martedì 8 febbraio 2011

Shardana Question

di Mario Cabriolu

La lettura del libro di Mauro Peppino Zedda, Archeologia del Paesaggio Nuragico, ed. Agorà Nuragica, 2009 mi ha dato modo di soffermarmi ancora una volta su un argomento che continua ad essere molto dibattuto fra studiosi e appassionati di archeologia. Si tratta dei “popoli del mare” ossia quelle genti che, a cavallo fra XIII e XII sec. a.C., tentarono ripetutamente di insediarsi in armi nei territori sotto il dominio egiziano, portando gli scontri fino alla foce del Nilo. Le loro scorrerie in diversi settori del Mediterraneo orientale risultano accompagnate da atti di violenza e devastazioni.
Nel XIII sec. a.C. alcuni dei popoli ricordati nelle cronache egizie, risultano insediati in Medio Oriente, nell’Egeo e nella penisola anatolica.
In Sardegna la discussione è da tempo particolarmente vivace, legata all’assonanza fra il nome di uno dei popoli del mare, gli Shardana (o Sherden) e il nome storico degli abitanti dell’isola.
Le posizioni degli studiosi sono riconducibili alle seguenti tre principali correnti di pensiero:
1) gli Sherden coincidono con i sardi nuragici
2) gli Sherden non hanno nulla a che vedere con gli abitanti dell’isola e mai ci furono contatti fra quelli e questa
3) gruppi di Sherden orientali si trasferirono intorno al XIII sec. in Sardegna e da loro discenderebbe il nome storico dell’isola e dei suoi abitanti

Il tema Shardana è trattato nel cap. XIX del libro citato dove Zedda affronta la descrizione della cultura materiale isolana negli ultimi secoli del II millennio a.C., così come risulta dalle ricerche archeologiche e dagli studi specialistici più recenti; evidenzia altresì i mutamenti riscontrabili in quell’epoca in vari settori del contesto materiale, i possibili risvolti in ambito sociale. Uno degli aspetti maggiormente apprezzabili è l’aver trattato l’argomento con una visione pan-mediterranea e con l’intento di risolvere e mettere a posto tutte le incognite introdotte dalle varie discipline: archeologia, metallurgia, genetica, etnologia, ecc. Esistono molti studi criticabili proprio per la parzialità con cui risulta trattato un argomento di portata tutt’altro che provinciale. Per Zedda gli Shardana delle iscrizioni egizie erano genti egeo-anatoliche, approdate in Sardegna intorno al XIII sec. a.C., responsabili dell’introduzione di una serie di innovazioni soprattutto in campo metallurgico e ceramico. Le sue argomentazioni e alcune intuizioni originalissime, sono equilibrate, obiettive, convincenti.

Tuttavia sono ancora tanti i quesiti ai quali non possiamo dare risposte certe, soprattutto per carenza di informazioni.
Faccio alcuni esempi, alla rinfusa, sulla scorta delle domande che Zedda pone a pag. 363 del libro in esame:
i)dove sono le testimonianze documentali e i resti della “civiltà” Shardana nella presunta madrepatria egeo-anatolica? (gli Shardana non figurano nei testi ittiti e omerici ad es.)
ii)perché normalmente nel descrivere della partecipazione in massa dei Meshwesh nei tentativi di invasione dell’Egitto al tempo dei popoli del mare non si commenta criticamente il come e il perché dei contatti fra un popolo libico proveniente dall’area sirtica e popoli egeo-anatolici? Perché questo popolo si muove in massa verso oriente? Dalle iscrizioni rupestri del Tassili e in base alle datazioni fornite dagli esperti, sembra di dedurre che l’area a sud e intorno allo Chott el-Djerid tunisino nel corso del XIV sec. fosse ancora una pianura semifertile: se ciò fosse vero, cosa è successo in quegli anni? E quegli eventi possono aver coinvolto anche la Sardegna?
iii)se la Sardegna nel XIII sec. a.C. non avesse risentito di un periodo di crisi dovuta a siccità o eventi simili perché i libici e i “vicini” Meshwesh non si sarebbero mossi verso di essa?
iv)è possibile, anche se non provato, che i Meshwesh delle iscrizioni egizie siano lo stesso popolo denominato Massi da Erodoto, che usavano tingersi il corpo di rosso, così come appaiono gli Shardana “egizi”: è attestato lo stesso uso fra genti egeo-anatoliche? E’ eccezionale a tal proposito il fatto che nelle statue di Monti Prama sia stata rilevata la presenza di colorante rosso, se non sbaglio;
v)dove sono i centri allogeni in Sardegna a partire dal XIII sec. a.C? Diamo per scontata la fondazione di città fenicie a partire dall’VIII sec. a.C. eppure l’archeologia ufficiale a quella data riesce a riferire scarsissime strutture attribuibili ad apporti architettonici esterni e più avanza la ricerca, più si scopre che i centri punici sono nati in sovrapposizione o adiacenza a centri nuragici;
vi)i nuovi usi sepolcrali post-tomba di giganti sembrano interessare contemporaneamente tutta la Sardegna e i dati disponibili sono davvero pochi per trarre conclusioni;
vii)analisi genetiche effettuate su resti ossei rinvenuti all’interno di tombe “fenicie” (vedere Sirai ad es.) ci parlano di coloni nord-africani! Non so se sia stata provata con analisi dirette la presenza di genti orientali;
viii)si chiede perché, qualora ammettessimo la coincidenza dei nuragici (costruttori dei nuraghi) con gli Shardana, questi ultimi non avrebbero colmato la Sardegna di armi in bronzo e di oggetti provenienti dall’Egitto: ritengo che, in base alle testimonianze scritte, gli Shardana mercenari non facessero ritorno a casa loro con bottini di guerra, e qualunque fosse la loro madrepatria, hanno finito con lo stanziarsi nei territori nei quali operavano. Diverso è il discorso sugli Shardana eventualmente dediti al commercio. La questione “armi” è molto più complessa e dovremmo chiederci anche il perché degli scarsissimi ritrovamenti attribuibili a periodi più recenti e sicuramente bellici per l’isola quali tutto il periodo V-II sec. a.C.
ix) si sa ancora pochissimo dei centri nuragici costieri data l’esiguità dei dati archeologici, anche per le epoche anteriori al XIII sec. a.C. e per le aree portuali più importanti;
x)possibile che i sardi non abbiano lasciato l’etnonimo nella presunta madrepatria orientale, cosa che invece è molto frequente nel Mediterraneo occidentale?
xi)perché gli Shardana lasciano bronzetti a Cipro nel XII sec. a.C., negli stessi anni del loro insediamento in Sardegna, ma insegnano l’arte della cera persa agli isolani solo 3 secoli dopo?
xii) perché nel loro girovagare gli Shardana sarebbero arrivati in Sardegna e non si sarebbero fermati prima in Sicilia, in Puglia, in Tunisia? E se lo hanno fatto perché non hanno lasciato impronte simili a quelle che si registrano in Sardegna?
xiii) la tradizione fa giungere in Sicilia i Siculi appena prima o subito dopo la presa di Troia, fatto che concorda cronologicamente, in base alla testimonianza di Dionigi di Alicarnasso, con l’epoca dell’epopea dei popoli del mare. I Siculi però arrivano nell’isola dall’Italia, a seguito di migrazioni di popoli da settentrione. La coincidenza dei Siculi con i Sekelesh dei documenti egizi non avrebbe in tal caso il conforto della tradizione mitografica. Che valore hanno, per i sostenitori dell’arrivo di quei popoli da oriente, le varie tradizioni tramandate dai mitografi?
xiv) perché se gli Shardana rappresentavano parte di una coalizione formata anche da filistei, tursha, sekelesh ecc., in Sardegna sarebbe stato ricordato solo il loro nome, come in Sicilia e in Toscana solo quello dei cugini egeo-anatolici?
xv)perché in Sardegna non si rinvengono iscrizioni con alfabeti egeo-anatolici risalenti a quel periodo?
xvi) perché nell’età delle colonizzazioni classiche greco-fenicie in Sardegna avrebbero prevalso i fenici e non i greci, cugini degli Shardana egeo-anatolici?
xvii)come avrebbero potuto i “fenici” (che rappresentano una delle “culture” storiche più “spugna” fra tutte), condizionare così facilmente gli Shardana egeo-anatolici, i cui pronipoti della madrepatria non furono condizionati neppure dai romani?

17 commenti:

  1. Non ho capito il senso preciso dell'ultimo punto dell'elenco. Si potrebbe approfondire, per cortesia?

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  2. Mi riferivo alla tendenza presente nell’arte fenicia della madrepatria di accogliere diversi stili e influssi (egizi, egei, siriani). Nell’occidente le manifestazioni artistiche fenicie si mostrano abbastanza uniformi nelle diverse aree di presunta colonizzazione, indipendentemente dalle culture indigene incontrate. Esiste, e ha caratteristiche specifiche l’influsso nell’arte fenicia sarda degli stili degli Shardana egeo-anatolici stanziati nell’isola?

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  3. Caro Mario Cabriolu,
    rignazio per i complimenti, che contraccambio per tutte le interessanti questioni che hai posto,
    in scienza le "domande giuste" sono più importanti delle risposte, sole le domande pertinenti fanno avanzare le ricerche.

    Confesso che mi farebbe piacere scoprire che i nuragici fossero gli shardana (l'ho pensato in giuventù , prendendo per buono quanto dicevano lIlliu e Pallottino), ma le evidenze archeologiche finora note indicano che la Sardegna Nuragica del Bronzo Medio era un mondo isolato, poi attraverso l'analisi della cultura materiale si nota che arrivano influenze culturali orientali.
    A mio parere il modo più verosimile per spiegare i dati che provengono dall'archeologia e dalle cronoche egizie e di Vicino orientali, consiste nel denominare come shardana l'insieme delle genti che a partire dal XIII sec. aprirono dei fondachi di tipo commerciale nei luoghi che poi diventeranno "fenici".
    In questo modo è facile spiegare l'assenza di articolate e consistenti insediamenti portuali.

    Se gli shardana fossero i nuragici dove sarebbero gli insediamenti portuali necessari a sostenere secoli di guerra contro l'Egitto?

    Viceversa pensando a insediamenti allogeni cioè dei fondachi collegati con la madrepatria vicino orientlae , è possibile pensare a dei semplici approdi.

    riguardo l'altra tua principale obiezione cioè l'eventuale difficoltà dei Libi a relazionarsi con Shardana vicino orientali, la spiego nel seguente modo: i Libi erano confinanti da sempre con gli Egizi, dunque non esiste nessun ostacolo che essi potessero allearsi con altre genti (anche se collocate nell'altro versante) nel saccheggio dell'Egitto.
    Del resto i Libi nel I millennio a.C. riescono pure a conquistare l'Egitto e a collocarsi ai suoi vertici con le cosiddette dinastie egizie.

    cordiali saluti

    mauro peppino zedda

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  4. Qualcuno ha formulato l'ipotesi secondo la quale i Popoli del Mare "non siano esistiti". Questo sembra senza dubbio sconcertante.
    La maggior parte dei ricercatori e strorici, però, sostiene che i Sherden fossero un piccolo gruppo(e forse, a rigore, neppure un "popolo"); che il vero "Popolo del Mare" fosse quello dei Peleset, di cui evidenti tracce sono state trovate (linguistiche, culturali ed archeologiche). Recenti ricerche (2010) fanno propendere per un'interpretazione molto diversa da quella militare della "distruzione" estesa documentata in tutto il Levante. C'è - probabilmente - materia per scrivere un intero libro, molto diverso.

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  5. Ciao Mauro,
    i porti del II millennio a.C., se mai sono esistite strutture attrezzate, si trovano sotto il livello del mare (vedere strutture portuali a Malfatano) oppure sotto i detriti alluvionali di aree lagunari quali ad es. quelle dell’oristanese, del sulcis, del cagliaritano, del sud-est ecc. Il problema dell’individuazione di aree portuali risalenti a quelle epoche mi pare che si possa estendere anche ai territori orientali.
    Qualunque fosse la madrepatria degli Shardana io non parlerei di guerre secolari contro l’Egitto, perché mentre per più di un secolo gli shardana figurano come mercenari al servizio o dei faraoni o di città sotto il controllo egiziano, solo a cavallo del XII sec. a.C. si hanno le strane guerre ad opera di disperati che tentano di occupare territori egiziani.
    Ho proposto l’argomento Meshwesh perché ritengo che sia davvero liquidato troppo in fretta dai vari commentatori e credo che meriti maggior attenzione. Gli egiziani facevano distinzione tra questi e i Libu e la loro origine sembra più occidenale. Non solo, il Papiro Anastasi sembra riferire di una guerra in terra egizia ad opera di soli Shardana, Kehek, Meshwesh, e "negri", ad esclusione dei primi tutte tribù africane! Non si può certo risolvere la cosa con una semplice discussione però mi piacerebbe sentire più pareri in proposito.
    ciao
    mario

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  6. signor anonimo delle 8-08 dell'11 febbraio 2011, almeno in ciò che scrive sia meno evasivo del suo essere anonimo.

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  7. Anche per i Peleset resta l’incognita della terra d’origine, prima dell’arrivo alla biblica Caphtor (identificata non senza problemi interpretativi con Creta) da cui si sarebbero spostati verso la Palestina. Non è un problema da poco, è anzi IL PROBLEMA che stiamo affrontando con l’impegno che consente questa chiacchierata. Per gli Shardana c’è chi parla di termine associato ad una certa tipologia di guerriero e quindi completamente slegato dal concetto di popolo. Il termine però è usato non solo dagli egiziani, e risulta attestato per almeno 2 secoli: tale persistenza sempra già da sola togliere validità all'ipotesi; e poi ci sono le iscrizioni di Medinet Habu dove, nella descrizione della battaglia di terra del 1175 a.C. Peleset e Shardana combattono insieme a donne (fra i prigionieri) e bambini (nel campo di battaglia). Vogliamo davvero credere a chi ipotizza l’esistenza di un popolo senza terra, un popolo delle navi?
    mario

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  8. Ciao Mauro,questo "anonimo" probabilmente si riferisce alla tesi sui "terremoti" che avrebbero devastato mettendo fine alla civiltà del bronzo, in tutto il medioriente dalla grecia all'anatolia a causa di una sorta di sciame sismico. Che dei terremoti possano esserci stati o meno è compito dell'archeoogia accertartlo, ma il vero punto è un altro. A detta dello stesso autore non si può ancora dimostrare se effettivamente la civiltà del bronzo fu annichilita dai terremoti o da altro. Un conto è cioè dimostrare che dei terrimoti vi furono (e questo implica numerosi altri problemi per verificare se essi siano La causa del disastro di cui sopra: quando esattamente avvennero, quanto distrussero, cosa implicarono, un terremoto può essere devastante ma pure innocuo ma anche se innocuo lasciare evidenze archeologiche. Infatti, un terremoto, di per se non implica che non ci siano stati in precedenza, o parallelamente, o conseguenti ad essi, importanti invasioni sotto forma di migrazioni o di razzie. Quindi la Causa prima è lungi dall'esser individuata.

    Bisognerebbe avere la classica palla di cristallo per stabilire un verso più che un altro, e quando leggo che quasi senz'altro in base a ricerche del 2010 le cose andarono diversamente....capisco semplicemente che si vogliano eliminare delle alternative per fare incamminare la gente in un sentiero interpretativo e non in un altro. Chi fa così ha senz'altro un idiosincrasia verso il ragionare per alternative. In u altro forum è stato ricordato come Bianchi Bandinelli, usasse presenteare pi interpretazioni per uno stesso fatto. La cosa non piacque ad una studente americana che criticò il Bandinelli di non insegnare un unica lettura dei fatti. Coloro che non amano il metodo Bandinelli ma semmai dell'american Girl, sono liberissimi, magari è anche meglio per loro (men o mal di testa), ma per quanto mi riguarda possono andare al diavolo. Quanto alla tesi per cui i Pheleset furono l'unico popolo del mare, propongo un piccolo problema: in un famoso documento egizio, i persognaggi dei popoli del mare, sono messi in fila, incatenati, e sotto loro è iscritto il loro etnimo o eteronimo. Strano, per chi popolo non è. Altro appunto: che in oriente i shardana appaiano come un piccolo popolo, è più che coerente al fatto che lì operarono come mercenari; magari furono grandi, grandissimi altrove. Del resto, qui in Sardegna la presenza Pheleset è quantitativamente esigua, ma quantomeno significativa ed importante per il popolo nuragico; Come si spiega questa simmetria? qui in effetti spiegazioni alternative non ne vedo neppure io, la risposta è obbligata: furono alleati.

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  9. Caro Mario,
    riguardo ai porti dell'età del bronzo in Sardegna li si potrà inserire nel quadro storico quando li si troverà se li si troverà, e nella fortunata eventualità vedremo se saranno di fondazione indigena (nuragica) o allogena.

    saluti

    mauro

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  10. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  11. i porti nuragici sono quelle coste sorvegliate dai nuraghi. I nuragici o gli immediati predecessori di essi, si spostavano per mare, sin dal bronzo antico, quindi molto prima della costruzione dei nuraghi medesimi.
    nella penisoletta di Municca (Santa teresa gallura) c'è un interessante struttura, senz'altro nuragica. A vederla, chi le vuol capire, capisce un sacco di cose...

    finiamola infine di pretendere porti come l'Isola bianca di Olbia, o il Kition di Cartagine nell'età del bronzo. è solo un argomento pretestuoso quanto assurdo usato da chi, di navigazione nuragica proprio non vuol sentire parlare.

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  12. che tra i corsi-nuragici galluresi e i corsi della corsica vi fossero degli scambi (con piroghe ) non lo metto in dubbio.

    pensare invece ad una navigazione dei nuragici del bronzo medio su scala mediterranea è una idea senza riscontri. Quali sarebbero le prove che attesterebbe?

    saluti

    mauro peppino

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  13. Beh! la ceramica nuragica sparsa in lungo e in largo per tutto il bacino del Mediterraneo (lo dice Bartoloni che l'ha vista e analizzata), qualcosa vorrà significare. A meno che non si voglia pensare che questi marinai nuragici non fossero nati imparati, una tradizione marinaresca la si vorrà pur attribuire a quelle cornute genti (...cornute nel senso dell'elmo). Una scommessa Mario Peppino l'ha gia persa (..àncore nuragiche :-)), nonostante ciò continua sempre - imperterrito - a sostenere che i nuragici fossero allergici all'acqua. ....ma come si fa!!!! :-)).
    Saluti, Pisinéke (alias Gavinu M. da Pintore)

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  14. Caro Pisinike,
    faccio notare che di porti e di ancore nel nuragico della fase del Bronzo medio non vi nessuna traccia!
    saluti
    mauro peppino

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  15. Eh, Mauro Peppi!! E chi lo dice che non c’è nessuna traccia? Di tracce c’è ne sono, basta saperle vedere. Le frequentazioni chiamate ingannevolmente ''fenicie'' del XI sec, altro non sono che la continuazione di quel flusso di scambi già esistenti e documentati nel XII, XIII secolo con genti syro-canaanite. L’idea sbagliata consiste nel pensare che chi arrivò nel X o IX secolo trovò un’isola vergine, sconosciuta, priva di marineria, e di conseguenza si scelse i migliori approdi per attrezzare i punti di attracco. Per questo motivo tu cerchi porti nuragici, perchè tu ti poni la domanda: ''se questi sono porti fenici, dove sono i porti nuragici?'', però non consideri minimamente che i migliori approdi, all’arrivo dei mercanti fenici, erano già occupati e anche ben controllati. Il flusso commerciale tra la Sardegna e le coste levantine era già una realtà prima, molto prima dell’arrivo di coloro che verranno chiamati fenici. Tu credi che nel bacino del mediterraneo nessuno sapeva, nel XIII o XIV sec, dell’esistenza di un’isola ricca di metalli, di agricoltura e pastorizia, ....e zeppa di torri senza eguali ? I porti nuragici prova a cercarli in quei siti che oggi vengono chiamati ''fenici''. Ma comunque – oggi - che i nuragici navigassero è un fatto accettato da tutti gli accademici del settore.
    Saluti, Pisinéke

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  16. che dei levantini ( cioè gli shardana) arrivzrono nel XIII secolo e si insediarono nei luoghi che diventaranno "fenici" l'ho scritto, che i nuragici del bronzo medio avessero delle città portuali è sino a prova contraria pura fantasia.

    slauti
    mauro peppino

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  17. Levantini: chi erano, in dettaglio e con certezza?

    Shardana: quali prove dimostrano
    1) la loro esistenza;
    2) il loro arrivo e la loro permanenza in Sardegna?

    La navigazione nuragica a tutti i costi: perché falsare la Storia? A che cosa serve?

    La negazione di provate teorie scientifiche internazionali.

    Si ha l'impressione che qualcuno - in questo blog che cercherebbe di avere una dignità, -scriva solo per fare confusione: perché?

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