lunedì 22 febbraio 2016

Aba Losi e il caso Tzricotu


di Mauro Peppino Zedda



Una quindicina di anni fa, in località Tzricotu (Cabras) vennero alla luce dei reperti altomedievali che Gigi Sanna scambiò per nuragici e si convinse che le decorazioni del reperto fossero un’iscrizione nuragica.
Il rinvenimento attirò l’attenzione dei maggiori quotidiani Sardi, sembrava che fosse stata scoperta una stele di Rosetta made in Sardinia. Da allora in poi sulla questione sono stati versati fiumi di inchiostro e immessi in rete oceani di bite.
Nel mentre che Sanna decriptava i segni che decorano il reperto attraverso la sua fantasmagorica logica circolare (che trova tutto quello che pensa), l’archeologo Benito Serra (con una serie di pubblicazioni a partire dal 2004) cercava di contestualizzare l’origine del reperto attraverso comparazioni a vasto raggio, definendone infine la sua collocazione nell’età altomedievale nel filone della metallotecnica bizantina.
Sanna invece di reagire usando il buon senso  e cioè riconoscere come confutata la sua tesi e riconoscere  la validità delle proposte di Serra, si arroccò sulle sue posizioni, ed è ancora arroccato, dimostrando d’essere un epigrafista da cabaret.
Il suo modo di argomentare basato su una pestifera logica circolare (intervallata da insulti verso chi lo contraddice), lo ha portato a risultati disastrosi, sempre più disastrosi, vede scritte nuragiche in pozzi del secolo scorso e insieme al fedele discepolo Sandro Angei sta  procedendo a decriptare in chiave nuragica le iniziali dei nomi che gli innamorati di mezza Italia hanno inciso nelle scogliere del Sinis. Una paleoepigrafia da scogliera che forse fa sorridere pure i GRANCHI che tra gli scogli li osservano esterrefatti.
Sinceramente poco mi importa che Sanna non riesca a comprendere che la sua logica circolare lo ha imprigionato entro un labirinto teoretico senza fondamenta, e poco mi importa che il gruppuscolo di ignoranti, presuntuosi, maleducati che gli stanno attorno non abbiano la benché minima idea sui dettami della paleoepigrafia scientifica.
Quello che mi stuzzica è il perché una professoressa universitaria di biofisica appoggi la fantapaleografia in salsa sanniana. Come mai Aba Losi non riesce a capire che le proposte di Sanna sono inverosimili? Come mai non riesce a riconoscere che la proposta di Sanna su Tzricotu è palesemente infondata e che ha, ormai, debordato nel comico? Come spiegare perchè nega la lapalissiana evidenza dello studio di Benito Serra? Se non a me appassionato in filosofia della scienza, lo spieghi almeno per il rispetto che lei dice di avere dei sardi. Insomma perché una docente universitaria di biofisica sostiene le corbellerie di Gigi Sanna?


Io trovo scientificamente assurdo  che una docente universitaria sostenga la fantapaleoepigrafia da cabaret di Gigi Sanna, proprio non riesco a capire come si può negare la lapalissiana evidenza dell’esemplare esposizione scientifica che Benito Serra ha prodotto sui reperti di Tzricotu.

Le figure a corredo del testo sono tratte da una pubblicazione di Paolo Benito Serra, Su una matrice da modano e su una placca di fibbia dall’oristanese in QUADERNI 25/2014. Quella in alto fotografa Tzricotu, mentre quella in basso da Castel Trosino, dove si può notare, con lapallisiana evidenza, che gli stilemi decorativi di quel reperto altomedievale sono simili a quelli di Trzicotu. 



1 commento:

  1. Mauro, è una guerra persa in partenza: Sanna legge anche le navicelle, i bronzetti, i graffi nei muri e tutto ciò che gli passa davanti, vedrai che tenterà di convincerti che anche quei reperti che hai mostrato sopra (e spiegato cosa fossero) sono scritti in nuragico.

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