisti”. Invece, nei tempi in cui si costruivano i nuraghi a unica torre, i monumenti di culto sembrano assai rari (dico sembrano perciò lontana anni luce da essere compiuta). Perciò si può capire che tuttora, come in passato, vi sia chi caldeggi, se non per tutti, per una parte di tali nuraghi, l’utilizzazione cultuale, precisandone (per la verità con un trasporto che rasenta il mistico), punti e modalità di manifestazioni.
Sennonché quest’ultima ipotesi, alla quale peraltro potrebbero far inclinare la forma monumentale e il volume a cono, quasi simbolico, delle torri che si elevano come un altare e la collocazione spesso in luoghi dominanti e attrattivi come quella di chiese e di santuari montani, trova molte e serie difficoltà per essere accettata; (ovviamente il proporla acriticamente è viceversa assai semplice e non priva di fascino per chi non è uso a ragionare). Ostano all’interpretazione templare il grande numero, la proliferazione sul terreno, l’organizzazione in un sistema territoriale degli edifizi monoturriti. Se questi si dovessero connettere col fenomeno religioso pur profondamente sentito dai sardi nuragici, figurerebbero l’immagine irreale e mitica d’un “isola sacra” e di un popolo di “lotofagi” e non di contadini, pastori e anche di guerrieri quale fu effettivamente. Intervengono poi i dati strutturali, contrari all’interpretazione templare. Lo spazio è angusto, difficile la circolazione interna voluta dal presunto rituale. All’alto delle torri, ove vi si immaginassero cerimonie, dall’esterno si può accedere solo con mezzi retrattili, e dall’interno si sale attraverso il sistema complesso delle scale intermurarie intergrate con le posticce di legno e di corda. Un bell’esercizio di ginnastica per vecchi venerandi sacerdoti e i loro paludati accoliti! Infine il dispositivo dei vani, scarsamente illuminati, è concepito con una sorta di gusto labirintico, quasi impeditivo e introverso, e, comunque, pienamente fruibile soltanto da chi conosceva l’intrico e la singola funzionalità dei suoi ambienti sin nel più segreto recesso.
Si aggiunga che all’immagine di luogo sacro poco o nulla rispondono la postura prevalente delle torri in posti elevati di largo dominio, il loro collegamento visuale e l’inserimento in complessi reciprocamente funzionali
.». (Lilliu 1988).
Lo scritto di Lilliu fu una risposta, senza citarlo, a Pittau. Si potrebbero fare molte considerazioni, ci vogliamo provare o avete timore di essere irriverenti?

2 commenti:

  1. Come tu stesso fai notare nel tuo libro Mauro, è quasi commovente, se non fosse scientificamente grave, l'ingenuità con la quale si contraddice da solo....

    prima scrive: "sennonché quest’ultima ipotesi, alla quale peraltro potrebbero far inclinare la forma monumentale e il volume a cono, quasi simbolico, delle torri che si elevano come un altare e la collocazione spesso in luoghi dominanti e attrattivi come quella di chiese e di santuari montani, trova molte e serie difficoltà per essere accettata"

    poi dice:"Si aggiunga che all’immagine di luogo sacro poco o nulla rispondono la postura prevalente delle torri in posti elevati di largo dominio, il loro collegamento visuale e l’inserimento in complessi reciprocamente funzionali"

    insomma una capriola argomentativa con doppio avvitamento e triplo axel....olè

    vista l'età mica roba da ridere eh...

    però mi stupisce questa frase: "ovviamente il proporla acriticamente è viceversa assai semplice e non priva di fascino per chi non è uso a ragionare"

    NON USO A RAGIONARE???? io mi domando e mi chiedo, ma perchè mai gli uomini di scienza archeologica cadano così facilmente nell'insulto durante le loro argomentazioni.. è una cosa che riscontro molto spesso, la denigrazione del pensiero della contro parte che cade anche nell'insulto e nel tacciare l'altro (soprattutto quando quest'altro è pari professionista, se le danno più due archeologi che due boxer...) di stupidità e demenza.

    Ancora devo dare ragione a Mauro, l'archeologia è la scienza che cade più di qualsiasi altra nel misticismo e nella difesa del DOGMA, siano i canali di areazione delle piramidi (due perchè non serviva solo l'aria...ma volevano fare corrente...) o il nuraghe fortezza..e chi più ne ha più ne metta....


    ho paura che la risposta e l'ottusità del mondo accademico siano dovute anche ad un certo servilismo nei confronti di poteri di tutt'altro genere...

    perchè rivedere il nostro passato significa dover ripensare il nostro presente..e questo può dar fasidio a qualche interesse costituito...in tal senso l'archeologia è una scienza pericolosa perciò è meglio tarparne le ali


    p.s. dottor Lilliu, sì, forse ancora più dell'Egitto, la Sardegna nuragica era il luogo più SACRALIZZATO DELLA TERRA... immagini l'onore che abbiamo a calpestare questo luogo SACRO!!!! (e come dice Alessandro.. non significa che per questo erano dei lotofagi...)

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  2. ESIODO (Teogonia verso 1015) "...i quali, molto lontano, in fondo alle isole sacre, regnavano su tutti gli illustri Tirreni"

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